Benzina: 4 centesimi di aumento per affrontare l’emergenza immigrati. E venerdì si replica
Aumentano le accise sulla benzina
A partire da questa mattina tutte le compagnie petrolifere hanno applicato ai carburanti un rincaro di 4 centesimi al litro (iva esclusa), reso obbligatorio per “fronteggiare lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale determinato dall’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a Paesi del Nord Africa”. Questa tassa aumenta le accise su benzina e gasolio fino a 611.3 e 470.3 euro ogni mille litri, cifra destinata ad un cospicuo ritocco fra nemmeno due giorni.
Da venerdì primo luglio si dovranno aggiungere ulteriori 0.73 centesimi/litro (iva esclusa) per benzina e gasolio, cifra necessaria per alimentare il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS). Nella giornata odierna un litro di benzina costa da 1.576 euro degli impianti Eni all’1.593 delle pompe Shell, mentre per il gasolio si spazia dai 1.455 (Eni) ad 1.479 (Shell). Aumenta anche il GPL, che ora spazia nella forbice fra 0.740 (Eni) e 0.756 (Shell).
Le reazioni al provvedimento sono unanimi. Federconsumatori parla di una manovra “rovinosa”, calcolando l’aggravio economico in almeno 488 euro. I cittadini “pagheranno rispetto all’anno scorso per i propri pieni di benzina tra costi diretti e costi indiretti ben 488 euro. (per la precisione +240 Euro annui per i soli costi diretti, a cui si aggiungono +170 Euro annui per i costi indiretti, dovuti al fatto che buona parte dei beni è trasportata su gomma). Alla luce di questa irresponsabile decisione – conclude il comunicato dell’associazione – , vi saranno ulteriori aumenti pari a 48 Euro annui per i costi diretti e 30 Euro per i costi indiretti!”. Il giudizio di Adusbef è ancora più tranchant. L’accisa sull’emergenza umanitaria viene definita nient’altro che una scusa.