Tutti i segreti delle 7 generazioni della Volkswagen Golf
Volkswagen Golf: tutti i segreti delle 7 generazioni che hanno scritto una storia lunga 40 anni.
Quarant’anni divisi in sette iconiche generazioni. La Golf ha fatto storia nel mondo dell’auto inaugurando, nel 1974, una nuova era. L’erede del Maggiolino, infatti, debuttò con una formula vincente che proponeva un motore anteriore abbinato alla trazione anteriore con organi meccanici semplici ma all’avanguardia e un design immediatamente riconoscibile abbinato ad una nuova praticità degli interni adatta all’utilizzo quotidiano. Così come il modello originale anche le numerose varianti di modello aggiornate e le nuove generazioni hanno saputo sempre innovare, rendendo disponibili su larga scala le tecnologie più innovative e ridefinendo ogni volta gli standard dell’automobile. Sette generazioni fatte di abitabilità, sicurezza, performance e divertimento alla guida, ma soprattutto di libertà per chi le possedeva e le possiede tutt’ora, la libertà di andare ovunque si voglia con la propria Golf.
Volkswagen Golf I
Tutto cominciò ufficialmente a Monaco, dove Volkswagen, tra maggio e giugno del 1974 presentò alla stampa internazionale una vettura semplice e compatta, ma pensata per cambiare la storia. Raccogliere un’eredità pesante come quella del Maggiolino disegnato da Ferdinand Porsche non era assolutamente cosa facile, con l’Europa che si aspettava una vettura capace di cambiare il mercato. Tutto questo nel pieno della crisi petrolifera, che aveva colpito il mondo dell’Automobile appena da qualche mese, ma che già aveva cambiato radicalmente il modo di approcciarsi all’acquisto di una vettura.
Serviva qualcosa di rivoluzionario, che portasse i clienti ad acquistare una nuova vettura in un periodo difficile. Volkswagen ingaggiò il designer italiano Giorgetto Giugiaro con il compito di rivoluzionare il concetto di automobile di classe media per il marchio tedesco. Leggenda narra che Richard Gumpert e Kurt Lotz rimasero sbalorditi dalle creazioni di Giugiaro esposte al Salone di Torino del 1968: da qui l’idea di creare una vettura a trazione anteriore. Giugiaro si mise subito al lavoro e già nel 1971 in Germania procedevano i collaudi dei prototipi di quella che sarebbe stata, pochi anni dopo, la prima Golf della storia. Il design esprimeva rivoluzione e si poneva in antitesi rispetto al Maggiolino: linee tese, tagli netti e volumi funzionali nascondevano una meccanica diametralmente opposta al motore posteriore del Maggiolino. Fu così creata una piattaforma, la Gruppo A (in seguito chiamata piattaforma PQ34), sulla base della quale furono prodotte anche vetture diverse da Golf. Questo tipo di telaio negli anni si è evoluto, arrivando fino ai giorni nostri alla sua massima evoluzione, il pianale modulare MQB. La prima Golf proponeva così uno sterzo a cremagliera comune per tutte le motorizzazioni e un asse anteriore a ruote indipendenti con sospensioni di tipo McPherson con braccio a terra negativo abbinato a un posteriore con bracci longitudinali interconnessi.
La costruzione semplice ma robusta e affidabile della Golf permetteva di mantenere una massa attorno agli 800 kg, il che permise di utilizzare motori di piccola cilindrata con consumi ridotti e prestazioni di livello. Le potenze, infatti, partivano dai 48 CV della 1.5 diesel, introdotta nel 1976, con la gamma a benzina che partiva dal 1.1 da 50 CV: motorizzazioni pensate per una commercializzazione di massa in un momento critico come la crisi petrolifera. Con il passare degli anni però iniziarono a essere sviluppate anche delle varianti sportive: nacque così la prima Golf GTI, con un 1.6 benzina da 110 CV che fu poi sostituito nel 1982, prima dell’uscita di produzione della prima generazione della Golf, da un 1.8 da 112 CV che era affiancato dal 1.6 Turbodiesel da 70 CV della Golf GTD. Iniziarono così a diffondersi i motori a gasolio anche nel segmento delle compatte, che fino allora utilizzava quasi unicamente motori a benzina. Volkswagen proponeva due diversi tipi di cambio a cinque rapporti: un quattro marce con quinta pensata come marcia di riposo e un cinque marce con quinta a presa diretta che era montato esclusivamente sulla GTI.
