Cos’è e come funziona Lyft, il servizio concorrente di Uber
Prezzi competitivi, sicurezza, attenzione verso il cliente. Queste caratteristiche allontanano Lyft da Uber. Saranno sufficienti per garantirle il successo?
Wired ha dedicato un articolo alla società californiana Lyft, concorrente della più nota Uber ed esempio virtuoso da mostrare a chi guarda con diffidenza quelle applicazioni lanciate per stabilire un collegamento diretto fra passeggeri e autisti privati. L’articolo dimostra come la politica intrapresa da Lyft si allontani radicalmente dai principi e dalle zone d’ombra familiari all’avversario. La società dei baffi rosa – tutti gli artisti devono indossare vistosi mustacchi – rappresenta ‘una storia di successo capace di trasformare la città in un luogo ideale di comunicazione’, secondo quanto scrive l’osservatorio Future Concept lab. Questa affermazione è giustificata dall’utilizzo di Facebook.
La differenza fondamentale con Uber è quella di passare attraverso Facebook, che mette driver e passeggero in contatto tra loro attraverso un algoritmo capace (almeno in teoria) di scegliere l’accoppiata migliore in base alla cerchia di amici e agli interessi mostrati sul proprio profilo
Inoltre Lyft dedica maggiori attenzioni al tema della sicurezza, rispettando un severo meccanismo di votazione: se il punteggio è inferiore a 3 non verrà più considerato l’abbinamento autista/cliente, ma se il punteggio è inferiore a 4.5 il conducente verrà escluso dal circuito. Ogni autista Lyft deve poi superare cinque controlli di sicurezza, dalla prova di guida ai controlli giudiziari. E’ inoltre prevista un’assicurazione (il massimale è pari ad 1 milione di dollari), mentre la distribuzione degli incassi è omogenea: ogni conducente può guadagnare fino a 35 dollari l’ora, nonostante il costo delle tariffe sia inferiore del 30% rispetto a quelle dei taxi. Wired sottolinea poi come
la concorrenza con le macchine gialle è in questo caso meno frontale grazie al filtro di Facebook, che rende autisti e passeggeri parte di una comunità un po’ folle orientata alla condivisione
Finora yft ha già dato passaggi a 30.000 persone ed è presente in 60 città statunitensi. I suoi conducenti possono introdurre un tema ed offrire così un servizio personalizzato, dal momento che alcuni offrono biscotti glassati a forma di baffi, altri citano Il grande Lebowski ed altri ancora si affidano alla letteratura.
Uber Italia: “La mancanza del posto certo sia vista come uno stimolo”
Sharing economy è un’espressione destinata a guadagnare una crescente rilevanza nell’ambito economico. Il perché viene fornito dal sociologo Jeremy Rifkin, secondo cui nei prossimi anni si registrerà un
mutamento dalla centralità del possesso di un bene a quella del suo accesso da parte di utenti che lo condividono
L’economia del futuro, in altre parole, soddisferà la logica della condivisione piuttosto che la logica della produzione. Per questo motivo gli amministratori, i manager ed i governi si troveranno costretti ad affrontare problematiche come ad esempio la diminuzione dei posti di lavoro nei settori produttivi classici, la centralità del lavoro nell’economia dei servizi ed una flessibilità destinata inevitabilmente ad aumentare. Uber è forse l’esempio più noto di azienda fedele alla sharing economy. Il Sole 24 Ore ha ritenuto interessante ascoltare il parere di Benedetta Arese Lucini (country manager italiana di Uber) in merito ad una questione che forse non è ancora esplosa del tutto.
Arese Luchini sostiene ad esempio che
lo sviluppo tecnologico e il mutamento degli stili di vita stanno facendo sì che sempre più persone lavorino a prescindere da un luogo fisico fisso (l’ufficio, lo studio… ) e da un orario prestabilito. Uber ne è un esempio: ogni giorno ho riunioni in conference call con persone dall’altro capo del pianeta. Le regole del lavoro non vedono questo mondo, ma spesso non lo vedono nemmeno i datori di lavoro, ancora abituati a modelli superati e anche inefficienti
Come si concilia questa esigenza con la volontà di ottenere un contratto a tempo indeterminato?
Diventa centrale l’idea di opportunità di lavoro. […] Penso che il fatto che il posto non sia certo debba essere visto come uno stimolo, per la persona e per il business. […] E poi le esperienze di lavoro diventano ognuna un’opportunità di crescita e contaminazione per il lavoro successivo. È questo lo spirito delle migliaia di giovani che si propongono per lavorare in Uber
In quale maniera la condivisione di un bene stravolgerà il mercato del lavoro?
