Home Notizie Sgominate a Milano le bande delle Range Rover. Utilizzavano un sistema disturbatore

Sgominate a Milano le bande delle Range Rover. Utilizzavano un sistema disturbatore

Uno strumento elettronico manda in tilt il sistema di chiusura centralizzata e permette ai malviventi di entrare nell’abitacolo. Le Range Rover venivano poi rivendute all’estero.


I carabinieri di Milano hanno sgominato due associazioni criminali dedite al furto di Range Rover, particolarmente temibili in quanto entrambe utilizzavano dispositivi elettronici con i quali compromettere la regolare chiusura dell’auto. In tal modo i ladri avrebbero fatto sparire 30 automobili solo nella prima metà dell’anno. Queste sarebbero poi finite in Bulgaria o in Nigeria, vendute per cifre decisamente elevate dal momento che nei paesi non si trovano rivenditori ufficiali.

L’operazione Range dei desideri si è conclusa con l’arresto di 5 persone e con il sequestro di 10 automobili e del materiale utilizzato durante i furti. I componenti delle bande sono due italiani e tre bulgari, che rispettavano di fatto le stesse modalità: agivano in occasione di fiere o di altri eventi e controllavano le stesse zone della città, secondo un principio che La Repubblica definisce del ‘chi primo arriva’. Per ciascun furto bastavano appena 55 secondi. Il funzionamento del dispositivo è spiegato da Il Sole 24 Ore in questi termini.

Il dispositivo dava l’impressione che la serratura fosse chiusa ma in realtà lasciava le portiere aperte. A quel punto entravano nell’abitacolo, inserivano un altro disturbatore di segnale del gps, attaccavano un dispositivo da 4.500 euro alla centralina e in pochi secondi copiavano il codice di apertura su una chiave del modello da rubare (del costo medio di 300 euro)

Le automobili venivanno poi trasportate all’interno di un garage situato nelle vicinanze, che doveva trovarsi necessariamente sotto il piano stradale: in questo modo veniva aggirato l’ostacolo rappresentato dal segnale GPS, coperto tuttavia da un potente strumento di disturbo. Gli arrestati non si occupavano del trasferimento, ma affidavano il lavoro ad altri complici (ancora da identificare). Per ogni auto guadagnavano dai 4.500 ai 10.000 euro.

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