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Come nasce una Ford Fiesta? In visita alla fabbrica di Colonia

C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. Era questo il motto di Herny Ford. Oggi quel progresso è tangibile fin dalla nascita di una vettura. Per tastarlo con mano, siamo volati fino a Colonia per assistere al ciclo produttivo della Fiesta


C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti. Questo, in un aforisma, era il credo di Henry Ford. Tecnologia come elemento chiave della casa di Detroit. Tecnologia, come quella che faceva da prospetto nella visione di risollevamento globale dell’azienda quando, otto anni orsono, Alan Mulally divenne CEO di una Ford che veleggiava in cattive acque. Un nuovo corso che puntava sulla sinergia dell’apporto delle nuove tecnologie hi-tech, ma anche con l’attenzione ai dettagli e alla qualità percepita.

Facile a dirsi, meno a farsi, ma a distanza di anni, la rinascita è passata per il capisaldo Fiesta e sopratutto sul propulsore tre cilindri EcoBoost 1.0, in grado di vincere il premio quale motore dell’anno per tre anni di fila dal 2012 al 2014. Storia di percorso che, al di là della dipartita dello stesso Mulally verso Google, prosegue spedita. Non si tratta di parole, frasi di circostanza: qualità e tecnologia le abbiamo saggiate con occhio a Colonia, sede di produzione della Ford Fiesta.

Vedere, osservare, toccare con mano e provare il processo produttivo è un qualcosa di estremamente affascinante. Ti permette di apprendere e comprendere date dinamiche: prove sui rulli, sui banchi, ma anche in percorsi predefiniti in particolari piste. La qualità passa per la verifica profonda, mirata all’eccellenza. Partiamo dai numeri e sopratutto, dal cuore della produzione, il motore 1.0 Ecoboost. Sono 220 i componenti per realizzare il propulsore, all’interno del cui ciclo produttivo, ognuno di essi, ogni singolo pezzo, viene controllato per tolleranze e qualità dei materiali. L’iniezione, la lubrificazione ed i componenti elettrici vengono verificati con metodo passivo, ovvero con movimento a motore spento. La motivazione è semplice: abbattere le emissioni nocive all’interno del ciclo produttivo in fabbrica, considerando come inizialmente questa verifica veniva fatta mettendo in moto per circa un minuto e mezzo.

Inoltre, gli ingegneri della casa americana hanno la facoltà di smontare e analizzare minuziosamente un motore ogni 5000 prodotti, per notare eventuali intolleranze produttive nella realizzazione e nell’assemblaggio dei singoli pezzi.

Chiaramente, il lato più affascinante della nostra visita ha riguardato le fasi della realizzazione di una Fiesta. Il processo produttivo alterna fasi in cui è la robotica a farla da padrone, con momenti in cui l’uomo risulta fondamentale. Si parte con la creazione del telaio. Questi, viene stampato con presse da 2000 tonnellate, composto da fogli d’acciaio. Qui – ovviamente – l’intelligenza artificale la fa da padrona con mille robot in grado di saldare. Una volta completato, il telaio viene poi verniciato con tre strati distinti: una prima verniciatura, anticorrosiva, un fondo aggrappante, ed infine il colore basilare definitivo. Ma non finisce qui perchè in seguito viene applicata una ulteriore cera.

Arriva poi la fase vera e propria di assemblaggio con il motore e la trasmissione, oltre che l’impianto elettrico. E che impianto! Parliamo di 1200 metri di cavi. In seguito è il momento degli interni, del pannello degli strumenti e dei finestrini. Solo in un secondo momento vengono assemblati sedili e porte. Colpisce l’inserimento di parafanghi, praticamente a mano, mentre è completamente robotizzato l’assemblaggio di cerchi e pneumatici avvenuta proprio sotto i nostri occhi. O per meglio dire, sopra i nostri occhi: le auto infatti, passano per una catena di montaggio posta sopra le nostre teste, dove dei bracci robotici, con movimenti chirurgici, eseguono al millesimo ed al millimetro l’operazione prestabilita.

L’uomo interviene poi in un secondo momento quando un rullo posto sul pavimento fa scorrere lentamente la Fiesta praticamente pronta. In questo momento arriva il controllo della qualità di ogni singolo componente interno ed esterno: movimenti dei sedili, interni, giunture ma non solo: ogni modello deve infatti sottostare agli standard della Customer Acceptance Line, con controlli sviluppati tramite lampade ed una verifica tramite laser che verifica la perfetta sincronia costruttiva di portiere, del portellone e del cofano, oltre che della perfetta verniciatura. Si arriva cosi alla fase dei test: la vettura viene posta su una sorta di banco dinamico per poter essere messa in moto e constatare il funzionamento meccanico.

Qui avviene la diagnostica di motore, trasmissione, freni, oltre a verificare il perfetto allineamento di ruote e dei proiettori. Subito dopo, la verifica passa attraverso le condizioni atmosferiche, quando la Fiesta subisce un vero e proprio acquazzone simulato all’interno di una struttura per poterne verificare l’isolamento. Oramai la vettura è completata, pronta per essere messa in circolazione, giusto? Sbagliato!

Una volta uscita dalla catena di montaggio, la Fiesta deve effettuare un percorso su di una pista che simula sostanzialmente ogni tipologia di asfalto, dal più classico dei sanpietrini, a veri e propri ostacoli cuneiformi. La motivazione? L’isolamento acustico, per verificare che ogni singolo componente sia perfettamente montato e accoppiato. Solo allora, la Ford Fiesta è pronta per essere immessa sul mercato.

Moltiplicate questo singolo lavoro per 1800 volte e avrete il quantitativo di Fiesta prodotte in un giorno grazie a tre turni di lavoro da otto ore, con due catene produttive che lavorano simultaneamente. In altre parole: ogni 86 secondi due Ford Fiesta sono pronte per essere immesse sul mercato.

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