Fiat a Detroit? Trasferimento non all’ordine del giorno
«Non è all’ordine del giorno». Con queste secche parole un portavoce della Fiat ha voluto mettere un freno alle speculazioni che, in seguito ad un articolo pubblicato da Bloomberg, vedrebbero come imminente un trasferimento della sede della casa costruttrice italiana da Torino a Detroit, negli Stati Uniti.
Nel dare la notizia l’agenzia ha citato fonti ben informate, senza precisarne ulteriormente la natura. Le stesse fonti hanno però specificato che non si tratterebbe di una decisione presa, ma di semplici speculazioni. Le reazioni da Auburn Hills, sede della Chrysler, sono state molto positive. Per gli americani sarebbe un’operazione che «accrescerebbe l’intera immagine della Motor City», come ha dichiarato il capo del Consiglio della Contea di Oakland, L. Brooks Patterson.
Di diverso tenore le risposte da parte italiana. Ecco uno stralcio delle precisazioni provenienti da Fiat, come riportato da RaiNews24:
L’informazione, tutt’altro che nuova, è stata pubblicata da alcuni quotidiani italiani e ripresa dalle agenzie di stampa, e da numerosi siti internet […] In realtà si tratta di una non notizia in quanto la stessa Bloomberg ha sottolineato che’nessuna decisione è stata presa e che altre opzioni sono in corso di esame. Questo argomento, più volte trattato nell’ultimo anno dai media di tutto il mondo, non è all’ordine del giorno come recentemente ha ricordato l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne.
Anche la FIOM è intervenuta sull’argomento, attraverso le parole del coordinatore Fiat dei metalmeccamici CGIL, Michele di Palma. Secondo il sindacalista
sono notizie oggettive il gruppo Fiat si sta delocalizzando. Questa delocalizzazione riguarda il management, la ricerca e sviluppo, le produzioni e la quotazione delle società […] E’ urgente convocare un tavolo per affrontare la crisi che sta coinvolgendo tutto l’automotive a partire dalla Fiat, perché se non ci saranno interventi nel giro di poco tempo si determineranno decine di migliaia di esuberi.
Il segretario generale dell’UGL, Giovanni Centrella, ha aggiunto che
Fondamentale è che in Italia restino almeno le braccia, cioè gli stabilimenti e quindi i lavoratori.
Per saperne di più si dovrà comunque attendere l’esito della fusione definitiva tra Fiat e Chrysler. Attualmente la quota ancora da rilevare da parte dell’azienda italiana è del 41,5%.