Mini: si ad un modello più piccolo col partner giusto; la nuova è troppo grande?
La nuova Mini è cresciuta sensibilmente; forse troppo per una entry-level. Adesso il costruttore inglese pensa ad un modello più piccolo, una Rocketman di serie; ma manca la piattaforma giusta…
Se c’è un brand che ha saputo dimostrare il potere commerciale dei “revival”, questo è certamente Mini. BMW, proprietaria del marchio inglese dal lontano 1996, ci ha visto lungo ed ha saputo valorizzare al meglio le potenzialità di una vettura piccola e ben fatta, regalandole stile e personalità e condendo tutto con una guidabilità da prima della classe ed ampie possibilità di personalizzazione. Un prodotto semi-premium quindi che nonostante abbia tradito il concetto primigenio della Mini, auto originariamente concepita per le tasche di tutti, ha saputo stregare milioni di clienti con la forza della sua ricetta glamour: sono state 714.423 le Mini vendute fra il 2001 ed il 2006, della serie R50, e 1.148.950 quelle della seconda generazione nata sotto il controllo di BMW, la R55, prodotta dal 2007 al 2013. Ora è il turno della terza versione, appena svelata ai media di tutto il mondo e che è già sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori e degli appassionati.
A quest’ultimi, così come a molti dei lettori di auto|blog.it, non è sfuggito un dato importante: il preoccupante aumento delle dimensioni del modello. La nuova Mini è cresciuta di ben 10 cm in lunghezza (9.8 per la precisione) e di 4.4 in larghezza. Se si considera che la vecchia versione si era a sua volta allungata di 6 cm, va da sé che, in appena un paio di generazioni, la Mini è praticamente salita di un segmento, arrivando a misurare 384 cm totali. Troppi per una entry-level, una Mini di nome ma non più di fatto. Non a caso appena qualche giorno fa Pat McKenna, product boss di Mini USA, ha dichiarato, senza troppi peli sulla lingua, che il costruttore britannico sarebbe ben felice di avere un nuovo modello entry-level in gamma, fortemente ispirato alla Rocketman, la piccola concept che Mini aveva presentato al Salone di Ginevra del 2011 e lunga appena 3.4 metri. E la sua presenza in gamma aiuterebbe senz’altro a comprendere meglio il “significato” dei centimetri in eccesso della Mini MK III.
Tuttavia lo stesso McKenna ha specificato che, almeno per il momento, l’inedita piattaforma UKL1 della nuova Mini (la stessa che farà da ossatura alle BMW “tutto-avanti”) non è idonea a fare da base ad una Rocketman di serie: in sintesi è la base costruttiva più piccola di cui BMW Group dispone. Insomma, Mini non è attualmente in grado di fabbricarsi una “mini” a meno che non si trovi un partner con cui condividerne i costi di progettazione e produzione: se non è un paradosso questo… intendiamoci, il problema non è che Mini abbia fatto una Cooper più grande, quanto che si sia scordata di coprire il basso di gamma. Un “no-sense” che diventa ancora più evidente se si considera che è Mini stessa a sollevare il problema di offrire in gamma un’auto più piccola, nonostante fino ad oggi la preoccupazione più importante del marchio sia stata quella di avere a listino auto sempre più grandi. E se questa vi sembra solo una quisquiglia da sarti mancati, date di nuovo uno sguardo alla foto in apertura e guardate quanto pesano pochi centimetri sulla sagoma dell’auto…
Il fatto che la critica ma soprattutto il pubblico abbiano apprezzato la Rocketman e le sue misure compatte, la dice lunga su quanto il cliente Mini sia alla ricerca di spazio per le ginocchia di chi siede dietro o per i bagagli: ad 1.86 milioni di clienti che finora hanno scelto Mini queste necessità non sono passate nemmeno per l’anticamera del cervello. Del resto per caricare persone e bagagli esistono altre tipologie di auto, soprattutto all’interno della stessa gamma Mini. Ma a dare il “colpo di grazia” in tal senso ci penserà la Cooper a 5 porte, ormai prossima al lancio secondo le foto spia dell’ultimo periodo. In sintesi sembra di trovarsi di fronte ad una vera e propria BMW senza calandra doppio rene, con tutti i pregi ed i difetti del caso, che ha perso quell’aria sbarazzina dele generazioni precedenti.
Poi c’è la “questione Cooper S”: in un momento in cui la parola “downsizing” imperversa spasmodicamente su riviste, depliant e cartelle stampa, veleggiando con un potente vento di poppa generato dal periodo di crisi economica e dal prezzo del carburante ogni giorno più preoccupante, i tecnici Mini hanno deciso di infilare sotto al cofano della “Esse” un bel duemila turbo. Una scelta assai curiosa se si considera che era stata proprio la versione sportiva della Mini a fare da apripista al ritorno degli 1.6 turbo sulla hatchback di segmento B al alte prestazioni. Non a caso tutta la diretta concorrenza è attualmente motorizzata con propulsori sovralimentati da 1600 cc. Ma a far strabuzzare gli occhi semmai sono i numeri generati dal 2 litri BMW (nella sua release più sorniona): appena 192 Cv e 280 Nm di coppia motrice. Valori decisamente sottotono per i sovralimentati di oggi e che lasciano scaturire un interrogativo: c’era davvero bisogno di un 2 litri sotto una Mini? Voi che ne pensate?