Giugiaro a ruota libera sull’auto che verrà
Giorgetto Giugiaro ha compiuto 70 anni lo scorso 7 agosto, di cui più di 40 passati nel mondo dell’automobile. Su vari mensili di settore e alcuni allegati ai quotidiani sono uscite nelle ultime settimane diverse interveste che dipingono il progettista come piuttosto distaccato dal presente, quasi disincantato e disilluso, e proteso vero un futuro che
Giorgetto Giugiaro ha compiuto 70 anni lo scorso 7 agosto, di cui più di 40 passati nel mondo dell’automobile. Su vari mensili di settore e alcuni allegati ai quotidiani sono uscite nelle ultime settimane diverse interveste che dipingono il progettista come piuttosto distaccato dal presente, quasi disincantato e disilluso, e proteso vero un futuro che dovrà per forza cambiare il modo di pensare, fare e proporre l”oggetto automobile”.
Ma è giusto iniziare questa summa del Giugiaro Pensiero con quello che è stato il leitmotiv che ha unito tutte le sue dichiarazioni: l’auto che verrà va pensata in piccolo. Ma “piccolo” per Lui non significa necessariamente di basso prezzo e dimensioni minime. Significa una diversa distribuzione dei volumi e delle dimensioni delle auto che si dovranno sviluppare più in larghezza di quanto fanno oggi (e a supporto delle sue idee cita la recentissima Toyota IQ). A tal proposito lui ha già da 3 anni pronto nei cassetti dell’Italdesign un progetto di una vettura lunga solo 3 metri e mezzo, ma con l’abitabilità di una Golf Plus. E qui però nascono i problemi, perché l’Auto del futuro (secondo la sua opinione) c’è, ma mancano le Case interessate a produrla e a rivedere completamente sia la tecnica che l’approccio al mercato.
“Tecnicamente” dice Giugiaro “è molto più complesso e costoso allargare una piattaforma, piuttosto che allungarla. Basta pensare alla differenza fra aggiungere una strisca di pianale nel senso della larghezza o per l’intera lunghezza dell’auto”. Però il problema principale non è economico, ma sta proprio nell’approccio al mercato delle Case che ormai da tanto tempo inseguono soltanto numeri, guadagni e nicchie. E’ questa logica che, secondo lui, ha trasformato il giocattolo preferito dall’uomo in un oggetto un po’ antipatico che è sempre più soggetto a lacci e laccioli normativi per essere socialmente e ambientalmente presentabile.
E a tal proposito la descrizione della “filiera” dall’idea geniale all’auto da vendere in concessionaria è veramente sconfortante perché non lascia spazio praticamente a nulla che non siano numeri ragionieristici e marketing: “I costruttori fanno del loro meglio per seguire le normative, che in futuro saranno più stringenti. Vorrebbero qualcosa di nuovo, poi arrivano i tecnici che ti dicono: questo non si può fare… questo costa troppo. Bisogna sempre mediare con i loro parametri. Poi c’è il marketing che guarda ai propri schemi, ai posizionamenti. Ti indica la macchina di riferimento, fanno un diagramma e ti dicono: vogliamo andare lì. Per non parlare di certi manager, che magari vengono dalla finanza, dalla politica o da altri settori, che però vogliono fare gli stilisti. Insomma, non vengono MAI a dirti: una macchina lunga quattro metri, alta tanto… faccia lei”. Sconfortante vero? E questo è il “muro di gomma” descritto da Giugiaro, una persona che, visto quanto ha dato e ha fatto per l’automobile, si supporrebbe gli venga data carta quasi bianca, figuriamoci la libertà di reale innovazione che hanno gli altri che non hanno il suo cognome.
Giugiaro cita l’abuso dei SUV proprio come esempio di questo modo di “pensare facile” senza minimamente riflettere sulle conseguenze “antipatiche” sia per le Case che non hanno voglia di impegnarsi in qualcosa di alternativo, sia per i clienti, tanto che si arriverà alle estreme conseguenze e qualcun altro deciderà per loro cosa produrre: “I SUV piacciono e le Case continueranno a produrli; quanto all’uso che se ne fa bisogna tenere conto che chi è abituato a viaggiare in alto e a sentirsi sicuro con tanta lamiera intorno non cambierà atteggiamento fino a quando non ci saranno delle regole che non imporranno di non fare più SUV, oppure norme come: possono girare in città solo auto che pesano 1000 o 1500kg. Finché c’è libertà di scegliere il carrarmato che voglio, scelgo il carrarmato che mi piace di più”. Insomma, dando per scontata le libertà di scelta personale, le Case sanno che se non indirizzano la produzione su altre tipologie di veicoli con nuove mode c’è il rischio che prima o poi arrivi la mannaia legislativa sui SUV, ma preferiscono fare come nulla fosse anche di fronte al probabile baratro (salvo poi piangere lacrime di coccodrillo e agitare spettri occupazionali e sui costi quando succederà).
Gli spunti di riflessione con quanto detto finora non mancano di sicuro, ma chiudiamo questo articolo con una notevole stoccata di Giugiaro alla Fiat. E’ lo stesso stilista a dichiarare a Quattroruote: “Le Case italiane potrebbero essere un po’ più gentili verso i progettisti. Io per il Gruppo Fiat non sto lavorando da 4 anni: non c’entro con la 500, non c’entro con la MiTo, ne con le future piccole Fiat. E vorrei ricordare che la Grande Punto da noi la Fiat l’ha avuta gratis. C’era ancora Umberto Agnelli. Quando l’approvò gli dissi: “Non vogliamo nulla per il progetto, mi basta che ci garantisca del lavoro”. Andò così. E non lo trovo scandaloso: la Fiat stava attraversando un brutto momento e fui contento di offrire il mio contributo. Adesso, magari, potrebbero fare qualcosa loro. Almeno verso i carrozzieri italiani: noi ce la stiamo cavando, ma non so se la Bertone si salverà. E anche Pininfarina sta a galla grazie alle relazioni che ha.”