Auto & Turismo: tra Lazio e Toscana con la Aston Martin Vanquish
L’automobile e il viaggio, i motori che si fondono con la cultura e i paesaggi che vanno ad attraversare, tra il design e la riscoperta di antichi sapori, auto suggestive e scorci emozianti si uniscono per il solo piacere del guidatore
L’auto non può mai essere arte, perché l’arte è un concetto mentre la macchina, per quanto bella e speciale sia, rientra comunque negli oggetti. Questo è il parere di alcuni tra i più autorevoli esperti d’arte italiani – Professori di storia dell’arte, artisti e curatori d’importantissimi musei come il Maxxi, – persone colte, erudite, che vivono di pensieri e astrazioni e possono raccontarti significati e sfumature di un quadro manierista parlando per 120 minuti ininterrottamente. Categorie che di solito guardano l’automobile come un qualcosa di inutile, ininfluente, superato. Bene. Di fronte all’Aston Martin Vanquish erano tutti stesi per terra; in’estasi; rapiti, increduli, come se tutti i loro punti fermi fossero improvvisamente evaporati. Cosa significa? Significa che in qualche modo le forme dell’Aston Martin fanno presa anche sui sensi estetici più esigenti e sviluppati e che la Vanquish, attraverso le sue meravigliose forme, esprime concetti che l’arte contemporanea non ha necessariamente approfondito, come per esempio l’utilizzo delle linee all’interno dello spazio, avvicinandosi dunque, nella sua parte estetica, a dei concetti artistici.
Da Michelangelo a Reichman: Il primo non ha bisogno di presentazioni, o almeno spero, il secondo probabilmente si. Marek Reichman è l’uomo che disegna le Aston Martin, il papà delle Grand Tourer più eleganti del mondo. Il suo capolavoro è la Vanquish; l’alta velocità per gentiluomini ed il sinuoso mezzo scelto da http://ontheroad.comunicablog.it/ per il viaggio nei beniculturali italiani perche le due cose (macchina-beniculturali ndr) hanno molto di più in comune di quanto si pensi e sono addirittura strutturate sugli stessi numeri. Numeri nati da una conchiglia.
Il Nautilus: Le Aston degli ultimi anni, si somigliano tutte ed il motivo non va cercato nella pigrizia dei designer quanto nel simbolo della casa inglese. Il Nautilus. Il Nautilus è una conchiglia, è la forma più perfetta in natura e l’origine di tutto ciò che è bellezza. Dentro il Nautilus si sviluppa la spirale dell’infinito che l’uomo ha utilizzato per elaborare una formula algebrica molto importante che sta alla base del Partenone, dell’uomo di Vetruvio, dell’architettura rinascimentale e di un sacco di altre cose meravigliose da osservare grazie alla loro armonia complessiva, dovuta, appunto, all’applicazione della proporzione aurea.
La Proporzione Aurea: Si basa s’un’equazione molto precisa che può essere applicata ad architettura, design, arte musica, ed anche all’automobile. A livello estetico, le Aston Martin, Vanquish su tutte, sono così speciali perché la loro carrozzeria è disegnata rispettando questa formula algebrica. La proporzione aurea, dal 2500 A.C., è stata usata dall’uomo per donare armonia alle proprie creazioni. Assecondarla non è cosa facile, bisogna muoversi in un recinto molto stretto, pieno di limitazioni e senza scorciatoie. Un millimetro in più e tanti saluti all’armonia. Ma se eseguita alla perfezione i risultati lasciano senza fiato.
La Vanquish: L’obbiettivo del viaggio era quello di portare la Vanquish nei luoghi d’arte e natura più belli d’Italia per vedere l’effetto che fa quando accosti il sublime al sublime, e nel processo capire se l’auto può mai essere arte. A quest’ultima domanda abbiamo risposto in’apertura. Per il resto l’Aston Martin non ha fatto altro che immobilizzare le masse al suo passaggio; è successo a Milano, dove l’abbiamo ritirata, è successo a Piazza del Duomo a Siena, nelle viuzze di Pienza, nelle strade della Val D’Orcia, in Piazza del Campidoglio, al cospetto del Quirinale con le statue elleniche accanto e tutta Roma davanti agli occhi. Stesse scene a Via dei Fori Imperiali, a Piazza del Popolo, al Maxxi e nei luoghi del Rinascimento come Villa La Massa e il Fonteverde Spa in Toscana. È il potere della bellezza assoluta. Quella che appaga i sensi senza creare frustrazioni ed allieta la vista a chi ha la fortuna di vederla. E soprattutto le Aston Martin, nella loro dinamica “grandeure” e con il loro elegante magnetismo, riescono nell’impresa di non essere ostentate pur costando come una casa.
