Intervista a Walter De’ Silva
Business Week intervista Walter de’ Silva. L’articolo incomincia con una “sviolinata”, lodando l’attività in Alfa Romeo negli anni ’90, definendola “un colpaccio che ha rivitalizzato la marca sportiva Italiana”. Enfasi ancora maggiore viene data alla successiva presenza nel gruppo VAG, e soprattutto in Audi, rese più “emozionali” senza però discostarsi troppo dallo stile “pulito” del
Business Week intervista Walter de’ Silva. L’articolo incomincia con una “sviolinata”, lodando l’attività in Alfa Romeo negli anni ’90, definendola “un colpaccio che ha rivitalizzato la marca sportiva Italiana”. Enfasi ancora maggiore viene data alla successiva presenza nel gruppo VAG, e soprattutto in Audi, rese più “emozionali” senza però discostarsi troppo dallo stile “pulito” del marchio. Contraddicendo, secondo Business Week, chi temeva l’incompatibilità tra ingegneria tedesca e stile italiano, visto anche il successo di vendite.
Nell’intervista, effettuata nel “disadorno” ufficio del quartier generale Audi di Ingolstadt, De’ Silva osserva che le case hanno finalmente deciso di investire nel design, avendo capito che l’aspetto emozionale delle auto è importante dalle utilitarie alle berline di lusso; è finita l’epoche delle auto “funzionali”, realizzate “per andare da A a B”. Alla domanda sul design americano, risponde che era il sogno degli europei negli anni ’60, con alcune auto (come la Corvette) divenute delle vere icone, ma che adesso, per motivazioni politico-sociali, riflette uno spirito “difensivo”, “frenato”, al pari di altre espressioni artistiche.
Si parla poi di Audi: dopo un periodo di “consolidamento stilistico” (nota: forse l’onnipresente “single frame”?), si stanno progettando le nuove piattaforme, che renderanno le “architetture” ancora migliori e le auto più belle, a cominciare dalle proporzioni. Ma se all’esterno ci sarà un evoluzione, la “rivoluzione” sarà all’interno. Ergonomia, semplificazione e razionalizzazione dei comandi (soprattutto dei nuovi sistemi informativi), nuovi materiali dall’elevata qualità percepita, luci, suoni: l’interno delle nuove auto viene studiato come un microambiente, una microarchitettura. Prestando attenzione anche all’acustica: ad esempio, per isolare la parte anteriore e posteriore dell’auto, e consentire contemporaneamente la visione di un film nei posti dietro e una telefonata in quelli davanti…
Infine, giudizi sulle auto “degli altri” e proprie. Dacia Logan: valida per l’idea dell’auto a basso costo, ma non bella; non conoscendo i modi di produzione, non sa dire se… avrebbe potuto essere più bella! Auto preferite: Aston Martin DB9, Porsche 911; giudizio positivo anche sulla Grande Punto, definita un successo, proporzionata, e dotata di bellezza personale, soprattutto nel frontale, senza essere aggressiva ma rimanendo “friendly”. Tra le “sue” auto (ovviamente citando quelle della Casa per cui lavora), le preferite sono la Audi A6 Avant, “la più bella station wagon del mondo” (nella foto), e la Gallardo Spyder, che ritiene migliore della coupé. Nell’intervista, però, non si parla ancora di Miura…