A Monza con Mercedes AMG e McLaren SLR
Sono mattine che mi sveglio nella speranza di essere ancora a Sabato. Cerco di ammaliare una stupenda ragazza con la solita storiella; non darmi del lei, lo si dà solo alle signore, del voi ai signori, quelli che lo sono veramente, e a tutti gli altri del tu, me compreso. Strappo un sorriso. Non sono
Sono mattine che mi sveglio nella speranza di essere ancora a Sabato. Cerco di ammaliare una stupenda ragazza con la solita storiella; non darmi del lei, lo si dà solo alle signore, del voi ai signori, quelli che lo sono veramente, e a tutti gli altri del tu, me compreso. Strappo un sorriso. Non sono in una discoteca o ad un aperitivo, ma nel paddock del tempio dei motori d’Italia. Monza, caldissima mattinata di giugno, l’evento, ha dell’incredibile.
In concomitanza con il ricchissimo campionato SLR trophy, veniamo invitati dagli amici di New Motors Mercedes Benz, quali possibili clienti della casa stellata. La giornata si preannuncia ricca e teutonicamente organizzata, con spazi stupendamente allestiti, gentilissime signorine, preparatissimi piloti e i simpaticissimi uomini della dirigenza Mercedes. L’ingrediente principale; neanche a dirlo quell’olimpo automobilistico, fatto di AMG, stella a tre punte e McLaren. Mi hanno fatto un regalo, dandomi l’opportunità di guidare sul più antico circuito nostrano le fantastiche SLR, e in una serie di prove il meglio della produzione sportiva della casa.
SLK 55 AMG Nera e cattiva. ho la possibilità di provare i sistemi elettronici di ausilio alla guida su un percorso allagato. La prova innaturale, prevede di tenere gas, su una superficie che simula il ghiaccio, con il piccolo purosangue a 8 cilindri. Il collaudatore mi dà alcune dritte, e via. Affondo e parto, sterzo e modulo, e l’ESP timbra il cartellino con solerzia, richiamando all’attenzione le ruote, portandomi alla fine della gimcana. Prova numero 2, stesso esercizio ma senza controllo; vinci se non fai un 360° con tanto di fumo. Ricevo un complimento, ma mi viene fatto un appunto. Non allargare le braccia, si può controllare con meno movimenti. L’auto neanche a dirlo scatta è rabbiosa e divertente, ma soprattutto maneggevole. Tanto motorone per un mezzo di queste dimensioni, bella la linea, presa in prestito dalle sorellone da corsa, e buona vivibilità interna.
C 63 AMG 24 secondi di curve, premio il giro di pista alla domenica con le SLR da corsa del campionato. Due berline una bianca e una grigia. I collaudatori danno le dritte per cercare il tempone. Guida pulita, poche pattinate, e sistemi elettronici su sport, che lasciano scivolare il giusto l’auto senza strozzarne l’esuberanza. Cosa volere di più per saggiare le doti della nuova 4 porte di Stoccarda se non in questo modo ? Non il solito 2 minuti di traffico delle metropoli, e targa prova, ma gas spalancato e fotocellule per rilevare il tempo. Il rumore è stupendo, la posizione di guida buona, il feeling pure, visto che alla prima volta che la guidavo, si è confidata in modo totale, dandomi l’opportunità di pennellare le curve con un controllo stupendo. Auto onesta, velocissima, precisa e soprattutto divertente.
Il mio tempo: all’ultima curva sul traguardo, un novanta gradi per fermarsi in sicurezza, sono arrivato lungo, ed ho abbattuto un birillo. Penalità e cappello da asino. Ma secondo voi, per chi usa la doppietta in parcheggio, come me, e un auto tra le mani come la C63 AMG, e dei signori vestiti di nero che ti chiedono di schiacciare, quanto sarebbe convenuta la guida pulita per cercare il 22 secondi. Mi sono divertito, e ho scoperto che in queste condizioni la C63 si lascia condurre con disinvoltura e nemmeno troppa fatica. È una ottima sportiva.
SL63 AMG Un kart. Avrei voluto fare un paragone ovvio, ma dovrei citare una piccola della concorrenza. Non avrei mai pensato di trovare un feeling tale con un auto che, se appena rinfrescata, conta delle primavere sulle spalle. Maturità, ecco la parola d’ordine. 500 e rotti cavalli ed il circuito a disposizione. Parto dalla pit lane, e come al solito la parola d’ordine è tieni giù. O si fidano, o sono degli incoscienti, o sanno che queste automobili sono stupende. Buona la busta numero tre.