Il Feeling: Speciale. Guidare la Vanquish è qualcosa di speciale e indimenticabile. E non perché costa quasi 300,000 euro. E neanche per la meccanica. Ce ne sono di migliori a prezzi sensibilmente più bassi. Il PDK montato sul Porsche Carrera S è molto più tecnico e reattivo rispetto al cambio della Vanquish. Che è anche assetata di super. A velocità autostradali servono minimo 14 litri per coprire 100km. Ed il navigatore, e tutto l’impianto multimediale, è migliore rispetto a DBS e DB9 però non è all’altezza di un auto di lusso. Ma non è questo il punto. Se uno cerca efficienza e razionalità c’è la VW Golf. Con la Vanquish non conta scalare marcia in 13 millesimi di secondo o avere mappature da F1, ciò che conta è la sensazione complessiva dell’esperienza; il suono del 6000 V12 ad ogni accelerazione, l’attenzione ai dettagli, la pelle morbida come in una Rolls Royce, i dettagli di alto design, i materiali pregiati, la spinta soave e decisa, mai prepotente, dei 565 cavalli, il modo in cui si viaggia in’autostrada tra massimo comfort ed infinita potenza. E soprattutto c’è quel feeling magico che arriva solo ed esclusivamente quando sai di essere circondato da qualcosa di veramente bello e irripetibile.
Strade e Tappe del Viaggio: Premettiamo una cosa; quando si è al volante della Vanquish la gente vi lascerà passare ad incroci, stop, immissioni e rotatorie. In autostrada vi dimenticherete dei “tallonatori”, ossia coloro che vi s’incollano al posteriore anche quando non potete spostarvi, ed in città nessuno oserà avvicinarsi troppo per paura di rovinare tanta beltà. Di conseguenza l’esperienza Aston è anche molto rilassante. Dicevamo di strade e tappe; la prima è stata il Mugello sotto un diluvio biblico. Non il luogo ideale per una Grand Tourer. Ed in curve come la Casanova-Savelli e le Arrabbiate diventa cristallino come la Vanquish non sia un’auto da pista ma una “Gentleman Express” costruita per viaggiare in grande stile, non per aggredire i cordoli. Tuttavia, nelle b-roads toscane della Val D’Orcia, nella strepitosa Asciano-Trequanda, ci si diverte come gnomi mufloni dei boschi, specie se non si cerca il limite ma ci si concentra su suoni, movimenti e quella sensazione di piacere che dalla punta dei piedi passa alle mani e da lì gli avambracci fino ad arrivare al cervello. Così ogni accelerazione diventerà pura gioia, ed ogni cambio di direzione qualcosa da tenere con se. Le prestazioni della Vanquish, che passa da 0 a 100 in 4.1 secondi e può toccare i 295 orari sono quasi da supercar el’utilizzo di tanta fibra di carbonio l’ha resa più leggera e performante rispetto a quasi tutte le Aston. Lo sterzo è preciso, l’assetto “teso” ma non certo spacca schiena, ed il posteriore allegro quanto basta. Insomma la Toscana in Vanquish è stata piuttosto memorabile, ma anche Umbria e Marche non sono stata da meno.
Ci ricordiamo con enorme piacere l’ascesa sui Monti Sibillini fino all’altopiano di Castelluccio, e poi giù verso la campagna marchigiana illuminata dall’Adriatico. Da lì siamo arrivati a Senigallia, per una sosta dal grande Chef Uliassi, e dopo un po’ di girovagare tra le colline in fiore di Osimo e Ostra, abbiamo proseguito verso il nord sull’A14. Ma potevamo divertirci allo stesso modo sul raccordo anulare e nei suoi cavalcavia, perche con la Vanquish non importa dove andate, con chi siete o quale strada state percorrendo, perché l’unica cosa che vorrete fare è guidare, guidare e poi guidare ancora. Ed a fine giornata sedersi in contemplazione di quella che secondo me è, a livello estetico, una delle auto contemporanee più bella ed armoniche al mondo.
Testo e foto: Matteo Morichini
in collaborazione con: ontheroad