BMW: in vista 8.000 licenziamenti
Già in due occasioni ci siamo trovati a parlare della bassa redditività di BMW: a fine settembre in occasione di una conferenza stampa in cui si esponevano i piani di tagli per 6 miliardi di euro entro il 2012, (quando Credit Suisse, nella persona di un suo analista di punta lanciò il campanello d’allarme sui
Già in due occasioni ci siamo trovati a parlare della bassa redditività di BMW: a fine settembre in occasione di una conferenza stampa in cui si esponevano i piani di tagli per 6 miliardi di euro entro il 2012, (quando Credit Suisse, nella persona di un suo analista di punta lanciò il campanello d’allarme sui bassi profitti) e ad inizio novembre, quando alla pubblicazione del dato sul terzo trimestre 2007 (ma anche per le difficoltà nel pagamento dei dividendi agli azionisti) il titolo fece un tonfo in borsa perdendo circa il 5% in una sola giornata.
Oggi il Financial Times parla in anteprima delle contromisure della casa bavarese che, spinta dall’impellente necessità di avvicinare Daimler AG sul terreno della redditività, starebbe programmando un taglio di 8.000 posti di lavoro. I tagli inizieranno con l’anno nuovo e si concentreranno soprattutto sugli stabilimenti tedeschi, riguardando nella maggioranza dei casi i contratti full-time.
Il dato assume ancora più spessore se si considera che mai BMW era ricorsa ad una simile misura, e si spiega con la pressione che i grandi azionisti -prima fra tutti la famiglia Quandt, shareholder di riferimento- starebbero esercitando sul Gruppo. Il ramo auto produrrebbe un ritorno del solo 5,4%, quasi la metà del 9,5% che mette a segno Mercedes.
Ma le grane per Monaco non sono tutte qui: in Germania si sta già riaccendendo l’annoso dibattito sull’opportunità e sul diritto delle grandi industrie di mandare a casa dall’oggi al domani migliaia di lavoratori solo per compiacere il volere di un gruppo di azionisti.
BMW ha tenuto a sottolineare come i licenziamenti saranno messi in atto solo dopo una consultazione con le parti sociali. Ernst Baumann, resposabile delle politiche del personale ha ribadito questo concetto nella giornata di venerdì.
Gli impianti di Spartanburg e quelli cinesi hanno poco da temere da tutta questa faccenda, anzi usciranno rafforzati in prospettiva, dato che è previsto che molti modelli della prossima generazione, precedentemente assemblati in Germania, verranno prodotti in USA e Cina. “E’ la globalizzazione -ha spiegato un membro del management- e noi dobbiamo portare la produzione vicina alla domanda”.
Il piano di BMW segue di due anni quello -molto simile- attuato da Mercedes-Benz per rispondere alla prima annata negativa in oltre dieci anni. Ogni appassionato di auto conosce bene la storica rivalità tra Mercedes e BMW, ma forse non sa che è uno dei duelli più sentiti e combattuti dell’intera industria mondiale.
Il ritrovato vigore finanziario di Mercedes, seguito alla cessione della disastrata Chrysler, ha contribuito parecchio al risentimento del management bavarese, e le parole di uno dei supervisory board member BMW ne sono la testimonianza più schietta:”Quando vediamo dove è Mercedes oggi ci chiediamo: perchè non possiamo stare lì anche noi?”