Visto il successo della Golf, nei suoi primi dieci anni di carriera fu aggiornata con alcuni ritocchi estetici e tecnici, e con nuove varianti carrozzeria come la Golf Van, la Caddy e la Golf Cabrio. Tutto ciò concorse al raggiungimento del traguardo di 6 milioni e 800 mila Golf I vendute. Il successo di questa vettura fu reso possibile da numerose soluzioni per la prima volta utilizzate su un’auto compatta; la due volumi, ad esempio, proponeva per la prima volta i sedili posteriori ribaltabili, che permettevano di sfruttare al meglio la vettura in ogni situazione.
Volkswagen Golf II
Dopo nove anni dal lancio la Golf I andò in pensione, lasciando spazio, nell’agosto del 1983, alla seconda generazione della due volumi di Wolfsburg. La Golf 2 si proponeva migliorata nell’estetica e nella fruibilità quotidiana, con più comfort e grande spaziosità, sfruttabile in maniera ottimale grazie a una riprogettazione degli interni. La matita passò dalla mano di Giorgetto Giugiaro a quella di Herbert Schäfer: insieme all’estetica, rinnovata senza però stravolgere il design di un modello così talentuoso, venne rivista anche la meccanica, pur mantenendo l’impostazione a trazione anteriore con motore trasversale a quattro cilindri. Tra le innovazioni più importanti per la guida, la seconda generazione della Golf introdusse anche il servosterzo.
I clienti, non solo potevano scegliere tra le versioni a tre o cinque porte della tedesca, ma anche tra accessori come il climatizzatore o la variante catalitica introdotta con la seconda evoluzione della Golf GTI con motore 1.8 a 8 valvole, sostituito nel 1986 con un 1.8 a 16 valvole Twin Cam con iniezione meccanica della benzina Bosch K-Jetronic da ben 139 CV. Oltre alle due GTI i clienti potevano scegliere un 1.1 da 45 CV, un 1.3 DigiJet da 55 CV, un 1.6 da 70 CV con carburatore a regolazione elettronica e un 1.8 da 90 CV, tutti caratterizzati dalla presenza di otto valvole in testa. Proprio il 1.8 era abbinato a una novità assoluta per la Golf, la trazione integrale Syncro che era accoppiata all’ABS, accessorio che, da febbraio 1987, fu proposto come accessorio per le varie versioni della GTI. Nello stesso anno i vari motori a benzina furono equipaggiati con un nuovo catalizzatore regolato che riduceva le emissioni inquinanti. In un mercato dei motori a gasolio sempre più in espansione, Volkswagen propose inizialmente alla clientela un 1.6 da 54 CV aspirato, affiancato dalla Golf GTD con 1.6 turbodiesel da 70 CV.
Nell’agosto del 1987 fu introdotto un restyling che cambiò l’aspetto esterno della vettura e introdusse nuovi accessori e dotazioni di serie: la Golf GT Syncro ad esempio proponeva di serie l’ABS. Visto il successo della seconda generazione, che a giugno ’87 permise a Golf di tagliare il traguardo delle 10 milioni di unità complessive per la Golf, Volkswagen lanciò alcuni modelli speciali come la Rallye Golf G60, una sportiva a trazione integrale con il motore della GTI portato a 160 CV, e presentando due anni dopo una serie limitata di 70 esemplari, la Golf Limited. Questa versione utilizzava l’impostazione tecnica della G60 con un 1.8 da 210 CV. Poco dopo la trazione integrale Syncro fu proposta anche sulla nuova Golf Country, con i vertici di Wolfsburg che decisero di creare una variante sportiva a trazione anteriore con il motore della G60: nacque così la Golf G60 da 160 CV.
