Maserati: in fabbrica a Modena!
Ho avuto la fortuna di partecipare ad un tour della fabbrica di Maserati a Modena: quella che vedete è la gallery di foto dai tre capannoni dove si assemblano le vetture. Si parte con le scocche parcheggiate, arrivano da Grugliasco, per passare poi ai motori che arrivano assemblati dal vicino stabilimento Ferrari. Il lavoro si
Ho avuto la fortuna di partecipare ad un tour della fabbrica di Maserati a Modena: quella che vedete è la gallery di foto dai tre capannoni dove si assemblano le vetture. Si parte con le scocche parcheggiate, arrivano da Grugliasco, per passare poi ai motori che arrivano assemblati dal vicino stabilimento Ferrari. Il lavoro si svolge in uno spazio tutto sommato piccolo: nel primo capannone ci sono due linee di produzione, con 24 stazioni di cui la metà per la meccanica e la metà per gli interni (gli interni sono tutti personalizzati in una combinazione che supera i 4 milioni di scelte possibili). La seconda linea risale ai primi del decennio, quando la prima non è più stata sufficiente per soddisfare la richiesta di automobili (sono costruite solo su ordinazione, a parte qualche vettura destinata alla rappresentanza o all’esposizione).
Il secondo capannone è il regno della meccanica, mentre il terzo è riservato alla fase di test. Tutte le vetture escono poi su strada per circa 50-100 km che restano sul contachilometri, poi devono passare tutte 15 stazioni di test da 16 minuti ciascuna.
Da ultimo vedrete il padiglione per la finizione, dove c’è ad esempio uno spazio a la luce bianca per poter scovare ogni minimo problema di carrozzeria o sellaggio. Ciliegina sulla torta: l’ultimo controllo successivo anche alla delibera finale interna – si tratta di un ulteriore test molto severo operato da un’azienda esterna a Maserati, quello che in un gruppo industriale sarebbe l’auditing e che a me sembra sintomo di vera qualità, o lusso che dir si voglia.
Vi parleremo ancora di Maserati, intanto seguirà su Deluxeblog l’intervista al nostro Virgilio, che di nome fa Giorgio Manicardi. Per le foto invece ringraziamo l’autore Mario Chiarappa.