Carburanti: una ricetta per riformare l’attuale sistema
L’aumento dei prezzi dei carburanti registrato nei giorni scorsi ha riportato la lente di ingrandimento su un problema che si verifica puntualmente quando si impennano le quotazioni del petrolio. Il più delle volte si concentra l’attenzione sull’andamento “a due velocita” dei listini – veloci a salire quando il petrolio aumenta, lentissimi a calare quando il
L’aumento dei prezzi dei carburanti registrato nei giorni scorsi ha riportato la lente di ingrandimento su un problema che si verifica puntualmente quando si impennano le quotazioni del petrolio. Il più delle volte si concentra l’attenzione sull’andamento “a due velocita” dei listini – veloci a salire quando il petrolio aumenta, lentissimi a calare quando il greggio scende – spesso denunciato dalle associazioni a difesa dei consumatori. Nonostante i primi ribassi praticati dalle compagnie petrolifere, queste ultime e le stesse associazioni dei consumatori sono state convocate dal Ministero dello Sviluppo Economico per una riunione che si terrà domani.
Il tavolo di discussione tra Governo e le due categorie è stato fortemente voluto da Roberto Sambuco, Garante per la sorveglianza sui prezzi. Nell’incontro verranno affrontate varie tematiche e Mister Prezzi proporrà una riforma che verte fondamentalmente su 4 punti, tra cui la riorganizzazione della rete distributiva con un aumento delle stazioni self service, la liberalizzazione dell’orario e dei giorni di apertura e l’intervento del Ministero dell’Economia per obbligare le compagnie ad allineare i prezzi dei carburanti alla media UE, dalla quale “oggi ci separano 3,5 centesimi di euro al litro”, come sottolineato da Sambuco.
Ovviamente, intervenire solo su questi aspetti potrebbe non bastare, in quanto è necessaria una riforma di sistema. In primo luogo, devono essere riviste le regole di libero mercato e non solo nei settori petrolifero ed energetico, perché andando avanti in questo modo si rischia il verificarsi di una sorta di anarchia. Infatti, Antonio Catricalà, proprio in concomitanza dell’aumento vertiginoso dei prezzi dei carburanti ha affermato che l’Antitrust – di cui è Presidente dal 2005 – non può provare l’illiceità della cosiddetta “doppia velocità”. Quindi, bisognerebbe conferire nuovi strumenti all’Autorità garante della concorrenza e del mercato per contrastare questo fenomeno.
Il mercato dei prodotti di derivazione petrolifera presenta molte ambiguità. Il petrolio non ha mai avuto un costo fisso perché il suo prezzo è legato alle quotazioni sui mercati finanziari che, a loro volta, sono influenzate dalle decisioni dell’OPEC. Quindi, se il cartello decide di aumentare o ridurre la produzione di petrolio, non si può ragionare allo stesso modo di altri prodotti, proprio perché contano le quotazioni. Anche la tanto auspicata proliferazione delle “pompe bianche” non porterebbe all’altrettanto desiderato calo dei prezzi di circa il 10%, in quanto aumenterebbero i costi di distribuzione in relazione al maggior numero di distributori sparsi nel Paese.
Anche in questo caso, una riforma di sistema dovrebbe prevedere un ruolo più attivo del Governo nella questione dei prezzi di carburante. L’attuale maggioranza non ha mai fatto nulla per abbassare le innumerevoli tasse che gravano sul prezzo dei carburanti. Anzi, l’attuale legislatura non ha convertito in legge il Decreto che prevedeva lo sconto fiscale di 2 centesimi, varato dal precente Governo di centro-sinistra e in vigore fino al 30 aprile 2008. Anche nel 2001, il Governo Berlusconi II aveva abrogato la legge del 1999 che prevedeva uno sconto fiscale di 50 lire, introdotta dai Governi D’Alema per abbassare il prezzo della benzina, schizzato oltre la soglia psicologica delle 2.000 lire al litro. Senza contare l’aumento di 160 lire del prezzo dei carburanti messo in atto nel ’95 dall’allora neo nato Governo Dini e l’introduzione nel 2004 dell’accisa per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri pari a 2 centesimi di euro.
Principalmente, il Governo dovrebbe intervenire sul calcolo “perverso” dell’IVA, applicata al montante composto dal prezzo del carburante e delle accise che gravano per 0,564 euro su ogni litro di benzina verde e per 0,423 euro su ogni litro di gasolio. E’ inspiegabile che un Governo eletto da una grande maggioranza di cittadini italiani calcoli il 20% di IVA sulle varie accise che, alla fine, sono tasse e non prodotto finito. Intervenendo in questo senso, si risparmierebbero 0,113 euro per ogni litro di verde e 0,085 per ogni litro di nafta. Inoltre, tutte le accise che gravano sul prezzo dei carburanti dovrebbero essere sostituite da un’unica accisa, visto che sono ancora previste maggiorazioni per l’alluvione di Firenze del ’66, il terremoto dell’Irpinia del 1980, la guerra del Libano del 1983 etc.
Attualmente, per un pieno di una utilitaria – dotata mediamente di un serbatoio di 45 litri – si spendono più di 30 euro di tasse. In pratica, con un aumento di 3 centesimi per un litro di carburante, si pagano circa 2 euro di tasse in più ad ogni pieno. Questo sta a dimostrare che, con l’aumento dei prezzi dei carburanti, ci guadagnano non solo i petrolieri ma anche le casse dello Stato. Certo, sembra la scoperta dell’acqua calda, ma è bene accendere qualche volta i riflettori su problematiche che bisognerebbe affrontare quotidianamente, perché appunto costantemente presenti sotto gli occhi di tutti.
Oltre all’intervento del Governo su accise e calcolo dell’IVA, anche le compagnie petrolifere dovrebbero fare la loro parte, allo stesso modo delle Case automobilistiche che, in periodo di incentivi statali, praticano altri sconti rottamazione. Ad esempio, le varie compagnie potrebbero prevedere sconti a due cifre percentuali per chi fa il pieno al proprio veicolo e non solo per motivi di lavoro. Infatti, solo in campo petrolifero non vengono praticati i cosiddetti “sconti quantità”. Infine, un’abrogazione di carte fedeltà e raccolta punti non solo abbasserebbero i costi dei carburanti, ma porterebbero ad una più vera concorrenza fatta in termini di prodotto e prezzi e non di regali.