Volkswagen Golf III
Nel novembre 1991, dopo 17 anni di storia e 12.7 milioni di esemplari venduti, la Golf arrivò a un punto di svolta. L’inizio degli anni ‘90 era il momento giusto per cambiare marcia, proponendo una nuova vettura che coniugasse un design modernizzato, ma non radicalmente diverso, a nuove tecnologie capaci di proiettare verso il futuro un’auto che già da tempo era un punto di riferimento. La Golf volta pagina dunque, aprendo una nuova era fatta di maggiore sicurezza ed efficienza, con soluzioni tecniche pensate per migliorare un prodotto già d’altissimo livello. Nuove tecnologie che portarono la terza generazione della Golf a vincere nel 1992, il titolo di Auto dell’anno. Continuò inoltre la tradizione, da poco inaugurata, di creare diverse varianti carrozzeria, con la due volumi che era così affiancata dalla Golf Cabriolet e, per la prima volta nel 1994, da una familiare, la nuova Golf Variant.
Tutto partì dalla costruzione di un nuovo telaio che proponeva per la prima volta dei nuovi longheroni pensati per assorbire gli urti. L’abitacolo era poi reso più sicuro grazie ad alcune protezioni sulle fiancate che rendevano più rigide le portiere, diminuendo i rischi in caso d’incidente. All’interno dell’abitacolo trovano invece posto nuovi sistemi pensati per il trasporto dei bambini, mentre le cinture di sicurezza presentano dei nuovi limitatori d’escursione per renderle ancora più efficaci. Tutto questo era abbinato a una nuova tecnica costruttiva che pensava al futuro, vista la presenza di materiali riutilizzabili, con sostanze senza solventi e componenti pensatie per essere riciclatie una volta terminato il ciclo di vita della vettura. Questa volta il design è firmato da Hartmut Warkuss che aggiorna in maniera sostanziale il frontale, abbandonando l’estetica a fari tondi in favore di gruppi ottici dalla forma particolare che nascondono al proprio interno due diversi fanali. Le linee più dolci si propongono con particolari arrotondati abbinati alla classica ripartizione dei volumi che rende l’auto pratica al suo interno, ma compatta all’esterno vista la lunghezza di 4 metri e 3 centimetri.
Viste tutte queste innovazioni, il peso della Golf crebbe superando i 1.100 kg. Si rese dunque indispensabile un aggiornamento della gamma di propulsori, anch’essi pensati per essere efficienti ed ecologici. Basti pensare che la Golf fu una delle prime vetture al Mondo a utilizzare il sistema di Start & Stop del motore. Si trattava della Golf Ecomatic, una variante con motore diesel da 1.9 litri abbinato a un sistema automatico che, una volta fermi spegneva il motore, riaccendendolo poi autonomamente non appena il pedale del freno era rilasciato. Per massimizzare l’efficienza di marcia, Volkswagen introdusse inoltre un accessorio tecnologico davvero innovativo per l’epoca, il Cruise Control. Parallelamente all’efficienza però Volkswagen pensò anche alle performance, introducendo per la prima volta dei motori a sei cilindri sotto il cofano della Golf. Nel 1991 debuttò, infatti, la Golf VR6 con il 2.8 catalitico da 174 CV che quattro anni dopo fu evoluto in una versione 2.9 da 190 CV abbinata alla trazione integrale Syncro. Sotto a essa si trovava la Golf GTI, per la prima volta con un motore 2.0 litri inizialmente da 116 CV, poi aggiornato con la variante 16 valvole che proponeva fino a 150 CV di potenza. La gamma a benzina si completava con altri motori 1.4, 1.6 e 1.8 con potenze dai 54 ai 101 CV delle ultime versioni; mentre i motori a gasolio introducevano per la prima volta la denominazione TDI visto l’arrivo, nel 1993, del primo motore turbodiesel a iniezione diretta, il 1.9 TDI da 90 o da 110 CV nella sua evoluzione del ’97. Due anni dopo arrivò anche il diesel SDI, un aspirato a iniezione diretta, che completava la gamma di motori a gasolio con catalizzatore ossidante, un’altra tecnologia pensata per ridurre l’inquinamento. In totale così la gamma si proponeva con ben 14 unità propulsive nei vari anni di produzione con un motore adatto a ogni esigenza, dai più parsimoniosi ai più sportivi.
