Rincaro imposta RCA: lettera aperta del presidente UEA Filippo Gariglio
Parere negativo nei confronti del decreto n°68
“Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”. A poche settimane dall’entrata in vigore, prevista lo scorso 27 maggio, è possibile individuare nel termine “autonomia” il vero paradosso del decreto legislativo n°68 (di cui abbiamo riportato il testo). Alle autorità provinciali viene così permesso di agire senza imposizioni, come prescrive qualsiasi norma volta ad irrobustire il federalismo fiscale. Tuttavia, quando sono previste variazioni economiche, il termine “autonomia” ammette un significato univoco: rincaro.
Per questo motivo non una sola provincia ha scelto di sottrarre l’imposta del 3.5% al prelievo delle polizze Rc Auto, aggiungendo tale importo al 12.5% già previsto. “Così, al 27/06/2011 erano già 29 (ora sono 40) le provincie italiane che avevano scelto l’aumento del 3.5% – denuncia Filippo Gariglio, presidente dell’Unione Europea Assicuratori -. Un bel 30% di incremento, portando le tasse al 16% sui contratti auto, che aggiunte al SSN porta tale quota al 26% del premio”. Tale autonomia è prevista dal già citato decreto legislativo n°68, che prevede un margine variabile del 3.5% da sommare o detrarre dall’attuale 12.5%. L’aumento andrà a rimpinguare i bilanci degli enti locali. Secondo i calcoli del blog Assicurazioni.it, La Provincia di Milano ad esempio incasserà 4.5 milioni di euro, 570mila euro la Provincia di Ancona e 707mila euro la Provincia di Cosenza.
I vari Presidenti di Provincia, intervistati da Il Fatto Quotidiano, si giustificano intonando il ritornello del “è un provvedimento impopolare ma necessario, che ci aiuterà a…”. Gariglio assume posizioni opposte e sfoga la propria rabbia nella lettera aperta che pubblichiamo dopo il salto, in cui denuncia “un problema passato in gran parte sotto silenzio, ma che peserà non poco sulle tasche di milioni di cittadini”. Il presidente denuncia inoltre “la scarsa diffusione in percentuale sul PIL nazionale rispetto agli altri paese Europei dello strumento assicurativo. […] Nessuno alza ora la voce per chiedere, quanto il semplice buon senso vorrebbe, aliquote fiscali più eque”.
Lettera aperta del Presidente di Uea Filippo Gariglio
Eppure l’avevamo detto. Forse non è bello evidenziarlo, ma quando UEA, guidata da Elio Pugliese, aveva prima di tutti sottolineato l’eccessivo peso delle tasse sulle polizze assicurative in Italia e, a fine 2010 inizio 2011, aveva organizzato una raccolta firme per chiedere la loro perequazione ai livelli degli altri paesi europei, già prevedeva quello che sarebbe successo col Dlgs 68/2011.
In attuazione a tale decreto le Provincie hanno la facoltà di modificare le tasse sull’Rc auto del 3,5% rispetto al 12,5% attualmente in vigore in tutto il Paese, ma UEA sapeva che la direzione percorsa dagli enti territoriali, alle prese con tagli di bilancio, sarebbe stata solo verso l’alto. Così al 27/06/2011 erano già 29 (ora sono 40) le provincie italiane che avevano scelto l’aumento del 3,5%, un bel 30% di incremento, portando le tasse al 16% sui contratti auto, che aggiunte al SSN porta tale quota al 26% del premio.
A pagare saranno i cittadini, gli assicurati. Eppure, tutti, politici in primis, da tempo ripetono che i premi delle polizze auto in Italia sono troppo care, ma proprio lo Stato che dovrebbe dare l’esempio, facendo un passo in altra direzione, aumenta il prelievofiscale sui contratti Rc auto, obbligatori per gli automobilisti e di così alto valore sociale.