Cattiva, e precisa, ma terribilmente facile, con un limite a controlli inseriti a prova di fisica. Equilibrata in tutto, con il nuovo muso che le dona una certa somiglianza alle stupende nonne. Cambio in modalità sport, tutto in modalità sport, e la roadster-coupè si lascia accompagnare in modo efficace. Difficile trovare dei difetti, se non nel campo della soggettività. Non è un auto piccola tanto meno leggera, ma non dà mai l’impressione di trovarsi a disagio, anche tra le strette varianti del circuito lombardo. Il motore c’è, pronto con un suono stupendo, ricco di cavalli e coppia. Assolutamente adatto all’ ingegnerizzazione del veicolo. Maturità ed equilibrio quindi, per una guida veloce ed appagante.
Maybach 57S Non ho preso tra le mani il volante, ed ho preferito trovare relax, sulle poltrone della berlinona tedesca, al riparo dal caldo desertico dell’autodromo. Gambe accavallate, schermo acceso, clima perfetto, ventilazione dei sedili al massimo, insonorizzazione dal mondo esterno da bunker, radica, pelle ed ogni tipo di materiali pregiato presente, compresi una copia di bicchieri in metallo 925, ed un a cuffia nella portiera, marchiati Maybach. Queste auto sono arzille, anche perché sotto al cofano trova spazio un possente V12, morbido come il cachemire, silenzioso e vellutato come una goccia di rugiada. Perfetta per il suo compito, ovvero accompagnare nel più totale agio, senza affaticare, regalando benessere.
Certo nelle linee interne ed esterne c’è un po’ troppa S Mercedes, ma reputo che ciò non sia fondamentale per la missione della berlina teutonica. Il marchio è ancora elitario, tanto che non è impossibile ancora adesso sentirsi chiedere lumi sulla provenienza della casata. La Maybach, è un auto strana, possente, bicolore, opulenta come la carrozza ferroviaria di un Pascià, paurosamente comoda. I contenuti sono tantissimi, tanto che dovrei usare tre pagine per farne un elenco, ma si sa, la particolare clientela che sceglie mezzi simili, si trova a fare una scelta obbligata. Lei o l’altra. Non sono problemi miei, purtroppo, ma mi sono sentito come un capo di stato accompagnato nella prima delle prime classi.
McLaren Mercedes SLR roadster Ecco perché vorrei ritornare indietro nel tempo. Pensate voi, arrivate al paddock, venite coccolati, dissetati, scambiate quattro chiacchiere, poi arriva un signore che vi conduce verso delle auto, e vi dice prego; 6 roadster di ogni colore da guidare. Mi tiro ancora i pizzicotti sulle guancie. Tutte in fila, con le portiere innalzate al cielo, e pronte per essere spremute. La roadster più incredibile al mondo. Telaio in carbonio, sospensioni da corsa, freni in materiali da nasa, motore con compressore dall’imbarazzante potenza. “signori, la strada è libera, se volete schiacciare un po’….” Ancora!! Certo che schiaccio, e devo dirvi che nel test drive non ho mai messo più della terza, perché il tuono che fuoriesce dagli scarichi laterali è a dir poco favoloso.
Me lo sogno ancora, e quando guido la mia auto lo penso, come penso allo scatto, della due posti che con il cambio in modalità S, schizza sull’asfalto con l’elettronica che cerca motricità mentre l’auto spennella dolcemente infuriata. Il sorriso mi è rimasto stampato il volto per tutta la durata della prova. Quanto mi piacerebbe poterla guidare ancora. Strana, una granturismo all’ennesima potenza, a cielo aperto, inquietante, quanto facile. Entri premi il pulsante sul cambio sposti la leva schiacci e vai. Per la verità ho avuto qualche problemino con il pedale del freno. Sembra che non freni, poi ti ritrovi con gli occhi fuori dalle orbite. È una auto da comperare e tenere. I materiali paiono all’altezza, robusti, fatti per durare, la pelle il carbonio, hanno un aspetto di forza, meno delicati rispetto la concorrenza. Confesso che il mio gomito destro ha litigato con il grande tunnel centrale, ma niente di male. O mi si sono allungate le braccia o è effettivamente voluminoso. Il suo carattere la pone a 360 gradi su ogni tracciato. Paurosa in strada, quanto in circuito. Questa auto è godibile sempre, passando da una dolcezza confortevole, alla furia delle corse. Del resto non mi era mai capitato di sedermi davanti ad un contagiri targato McLaren.