La condivisione dei beni in realtà è una cosa naturale. C’è sempre stata, ma ora è facilitata dallo sviluppo di nuove piattaforme in rete e sta ritornando anche a causa di una minor disponibilità di reddito e di una maggiore sensibilità ai temi ambientali. Non possiamo nascondere che proprio un modello economico basato sulla produzione ha anche portato con sé delle esternalità negative
E’ pensabile che lo sviluppo tecnologico coincida con un aumento della disoccupazione?
Se cambiano i lavori e i modelli di business, allora deve cambiare anche il modo di lavorare. È naturale che con le grandi innovazioni ci siano grandi contraccolpi sul piano sociale, ma dobbiamo lasciare libera la società e l’economia di agire con reattività. Anche perché secondo uno studio promosso dall’American Chamber of Commerce in Italy con McKninsey per ogni posto di lavoro perso grazie ad internet se ne creano 1.8
Per Uber sorgono nuovi problemi in Germania
I cittadini di Amburgo e Berlino non potranno utilizzare i servizi garantiti da Uber. Lo hanno stabilito i tribunali delle città, secondo cui l’azienda californiana avrebbe violato le leggi tedesche in materia di trasporto passeggeri. Le due sentenze hanno però dispositivi differenti. La Corte di Amburgo ha respinto la difesa dell’azienda, secondo cui il precedente divieto contravveniva alle normative europee in materia di libertà sul lavoro.
Il Tribunale di Berlino ha punito Uber in quanto la sua applicazione UberPop non consente di valutare se gli autisti abbiano i requisiti necessari per trasportare passeggeri, mentre il servizio UberBlack (per il noleggio di limousine) si inserisce in un vuoto normativo che intercorre fra i servizi taxi ed NCC: chi presta servizio per UberBlack non ritorna alla centrale dopo ogni servizio, ragion per cui il meccanismo viola quanto previsto dalla legge tedesca.
Queste sentenze risultano meno tenere rispetto al giudizio emesso 15 giorni fa dal tribunale di Francoforte, che ha revocato una precedente sentenza in seguito ad un banale vizio di forma: l’associazione dei taxisti tedeschi presentò la causa con eccessivo ritardo e non avrebbe così potuto appellarsi alle leggi sulla concorrenza. Il sito Macitynet riferisce che
Uber non ha ancora detto se farà ricorso per poter annullare le due sentenze. Un portavoce di Uber ha dichiarato che “l’azienda sta esaminando nel dettaglio i documenti del tribunale prima di commentare la decisione di Berlino e Amburgo, ma continuerà a rispettare il diritto tedesco”
Autista di Uber colpisce cliente con un martello
Un conducente di Uber è stato arrestato per aver ferito a colpi di martello un cliente, mandandolo all’ospedale con ferite talmente gravi da compromettere la funzionalità di un occhio. Il fattaccio si è verificato a San Francisco e conclude una settimana negativa per il servizio di trasporto privato, finito nell’occhio del ciclone anche a Genova: qui un autista si è visto sequestrare la vettura, ritirare la patente e somministrare una multa da 1.700 euro, il tutto per aver violato l’articolo 86 del Codice della Strada (regola i servizi taxi e noleggio con conducente).
L’autista californiano avrebbe perso la testa dopo una discussione con il cliente. Quest’ultimo ed i suoi due amici si sarebbero lamentati per la strada scelta, ed una volta scesi dal veicolo sono stati attaccati a colpi di martello. Roberto Chicas potrebbe addirittura perdere un occhio. Uber ha commentato la vicenda ricordando come la sicurezza rappresenti una priorità, ma questo episodio non è utile per difendersi dalle accuse mosse nei suoi confronti dal Golden State: La Stampa rivela che
secondo il procuratore distrettuale George Gascón, che lo scorso luglio aveva accusato un conducente Uber di aver aggredito un passeggero, l’azienda non aveva segnalato sulla propria applicazione i precedenti per spaccio di droga e aggressione presenti sulla fedina penale dell’autista.
Da qui la decisione delle procure di chiedere alle aziende, con una lettera inviata ai rispettivi ceo, un immediato adeguamento delle proprie procedure di controllo sugli autisti. A questo, inoltre, si aggiungerebbe la richiesta di rivedere le tariffe applicate alle corse, non conformi a quelle stabilite dallo stato della California