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Ford diminuisce la partecipazione in Mazda

Ford è entrata in Mazda nel 1979 e con gli anni è salita fino a un terzo del capitale azionario, ma per cercare di tamponare l’enorme falla che sta gravando sul bilancio del gruppo statunitense, Detroit scenderà dal 33,4% al 13% (come avevamo anticipato esattamente un mese fa), rimanendo comunque il maggiore azionista della casa.L’operazione


Ford è entrata in Mazda nel 1979 e con gli anni è salita fino a un terzo del capitale azionario, ma per cercare di tamponare l’enorme falla che sta gravando sul bilancio del gruppo statunitense, Detroit scenderà dal 33,4% al 13% (come avevamo anticipato esattamente un mese fa), rimanendo comunque il maggiore azionista della casa.

L’operazione finanziaria genererà un guadagno netto per il gruppo guidato da Alan Mulally stimato in circa 540 milioni di dollari. La mossa del colosso automobilistico di Detroit “è in linea con l’intento della società di rafforzare il bilancio e assicurarsi, al tempo stesso, le risorse necessarie per finanziare i progetti guida del piano di riposizionamento del brand Ford a livello mondiale”.

La collaborazione industriale fra le due Case non dovrebbe interrompersi o mutare la sua natura perchè le azioni dismesse da Ford non finiranno a una Casa concorrente, ma saranno acquisite da un gruppo di società immobiliari, assicurative e anche dalla stessa Mazda che rileverà dalla casa di Detroit il 6,87% delle sue azioni per un valore pari a 17,9 miliardi di yen (185 milioni di dollari).

Il gruppo giapponese ha anche fatto sapere che due dei tre componenti del board in quota Ford lasceranno l’incarico mentre il vice presidente esecutivo Takashi Yamanouchi è in lizza per diventare nuovo presidente e amministratore delegato. In questo momento, qualsiasi ipotesi di totale indipendenza fra Ford e Mazda è pura fantascienza, in quanto il mantenimento di una politica di strette sinergie, su motori e piattaforme è vitale per la casa americana e per quella del Sol Levante: solo così è possibile ridurre i costi e recuperare quella profittabilità che l’industria automobilistica sta perdendo.

Via | ilsole24ore.com