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Ferrari 500 TR-TRC: armonie da corsa

La bellezza appartiene alle Ferrari 500 TR-TRC, nonostante la loro missione corsaiola. Scoprile insieme a noi

La Ferrari 500 TR del 1956 è un modello da competizione targato Maranello. Deriva strettamente dalla 500 Mondial, che rimpiazza. Il lavoro di affinamento si concentra su interventi che mirano ad accrescere l’efficienza del sistema. Numerose modifiche di dettaglio contribuiscono ad elevarne il rendimento.

Il motore di due litri è un quattro cilindri in linea disposto anteriormente, in senso longitudinale. È un’unità di origine Lampredi, profondamente rivista dallo staff tecnico guidato da Vittorio Jano. Rispetto al propulsore della progenitrice cambiano il monoblocco e l’albero motore (entrambi rinforzati), gli ingranaggi della distribuzione e il volano (alleggerito). Resta invariata la cilindrata.

Per distinguere le due unità propulsive, sulla Ferrari 500 TR i coperchi delle punterie vengono dipinti in rosso. Questa soluzione porta all’appellativo che contraddistingue la filante barchetta voluta dal Commendatore. La comune matrice dei due modelli si evince dalla presenza della sigla MD (Mondial) sui codici identificativi del telaio della sua erede. Nessuno può negare la loro parentela.

Il monoblocco cilindri e il basamento sono in silumin con canne riportate. Due carburatori doppio corpo della Weber alimentano il piccolo propulsore, che eroga la ragguardevole potenza di 180 cavalli a 7400 giri al minuto. Un valore significativo per un’auto di appena 680 kg di peso. Il telaio, profondamente rivisto, è un traliccio in tubi di acciaio di diametro ridotto che supporta la filante carrozzeria in alluminio. Una novità di grande rilievo, per una “rossa” a quattro cilindri, è il cambio disposto anteriormente in blocco col motore.

Sulla Ferrari 500 TR fanno la loro comparsa le molle elicoidali sulle sospensioni anteriori, mentre al retrotreno permane il classico assale rigido. Questa creatura, prodotta in diciassette esemplari (quindici TR e due TRC), è un’auto voluttuosa, che sfoggia una riuscita tridimensionalità. La sua costruzione viene affidata a Scaglietti, che plasma magicamente la materia per dare vita alle splendide forme tracciate dal genio di Pinin Farina.

È un bolide da corsa, ma non teme le passerelle dei concorsi di eleganza. Il parabrezza, poco inclinato, è aerodinamicamente nocivo, ma la scienza dei flussi non ha ancora attecchito. Nasce in un epoca diversa, nella quale l’intuito prevale sulle sperimentazioni in galleria del vento. Il frontale è snello e spiovente, curvato con grazia verso l’asfalto. Una vistosa feritoia dietro il passaruota anteriore agevola l’evacuazione dell’aria calda proveniente dal vano motore.

La tondeggiante coda della Ferrari 500 TR sfodera una ricca sensualità. Perfette le proporzioni tra i volumi, il cui superbo equilibrio si esalta nella vista laterale, che sfoggia una profilo fluido, pulito e gentile. Alle spalle del pilota spicca una riuscita protuberanza, che si collega armonicamente al volume posteriore. Il conducente può carenare il lato passeggero, per migliorare la scorrevolezza in pista. Splendide le ruote a raggi Borrani.

L’esordio in gara dell’auto avviene con Jacques Swaters, al GP du Senegal, con il successo nella categoria 2 litri. A fine mese Porfirio Rubirosa vince la sua classe alla 12 ore di Sebring. Notevoli gli exploit conseguiti dai clienti privati, che conquistano spesso il podio nel proprio raggruppamento. Al Gran Premio Supercortemaggiore di Monza del 1956 la Ferrari 500 TR condotta da Peter Collins e Mike Hawthorn raccoglie addirittura la vittoria assoluta. Significativo anche il quinto posto alla 12 Ore di Reims di Picard e Manzon.

L’evoluzione della vettura, denominata 500 TRC, in ossequio all’allegato C del Codice Sportivo Internazionale, non sarà impiegata in forma ufficiale dalla Casa di Maranello. Il cuore è identico a quello della versione precedente, ma il telaio risulta modificato, avendo subito 10 cm di incremento nella misura del passo. La scelta consente una diversa disposizione di sospensioni e motore, con vantaggi in termini di baricentro e guidabilità.

Anche dall’esterno la “rossa” appare più svelta, col cofano basso e i passaruota sinuosi. È il felice risultato delle innovazioni strutturali, che consentono di abbassare il posizionamento del propulsore. Per aderire alle nuove disposizioni, i conduttori si presentano alle verifiche con una goffa capotina in tela, prontamente asportata prima delle gare. Le TRC corrono coi colori delle scuderie private e vincono a iosa. La piccola due litri del “cavallino rampante” è una vettura riuscita, che interpreta perfettamente la sua missione.

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