Piccolo grande SUV: la nostra prova della Mercedes GLK
I nostri lettori più assidui ricorderanno che prima dell’intensa trasferta a Parigi da poco conclusa, avevamo dato anticipazione delle impressioni di guida ricavate dalla nuova Mercedes GLK, provata da noi su strada e in fuoristrada appena prima di partire.A dire la verità, avevamo scritto poco o nulla di concreto, dando solo un’anticipazione del giudizio finale,
I nostri lettori più assidui ricorderanno che prima dell’intensa trasferta a Parigi da poco conclusa, avevamo dato anticipazione delle impressioni di guida ricavate dalla nuova Mercedes GLK, provata da noi su strada e in fuoristrada appena prima di partire.
A dire la verità, avevamo scritto poco o nulla di concreto, dando solo un’anticipazione del giudizio finale, che -come avrete intuito in quell’occasione- sarà positivo. Ma ora è giunto il momento di conoscerla nel dettaglio dei suoi vari aspetti.
Mercedes GLK: la nostra prova su strada
La versione da noi provata era la GLK 320 CDI Edition 1, spinta dal 3.0 V6 common rail da 225 CV e 540 Nm a 1600 giri, ed equipaggiata di tutto punto.
Ad accompagnare il modaiolo colore bianco degli esterni non mancava infatti una generosa gommatura da 20″, il piccolo volante sportivo AMG con impugnatura ergonomica e corona tagliata nella parte inferiore, gli inserti in alluminio graffiato sulla plancia e infine la selleria in pelle bicolore, che fa parte del programma di personalizzazione Designo.
Partire parlando del posto guida a questo punto, è quasi superfluo, ma aggiungiamo comunque qualche impressione. La seduta è molto “automobilistica” e non troppo rialzata, ma comunque ampiamente e facilmente personalizzabile. In ogni posizione, comunque, ci si trova subito molto comodi al volante.
Discorso un po’ diverso per quanto riguarda la plancia: se avete apprezzato gli interni Mercedes dell’attuale generazione e non avete ancora visto quelli della Classe C preparatevi, perchè potreste avere un mezzo shock: il cambiamento stilistico è profondo, e non sarà mandato giù da tutti, anche perché la qualità percepita non rende giustizia a quella effettiva.
Tuttavia, l’impostazione ricalca quella classica delle altre Mercedes e quindi: grande ergonomia, comandi del clima molto facili da usare e sistema COMAND (il comando girevole che naviga tra le funzioni del sistema multimediale) decisamente intuitivo. Solo tra le tre levette sul piantone e i paddles del cambio (solidali allo sterzo) si rischia di fare inavvertitamente un po’ di confusione.
La strumentazione è impostata su tre classici quadranti circolari: il grosso tachimetro al centro, livello benzina e temperatura acqua a sinistra, contagiri a destra. La climatizzazione bizona invece, fa il suo dovere in maniera istantanea, raggiungendo molto rapidamente la temperatura desiderata, anche nella parte posteriore dell’abitacolo.
Proprio qui, si trova uno dei pochi difetti di finitura che abbiamo riscontrato su questa GLK: il tunnel centrale infatti, termina con un rivestimento in plastica dura che stona non poco col resto dell’abitacolo, soprattutto considerato che con gli interni Designo si sfiora l’opulenza. Lo stesso materiale povero si trova aprendo il vano all’interno del bracciolo posteriore, ma ora cominciamo davvero a fare i pignoli…
A livello di dotazione questa GLK ha davvero poco da invidiare alle concorrenti: basta citare i sette airbag e -soprattutto- l’ottimo automatico-sequenziale 7G-TRONIC offerto di serie su tutta la gamma a giustificare listini (parecchio) più alti di quelli di una BMW X3 o di una Audi Q5 (tanto per fare un paio di esempi a caso…), che invece nelle versioni più economiche offrono solo il manuale.
Viaggiando in quattro sul GLK si sta (ovviamente) molto comodi, e le gambe di chi siede dietro non sono costrette ad alcun sacrificio. In cinque, chiaramente le cose vanno un po’ diversamente, ma dato che il divano posteriore non è profilato all’inverosimile, anche il quinto è ben accolto a bordo.
