Fiat 130: quarant’anni da incompresa
In questi giorni è in corso la 79esima edizione del Salone di Ginevra. Un’occasione questa per andare indietro nel tempo e ricordare vetture che hanno segnato la storia dell’automobile. Durante la kermesse del 1969 fu presentata la Fiat 130, l’ultima ammiraglia della Casa torinese. Nata per sostituire la 2300 Lusso, la 130 era una berlina
In questi giorni è in corso la 79esima edizione del Salone di Ginevra. Un’occasione questa per andare indietro nel tempo e ricordare vetture che hanno segnato la storia dell’automobile. Durante la kermesse del 1969 fu presentata la Fiat 130, l’ultima ammiraglia della Casa torinese. Nata per sostituire la 2300 Lusso, la 130 era una berlina di generose dimensioni che andava a competere con le ammiraglie di Bmw e Mercedes.
L’ammiraglia Fiat aveva una meccanica raffinata: telaio con sospensioni a quattro ruote indipendenti, motore V6 di 2866cc da 140 cv, trazione posteriore, quattro freni a disco con servofreno. Il cambio era un automatico Borg-Warmer a 3 rapporti o, in alternativa, un meccanico a 5 marce. Ma sul piano estetico, la 130 deluse il pubblico del Salone di Ginevra perchè si presentò con una linea goffa e appesantita da orpelli e cromature.
Gli interni erano particolarmente rifiniti con legno per la plancia e velluto pregiato o pelle per i sedili. Nella dotazione di serie erano comprese, inceve, servosterzo e aria condizionata. Inoltre, la 130 si dimostrava confortevole, sicura ed affidabile su strada. Allo stesso tempo, a causa del peso elevato di oltre 1500 kg e della scarsa potenza del motore, le prestazioni risultavano modeste. Infatti, nel 1970 la potenza del propulsore V6 fu portata a 160 cv.
Nel 1971, fu la volta della 130 Coupé, disegnata da Pininfarina che ne curò anche l’assemblaggio. Caratterizzata da uno stile elegante e ricercato, era mossa da un motore V6 di 3235 cc da 165 CV, progettato per ottenere più coppia massima ed elasticità di marcia. Successivamente, questo propulsore fu installato anche sotto il cofano della berlina in occasione del restyling.
Le vendite della Fiat 130 sono state esigue sin dall’esordio. La crisi petrolifera del ’73 le dette il colpo di grazia, anche perchè la vettura percorreva meno di 4 km con un litro. Nonostante tutto, Pininfarina continuò a credere nella 130, presentando prototipi come la Opera nel 1974 e la Maremma nel 1975. Si trattava di una berlina a 4 porte e di una station wagon a 3 porte in stile Shooting Brake, entrambe derivate dalla riuscita coupé. Le due interpretazioni del carrozziere torinese, però, furono erroneamente snobbate dalla Fiat.
La produzione della 130 berlina cessò nel 1976, dopo 15.093 esemplari prodotti, mentre la coupé fu prodotta fino all’autunno del 1977 totalizzando 4.491 unità. Nella storia della Fiat 130 è doveroso ricordare l’unico esemplare Station Wagon realizzato per la famiglia dell’Avvocato Agnelli e il suo servizio come vettura di scorta dello statista Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse dopo essere stato rapito il 16 marzo 1978 mentre si trovava a bordo di una Fiat 130 berlina di colore blu.