La gamma della terza generazione della Golf fu arricchita da decine di versioni speciali pensate per celebrare avvenimenti o personaggi famosi. Nel 1992, in occasione della firma del Trattato di Maastricht, Volkswagen presentò la Golf Europe, che fu seguita da molti altri allestimenti speciali, questa volta dedicati alle celebrità della musica contemporanea. Nel 1994 fu presentata la Golf Pink Floyd Edition seguita un anno dopo dalla Golf Rolling Stones Edition e dalla Golf Bon Jovi Edition che arrivò sui mercati internazionali nel ‘96. Nello stesso anno fu lanciata anche la Golf Arlecchino, un particolare allestimento che prevedeva una colorazione diversa per ogni pannello della carrozzeria della vettura. In Europa ne furono prodotte solo 60, mentre il mercato americano ne ricevette 264. Alle versioni GL, Movie, GT e GTI se ne aggiunsero altre, con il 1996 che festeggiò i 20 anni della Golf GTI con la 20 Years Edition, un allestimento speciale della 16 valvole con accessori dedicati, come ad esempio alcuni fregi interni ed esterni, l’ABS e gli airbag.
Volkswagen Golf IV
Il tempo passa e la Golf continua a evolversi: alla fine del ‘97 fu presentata la Golf IV. L’esemplare più famoso della quarta generazione della Golf è una “semplice” cinque porte 2.0 benzina, ma ciò che fa la differenza è il suo proprietario, Joseph Ratzinger, che la vende prima di diventare Papa Benedetto XVI. La quarta generazione della Golf fu apprezzata da milioni di persone che la scelsero per le innovazioni tecnologiche, ma anche per la sua estetica che non si distaccava in maniera radicale dal passato, pur con linee più evolute rispetto la precedente edizione. La Golf IV segna però l’abbandono di alcune caratteristiche estetiche storiche come le frecce integrate nel paraurti e la venatura laterale sulla fiancata.
Con la Golf IV il marchio di Wolfsburg volle riposizionò la propria due volumi ad un livello superiore, e puntando a una clientela ancor più attenta ai particolari. Le finiture furono curate maggiormente, con particolari pensati per migliorare la percezione di qualità della vettura e accessori di livello. Basti pensare che la Golf proponeva di serie 4 cristalli elettrici, servosterzo, ABS e molte altre dotazioni. Tutto questo, insieme a una gamma di motori particolarmente completa ed efficiente, nel 2001 portò la Golf a diventare l’auto più venduta d’Europa. Questo fu possibile anche grazie a prezzi di listino particolarmente interessanti vista la dotazione di serie. Le dimensioni esterne crebbero fino a 4.149 mm di lunghezza, con un passo aumentato fino a 2.511 mm per conferire alla vettura maggiore stabilità e una migliore abitabilità dell’abitacolo che, per la prima volta, presenta un’inedita illuminazione blu. Per migliorare il comfort di guida è installata una frizione a funzionamento idraulico, con il cinque rapporti manuale che, a richiesta, può essere sostituito su alcuni motori da un 4 marce automatico che per la prima volta si adatta alle logiche di guida del conducente, proponendo sempre la marcia adatta alla situazione. Tra le innovazioni più importanti bisogna segnalare l’introduzione dei servizi telematici per chiamate d’emergenza con autotelefono GSM e sistema di navigazione satellitare GPS con mappe stradali digitali e informazioni sul traffico che sfruttavano la geolocalizzazione dell’auto ricevendo dati via sms.
