Spada Codatronca TS: la nostra prova
Per raccontare la nostra prova della Spada Codatronca TS partiamo dall’epilogo. Nel parco, fuori dall’autodromo di Monza, una comitiva di bambini; forse di un centro estivo. Sono in bicicletta. Parlano di quello che vedranno, ridono, cercano di vincere la resistenza delle recinzioni nel mostrare scampoli di supercar. Poi passa la Codatronca, ed il gruppetto non
Per raccontare la nostra prova della Spada Codatronca TS partiamo dall’epilogo. Nel parco, fuori dall’autodromo di Monza, una comitiva di bambini; forse di un centro estivo. Sono in bicicletta. Parlano di quello che vedranno, ridono, cercano di vincere la resistenza delle recinzioni nel mostrare scampoli di supercar. Poi passa la Codatronca, ed il gruppetto non emette un suono, rapito. Girano la testa con tempismo da West Side Story, chiedendosi di che auto si tratti.
Siamo nella città brianzola,in via Visconti, negli uffici-showroom del gruppo Meregalli. Invitati per la seconda volta, dopo aver capito che anche un’auto può comportarsi (suo malgrado) da prima donna: a marzo l’abbiamo aspettata, bramata, a lungo immaginata, non conoscendo le sue vicissitudini negli Stati Uniti. Terminata la permanenza coatta all’aeroporto Jfk di New York, motivo della sua defaillance, ora la Spada Codatronca è davanti ai nostri occhi.
E suscita emozioni quasi da iniziati: difficile vedere – o aver visto – un’altra come lei. Così particolare, ricercata. Ma non fine a sé stessa, risultato di una bellezza vanitosa. Non trasmette un senso di soggezione perché la sua audacia è funzionale. «Già negli anni ’60 e ’70, Ercole Spada applicò la coda tronca alle Giulietta e Giulia Zagato – spiega Marcello Meregalli, socio del progetto assieme a Domiziano Boschi –, ottenendo almeno 15 km/h di velocità in più rispetto alla vettura tradizionale».
Einstein era solito ripetere: “non hai mai capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarlo a tua nonna”. E così, dopo aver valutato l’efficacia delle proprie teorie, Spada si dedicò alla costruzione di un prototipo studiato in funzione della coda tronca. È curioso, perché l’auto viene disegnata partendo dal posteriore, simile – ci venga passato il paragone – ad un gianduiotto. O ad un insetto. «E no, piuttosto sarà il contrario – precisa Paolo Spada, figlio del designer lombardo –: Castriota ed il suo staff, per disegnare la Mantide, hanno tratto ispirazione dalla nostra concept. Basta guardare la tempistica: il progetto della Codatronca è datato 2006, mentre la Bertone ha solo pochi mesi».
Ed anche la base di partenza è simile: la “fu” Project M si affida alla Corvette ZR1, per la Spada l’aspirata Z06. Che verrà poi stravolta nella dinamica (le balestre vengono sostituite da triangoli sovrapposti) ed evoluta nella meccanica: il V8 7.0 eroga una potenza massima di 610 cavalli – 630 con sistema di scarico non omologato –, ma la Katech Engineering, partner di General Motors nello sviluppo di vetture da competizione, offre addirittura un kit biturbo.
«Noi sconsigliamo di intervenire sul propulsore – spiega Meregalli –, perché andrebbe a mutare la dinamica di guida, resa ottimale con la vettura in configurazione “stock”». La quale si lascia condurre lungo i 5.8 chilometri della pista lombarda senza alcun affanno, senza che i pneumatici anteriori da 285 riducano la manovrabilità. «Ad essere sinceri, ci siamo stupiti anche noi: non pensavamo fosse così agile». Mentre confermano le teorie i 5 chilometri orari di velocità massima guadagnati sul rettifilo rispetto alla vettura d’origine: il coefficiente di resistenza aerodinamica, in tal senso, cala di 0,02 rispetto alla yankee (0,31).
Le due tornate in sua compagnia, seppur a velocità ridotta e con il controllo di trazione ben vigile, ci hanno catapultato nel mezzo di quella gran orchestra sinfonica che è l’LS7, con un parossismo di scoppi, borbottii e gorgheggi; la Guerra dei Mondi sarebbe più silenziosa. Ma le sue qualità canore vengono accompagnate da una delicatezza altrettanto calibrata: il flipper fra i cordoli ha la stessa leggiadria di un balletto; accelerazioni e staccate sono armoniche come un esercizio a corpo libero.
«Il tour promozionale negli Stati Uniti e Medio Oriente – illustra Meregalli – è stato necessario per valutare l’interesse di possibili partner nella distribuzione. Anche se non sarà facile: sarebbe già un traguardo produrre più di dieci vetture l’anno». Venisse superato, sarebbe un colpo di coda all’omologazione, tecnica e stilistica