Silenzio assordante intorno a questo provvedimento di federalismo fiscale, perché aldilà di qualche flebile voce letta sugli organi di stampa, che quasi asetticamente hanno riportato la notizia, non si è sentita alcuna ferma protesta per questo ulteriore salasso a spese del cittadino automobilista.
Nessuna obiezione tra coloro che con profetiche soluzioni nel cassetto sanno come risolvere il caro polizza in Italia, con diminuzioni dei premi anche a due cifre percentuali. Che invocano, oltre l’Rc auto, la scarsa diffusione in percentuale sul PIL nazionale rispetto agli altri paese Europei dello strumento assicurativo. Che pur sanno quanti milioni di automobili circolano scoperte di assicurazione, tra contrassegni falsi e contratti truffa comprati via internet da inesistenti compagnie. Nessuno di costoro alza ora la voce per chiedere, quanto il semplice buon senso vorrebbe, aliquote fiscali più eque.
La leva fiscale più bassa potrebbe aiutare lo sviluppo assicurativo in altri settori di grande impatto sociale, oltre l’Rc auto. Ciò non solo è indice di riferimento per società più evolute, ma permetterebbe allo stato di ridurre la spesa pubblica per le sue prestazioni sociali a favore dei cittadini per migliorare la qualità della vita. Poca coerenza tra teorie ben espresse dai soliti “profeti” ed azioni normative. Così silenziosamente si và in altra direzione, con buona pace di quel ruolo sociale che gli assicuratori potrebbero più utilmente svolgere per lo sviluppo della società italiana a vantaggio di tutti, con un passo indietro dello Stato.
Ora l’Italia, alle prese con una delicata manovra finanziaria correttiva e sottoposta alla speculazione internazionale, chiede nuovi impegni economici agli italiani, mentre anche i politici faranno i loro sacrifici, ma solo nella prossima legislatura. Si può pensare: non è sicuramente il momento di affrontare il problema del caro Rc auto, ci sono problemi più gravi ed urgenti. Ma noi la nostra parte da buoni contribuenti l’abbiamo sempre fatta e avremo pur il diritto di dire quel che vediamo e pensiamo.
Quando questa emergenza sarà passata, speriamo presto per il bene del Paese, al ceto politico verrà chiesto di dare risposte al problema del “caro auto” non si potrà continuare con la solita litania che addossa la colpa agli avidi assicuratori italiani e magari agli inefficienti intermediari, che insieme pur gestiscono, nel solo comparto Rc auto, senza un quadro di riferimento e senza strumenti normativi adatti, 17 miliardi di euro all’anno di risarcimenti per sinistri. Destreggiandosi tra truffe ed un sistema infrastrutturale di viabilità “vecchio”, veniamo continuamente paragonati, in questo caso sì, ma impropriamente, agli altri paesi europei, sostenendo che le nostre tariffe sono care.
Agli intermediari, toccherà, ancora una volta, affrontare in prima linea assicurati giustamente arrabbiati per gli aumenti che le nuove tasse necessariamente produrranno alle polizze Rc auto. Lo faranno però, stando al loro fianco. Anche in questo sta l’utilità dell’intermediazione professionale, capace di evidenziare le distonie che il sistema produce e qualcuno alla fine paga. Forse per questo si pronostica e qualcuno spera, o programma, che 5000 agenti cambino attività, perché la voce delle lamentele degli assicurati non giunga troppo chiara e forte.
Non possiamo rimanere indifferenti a questa ennesima angheria, la via più facile per fare cassa, che va a detrimento dello sviluppo dell’intero Paese e finiremo di pagare noi intermediari insieme ai nostri clienti. Abbiamo il dovere di provare a disinnescare questo circolo vizioso risvegliando le nostre coscienze, da seri imprenditori che quotidianamente “lottano” per mantenere in utile le proprie agenzie, portando le nostre istanze in ogni sede ed in ogni occasione utile. Permetteteci di essere indignati.
Il Presidente dell’Unione Europea Assicuratori,
Filippo Gariglio