La quarta generazione della Golf fu inizialmente presentata con motori 1.9 TDI nelle diverse varianti potenza da 90 o 110 CV, in seguito aggiornate con versioni da 101 e 115 CV, con lo stesso motore che era proposto, già dal lancio, anche in versione aspirata SDI da 68 CV. Nel 2002 arrivarono poi le nuove motorizzazioni a gasolio che, abbandonata la pompa rotativa, utilizzavano un più efficiente sistema iniettore-pompa che innalzò la potenza del 1.9 TDI prima a 130 e poi ai 150 CV della Golf GTD. Molto più ricca e articolata la gamma a benzina, con Volkswagen che inizialmente lanciò i 1.4 da 75 CV, 1.6 da 100 CV, 1.8 da 125 CV e il 1.8 Turbo della GTI 20 valvole da 150 CV: per la prima volta arrivava così un motore non appositamente studiato per la GTI. Tra le novità più importanti si segnala però l’arrivo, nel 2000, della prima Golf a trazione integrale 4Motion con differenziale Haldex a gestione elettronica, che si proponeva con un 2.0 benzina da 115 CV o con un 2.8 V6 da 204 CV. Questa tecnologia fu poi proposta anche sulla nuova regina delle sei cilindri, la neonata Golf R32 con V6 3.2 litri da 241 CV, la prima vettura della storia Golf a essere disponibile anche con cambio automatico a doppia frizione DSG. Sotto i motori V6 era poi presente anche un 2.3 V5 da 150 o 170 CV, con la gamma che si componeva di diversi allestimenti e varie versioni speciali, come le Golf GTI 25th Anniversary Edition e molti altri allestimenti dedicati ai vari mercati mondiali dove la Golf era commercializzata, tra cui la Cina e l’America meridionale.
Volkswagen Golf V
Sempre con un occhio di riguardo ai prezzi, Volkswagen introduce nell’ottobre del 2003 la quinta generazione della Golf che ripropone, nonostante le notevoli innovazioni tecnologiche introdotte, lo stesso prezzo d’ingresso della precedente generazione. Il telaio PQ34 della piattaforma A4 fu abbandonato a favore del più moderno PQ35 della nuova piattaforma A5 che permise alla vettura di migliorare le proprie doti dinamiche e di sicurezza. Tra le innovazioni tecniche la quinta generazione della Golf introdusse un asse anteriore con ammortizzatori e molle perfezionati e con una nuova architettura posteriore a 4 bracci che migliorava stabilità e piacere di guida insieme a un nuovo sterzo con assistenza elettromeccanica. Proprio gli ammortizzatori sono inclinati e presentano molle ovali supplementari in un’impostazione pensata per migliorare comfort e spaziosità dell’abitacolo e del vano bagagli. L’espansione del marchio portò la Golf V in moltissimi mercati, con la due volumi che era prodotta a Wolfsburg in Germania, ma anche in Belgio, in Ucraina, in Cina, in Sud Africa e in Indonesia, e che proponeva alcune parti in comune, come i motori, con l’Audi A3. Le dimensioni aumentarono leggermente, superando i 4 metri e 20 centimetri, mentre il peso arrivò ad assestarsi attorno ai 1.500 kg, vista la robusta carrozzeria d’acciaio e le nuove dotazioni pensate per la sicurezza e il comfort.
Il design, curato da Marc Lichte, proponeva una netta evoluzione in chiave moderna delle linee e dei volumi che rendevano molto più massiccia la Golf donando anche maggiori sensazioni di sicurezza. Per la prima volta la Golf proponeva portiere modulari che permettevano, in caso d’incidente, di sostituire solo la parte esterna, senza dover cambiare l’intera portiera. La due volumi, disponibile a tre e a cinque porte, veniva per la prima volta affiancata da una variante monovolume, la Golf Plus, con l’introduzione della Cross Golf che riportava in auge i concetti di vettura off-road introdotti con la Golf Country. Immancabile anche la presenza della familiare Golf Variant.