McLaren Mercedes SLR Signori, ci troviamo ai box alle ore 16. E adesso. Ve lo dico subito, sei SLR coupè, una CL65 AMG, una SL65 AMG, due SL 63 AMG, una CLS 63 AMG e una CLK Black Series. L’ha già provata in pista, no rispondo, e allora salga pure con me. Mi aggiusto il sedile a guscio in compositi, cerco la posizione corretta del volante. La solita nove e quindici che già mi raccomandava mio nonno, da automobilista prudente e disciplinato, e l’arco ad angolo retto tra braccio ed avambraccio. Regolo il cambio, chiudiamo le portiere. Tirarle verso il basso dà una sensazione di aereonautica. È strano ma sembra di essere top gun. Il pedale del freno, ha una confidenza diversa, complice il test precedente. Parlando con i collaudatori, ne emerge il feeling tecnologico by wire, quello per intenderci virtuale, dove il filo viene mandato in pensione. Mi avvicino al semaforo della corsia box, e la solita parola d’ordine. Non ti preoccupare, dai gas. Certo, ovvio, me lo ripetono da tutto il giorno, ed è quello che vorrei sempre sentirmi dire.
Affondo a fondo corsa. A che goduria, stupendo, snocciolo le marce con la rapidità di un croupier che conta le fiches e mi ritrovo alla prima staccata. Non esagero, perché comunque sono 600erotti cavalli, non conosco l’auto e perché se la rompi, Mercedes mi mette ai lavori forzati. È una velocissima negli inserimenti, il tuono nel rombo, e la saetta nella dinamica. Non è proprio facile, quando le si chiede ritmo. Io non sono nato a Kerpen, e quindi portare il gioiello sul circuito di Monza ad andature significative richiede impegno. È pur sempre un cavallo da 300 e passa chilometri l’ora. Un appunto; ma perché due minuscoli e scomodi tastini per il cambio dietro al volante, sensibili e difficili, e non le palette peraltro presenti sulla roadster ? Esco dalla prima variante affronto il curvone, e comincio a tirare. Arrivo alla staccata, e ragazzi la velocità è folle. Ho un certo timore reverenziale, perché mi rendo conto che questa auto, facile come una C 220 in strada, richiede qualche attributo in circuito. Potresti andare da Milano a Parigi e scendere stirato, ma quando le chiedi di tirare fuori la parte inglese, diventa furiosa. Penso alla vecchia F1 stradale, definita come una delle auto più efficaci al mondo ancora adesso, immaginando cosa potrebbe essere. Questa SLR mi sembra già tutto. Non è una Enzo una MC12 o una Zonda, estreme. O meglio per prezzo si, ma poi ti ritrovi in strada come su una SL, ed in pista come una McLaren. All’uscita delle curve la motricità è appiccicosa, e la tenuta di strada eccezionale. Cerco di percorrere la parabolica bene per vedere a quanto arrivo. Vorrei vedere i 300 chilometri all’ora ma non ci riesco. Affondo il pedale del freno. Assurdo, l’alettone dietro si alza quasi verticale, e una mano invisibile di un gigante ferma la macchina. Sto andando troppo piano per affrontare la variante. Via tutto gas, pestate e traiettorie. I giri finiscono, torno ai box, cercando di non toccare i freni per raffreddarli.
Stringo la mano al professionale e simpaticissimo pilota al mio fianco, spengo ed esco. La coupè è nettamente diversa dalla sorella roadster. Sembra più cattiva e rustica, meno civile, vuoi per il minor peso, e forse per la maggior rigidità. La prima sembra più stradale, la seconda pistaiola. Da oggi ho un nuovo sogno, ma temo proprio che rimarrà tale. Vado a rivedermi le foto..
Le AMG, sono maturate, nelle prestazioni, nella guidabilità. Sono diventate cattive, ma assolutamente godibili, fruibili tutti i giorni. Le SLR, autentici pezzi di ingegneria, anglo tedesca, brutali a fondo corsa affascinanti, sulla strada. Mercedes conferma di essere sul podio nella produzione delle speciali.
Michele G.