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Tesla è davvero l’azienda automobilistica più importante al mondo?

Le prospettive di crescita, l’impegno nel settore delle batterie e l’aumento di manodopera spingono un analista a sostenere che Tesla sia l’azienda automobilistica più importante al mondo. Ha ragione?

Un analista della società Morgan Stanley ritiene che Tesla sia tutt’oggi l’azienda automobilistica più importante al mondo. Adam Jonas dà sostanza alla sua tesi tesi precisando che

nemmeno due anni dopo aver consegnato la prima Model S, Tesla Motors è passata dall’essere una neonata start-up all’essere l’azienda automobilistica più importante al mondo. Non stiamo scherzando. Tesla sta inoltre emergendo per la forza e l’impegno nel favorire la nascita di nuovi posti di lavoro ad alto valore aggiunto.

Il Los Angeles Times ha dedicato un articolo a questa coraggiosa valutazione, rivolta agli investitori e quindi dal notevole significato. Viene quindi ricordato che i principali avversari di Tesla (Coda e Fisker) hanno già alzato bandiera bianca e dichiarato fallimento, mentre alcuni ingegneri General Motors lavorano a quel Team Tesla che dovrebbe portare alla nascita di nuovi veicoli elettrici. Jonas ha poi citato un aneddoto.

Un ingegnere BMW ci ha recentemente spiegato che la presenza di Tesla è stata utile per trasformare nuovamente l’automobile in oggetto d’innovazione. A suo dire BMW sarà più forte nel lungo termine proprio grazie al fatto di avere un concorrente forte come Tesla

L’analista ricorda poi che Tesla sta investendo nella produzione di batterie e vuole per questo motivo aumentare la propria forza lavoro, che passerà dalle attuali 6.000 unità alle 20.000 nel giro di sette anni. Ciò significa che Tesla supporterà indirettamente ben 100.000 lavoratori nei soli Stati Uniti. Il marchio fondato da Elon Musk ha saputo inoltre alimentare l’orgoglio nazionalista, dal momento che il 90% dei componenti destinati alla Model S proviene da uno fra i 50 stati.

D’ogni modo non mancano alcune riflessioni negative. Il successo di Tesla è ad esempio legato alla disponibilità di incentivi all’acquisto, che negli Stati Uniti possono raggiungere in alcuni stati i 10.000 dollari. Poi c’è anche la questione delle attività non collegate al settore automobilistico, che potrebbero esporre l’azienda a costi ulteriori, a questioni relative alla legislazione ed alla rivalità con concorrenti specializzati.