Il bagagliaio ci è sembrato un vano normale a livello di capienza, ma quasi da applausi come rifinitura: non solo le pareti ed il fondo sono rivestite di morbida moquette e dotate di tanti piccoli utili scomparti, ma quando abbiamo avuto la malaugurata idea di alzare il ripiano abbiamo quasi avuto paura per l’ordine maniacale con cui era sistemato il contenuto. “Opera ti teteschi” la nostra ovvia conclusione.
Ma veniamo finalmente alle doti di guida di questo GLK, che come vi avevamo anticipato, costituiscono la parte più succosa del racconto. Diciamo subito che con il piccolo sport utility tedesco ci siamo divertiti. Senza spezzarci la schiena. Merito di un lavoro splendido a livello di telaio e sospensioni, che pur isolando dallo sconnesso (eravamo su cerchi da 20″!), consentono di buttare in curva questo “cubotto” senza tanti riguardi per l’altezza complessiva e per il centro di gravità che non è proprio quello di un coupè.
Anche il motore del resto, dice la sua: con 540 Nm disponibili poco sopra i 1500, è un vero piacere prendere con le dita il paddle sinistro, scalare in seconda e schiacciare a tavoletta facendosi trascinare in una progressione davvero piena e robusta, che in modalità “sport” si fa ancora più rabbiosa. E per giunta in completo silenzio, come con un bravo scudiero che accetta di buon grado i tuoi comandi.
Per il cambio, non possiamo dire altrettanto. Ci spieghiamo subito, a scanso di equivoci: il 7G-TRONIC ha una fluidità elevatissima, a livelli di un doppia frizione: soprattutto in modalità comfort è praticamente “seamless”, e al contempo molto veloce. Però c’è un però: il suo algoritmo gli dice di controllare ugualmente quello che fai con i paddles. Esempio: se siamo ad un regime troppo basso per la marcia che selezioni, lui ti risponde con un secco “no” e non ti fa cambiare. Avrà pure ragione, ma la sensazione è quella di non avere il controllo completo sulla trasmissione. E viste le qualità dinamiche del mezzo, una modalità “manuale” propriamente detta sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
Lo sterzo invece, è praticamente esente da difetti: il servocomando (elettrico) è del tipo parametrico: quando stai parcheggiando o facendo manovra è davvero una piuma, quando vai forte diventa “pieno”. Ed è proprio oltre una certa andatura che cominci a divertirti, soprattutto quando pensi a certi comandi soporiferi delle Mercedes di qualche tempo fa. Non c’è che dire, un unità molto precisa che per giunta è seguita come un’ombra da un retrotreno genuino e rapido a imitare quanto fanno le gomme davanti. Sensazione molto appagante.
In fuori strada poi, dopo qualche sterratino facile facile, abbiamo affrontato parecchi passaggi anche nel fango fresco e qualche pendenza (apparentemente) insormontabile: quanto è bastato per farci capire che la 4Matic, insieme al controllo di trazione 4-ETS ha fatto il mezzo miracolo di creare un piccolo tuttofare, buon compagno per la serata mondana ma anche per affrontare una seria sgroppata in montagna lontano dalle piste. Senza contare che avevamo una gommatura “ridicola” e che non disponevamo del pacchetto Offroad Pro, che verrà offerto più in là e che si candida per rendere il GLK il migliore piccolo SUV in fuoristrada.
Ultimo capitolo, il prezzo. In termini assoluti si tratta di valori molto elevati: con una base di gamma (GLK 220 CDI Chrome) da 44.000 euro tondi tondi e il nostro esemplare che -optional esclusi- si attestava a 58.678 euro c’è poco da ricamare a riguardo. La GLK costa parecchio, anche se per il 2009 è attesa una versione entry level della 220 CDI, che andrà a posizionarsi sotto la Chrome e costerà poco meno di 40.000 euro.
Il marchio c’è, il prodotto -come abbiamo visto- pure, la dotazione anche. Immaginare di fare l’affarone con questa macchina è francamente fuori luogo.