Ferrari – Lamborghini: 50 anni di provocazioni
Emilia, 1962: “Lamborghini, sarai anche capace di guidare un trattore ma non saprai mai come portare una Ferrari!”. Enzo Ferrari apostrofò così Ferruccio Lamborghini, dando il via ad un confronto arrivato fino ai nostri giorni.
“Lo hanno fatto apposta quelli della Ferrari, per dare fastidio alla Lamborghini“. Le prime malignità sono scattate fin dalla sera di martedi 7 maggio mentre cominciavano ad arrivare a Maranello 250 giornalisti di tutto il mondo ospiti del “Formula Ferrari” in programma l’indomani, una specie di full immersion di aggiornamento nel pianeta del Cavallino per vecchi e soprattutto nuovi reporter dell’icona automobilistica nazionale.
Nelle stesse ore altri ospiti, anch’essi internazionali da 29 Paesi, arrivavano nella milanese Piazza Castello con 350 macchine di ieri e di oggi e 700 fra piloti, co-piloti e invitati vari per festeggiare i 50 anni della Lamborghini formando una colonna di 4 km e 190.000 cavalli su strada, come annunciava il comunicato stampa.
Mercoledi 8 maggio, mentre Luca di Montezemolo e il suo celebrato team accoglievano gli emozionatissimi ospiti alla loro prima visita di “Ferrari city”, il Lambo-serpentone si sarebbe mosso com’è uso nei grandi raduni di veteran cars, verso Forte dei Marmi, Roma e infine Sant’Agata bolognese, sede del brand italo-tedesco, per concludere sabato sera con una supercena di gala lo storico anniversario.
Una pura, singolare coincidenza o l’eterna provocazione fra due contendenti la cui rivalità, iniziata dai loro fondatori, fu il motivo stesso della nascita della ormai cinquantenne Lamborghini?
Una storia affascinante, quasi un copione cinematografico, quella del giovane Toro scalpitante che attacca il rosso vivo dell’agile, superbo Cavallino re dei Gran Premi anche quando perde: non mi pare ci sia alcun altro esempio al mondo e nella ultracentenaria storia dell’automobile. Coincidenza o no, i due eventi simultanei hanno dato vita a una settimana davvero speciale che meriterebbe qualche buon commento dai nostri acuti lettori che di solito non fanno sconti a nessuno.
La domanda a questo punto è d’obbligo: Ferrari o Lamborghini, chi è la più bella del reame?
Le provocazioni indirette, del resto, non sono mancate. Sentite qui: “Da 50 anni Lamborghini rappresenta il sogno e il simbolo del Made in Italy, e il motto che ci siamo dati per il nostro anniversario è “100 anni di innovazione in metà del tempo”. La caratteristica insita nel nostro DNA è cercare la sfida, fin dalle origini, e dallo spirito del nostro fondatore Ferruccio Lamborghini“. Sono parole di Stephan Winkelmann, presidente e ad della casa del Toro pronunciate all’inizio dei festeggiamenti pensando forse alla celebre battuta di Enzo Ferrari: “Lamborghini, sarai anche capace di guidare un trattore ma non saprai mai come portare una Ferrari” che spinsero definitivamente Ferruccio a rispondere con i fatti.
Parole, quelle di Winkelmann, ispirate da un giusto quanto esagerato orgoglio di marca che alla fine supera la realtà oggettiva delle cose con l’esibizione della “Egoista”, l’auto “per uno, che non sarà di nessuno” (così dicono) e che, per come è fatta, non servirebbe più neppure a Batman che aveva usato le “vecchie” Aventador e Murcielago. Pura esibizione di muscoli di una marca che di certo si è fatta strada trovando e occupando il suo spazio comunque abbastanza distante dalla disprezzata nemica Ferrari.
Ma di qui a pretendere di essere da 50 anni, cioè dalla 350 GT, “il sogno e il simbolo del Made in Italy” ne passa. Vorrei davvero sapere cosa ne pensate voi lettori, di questo come dei 66 anni della storia della Ferrari (cui si aggiunge quella della Pininfarina), della “esclusività” Ferrari sempre ribadita da Montezemolo e della “unicità” Lamborghini che tuttavia programma il SUV di lusso escluso invece dai piani di Maranello.
E, infine, del fatto non irrilevante che si legge Lamborghini ma si dice Audi, tutta un’altra storia, tutta un’altra strategia. Per quanto mi riguarda (prima di leggervi) va benissimo così: le sfide e la concorrenza sono il sale della passione e del progresso che ne deriva. Con la convinzione di sfidati e sfidanti come Montezemolo che parlando di Porsche ha detto: “A noi piace la competizione, a noi piace la sfida perché siamo sicuri di vincerla“.
Foto | Ed Callow