Inizialmente la gamma si componeva di due unità a benzina, un 1.4 da 75 CV e un 1.6 FSI da 115 CV abbinate ad altrettante unità a gasolio, una 1.9 TDI da 105 CV e una 2.0 TDI da 140 CV. Nei mesi successivi però furono introdotte nuove varianti di potenza, con il 1.4 che diventò FSI passando a 90 CV, e arrivò un nuovo 2.0 FSI da 160 CV affiancato da un 1.6 da 102 CV. La gamma dei motori a gasolio si completò poi con l’arrivo di un 2.0 aspirato SDI da 75 CV, con la successiva introduzione della Golf GTD da 170 CV. Proprio per quanto riguarda le sportive, la Golf continuò la storia delle GTI con un motore 2.0 TFSI da 200 CV che veniva però superato solo dalla più performante Golf R32 che proponeva un 3.2 litri aggiornato da 250 CV. Particolarmente interessante anche il motore 1.4 TSI Twincharged, con doppia sovralimentazione con compressore volumetrico e turbina che riusciva, secondo le versioni, a sviluppare 140 o 170 CV. Spazio però anche all’efficienza e all’ecologia con l’arrivo della Golf Bifuel G con un 1.6 benzina da 102 CV con impianto GPL. I vari motori potevano essere abbinati a tre livelli di allestimento: United, Comfortline e GT Sport, ognuno dei quali offriva diverse dotazioni di serie pensate per rendere l’auto più accessibile, più comoda o più sportiva secondo le esigenze della clientela. Tra gli accessori più innovativi il climatizzatore Climatronic con ricircolo dell’aria automatico, ma anche un nuovo sistema d’infotainment con navigatore satellitare, vivavoce e tasti di selezione integrati.
Come ormai da tradizione anche la Golf V fu proposta in diverse varianti speciali a tiratura limitata ma anche in varie versioni prototipali che anticipavano modelli futuri o imponevano la supremazia tecnologica del marchio. La GTI compiva 30 anni con la Golf GTI Edition 30, mentre i modelli più esclusivi americani erano presentati alla Playboy Mansion con il debutto della Golf Fahrenheit Edition, con l’ormai classica Golf GTI Pirelli Edition che si proponeva con un motore da 230 CV come l’Edition 30. Tra i modelli più rari vi sono i 200 esemplari della Golf Speed Edition, 100 di colore giallo e 100 in Arancione Lamborghini. L’esemplare più estremo mai realizzato da Volkswagen è però l’esercizio di stile Golf GTI W12-650, una one-off creata per il GTI Festival di Worthersee nel maggio del 2007 e dotata di un’estetica veramente particolare che nascondeva un motore W12 biturbo di origine Bentley da 650 CV che le permetteva di scattare da 0 a 100 Km/h in 3.7 secondi. Più orientate al futuro e all’efficienza sono invece le due concept Golf TDI Hybrid e Golf Twin Drive che rispettivamente proponevano un motore 3 cilindri da 74 CV abbinato a un elettrico da 27 CV e un 2.0 TDI da 122 CV accoppiato a un’unità elettrica da 82 CV con batterie agli ioni di litio.
Volkswagen Golf VI
A seguito di una vettura protagonista di un grande successo come la Golf V, Volkswagen decise di continuare sulla stessa via impostata dalla quinta generazione, affinando alcuni particolari e migliorando la tecnologia e la tecnica senza però stravolgere un’impostazione così talentuosa. Walter de Silva firmò il design della vettura che reinterpretava in chiave aggiornata il look della precedente generazione introducendo alcune nuove tecnologie come i fanali a LED e telecamere e sensori utilizzati per controllare la strada e per gestire l’innovativo cruise control adattivo che la sesta generazione proponeva a richiesta. Adattiva anche la regolazione dell’assetto, con il DCC che permetteva di essere regolato dal guidatore o di gestirsi in automatico, coniugando comfort e comodità a buone doti di sportività e a un’ottima stabilità. Tutto questo grazie anche all’utilizzo di una versione aggiornata dello stesso pianale della precedente generazione con uno schema delle sospensioni simile che proponeva grande comodità di guida abbinata a ottime doti di guidabilità.
Tre gli allestimenti: Trendline, Comfortline e Highline. La Golf di sesta generazione si proponeva nelle due varianti a tre e cinque porte, poi affiancate dalle versioni cabriolet, Plus e Variant. Particolare attenzione fu posta all’isolamento acustico, nettamente migliorato rispetto alle precedenti generazioni grazie all’utilizzo di nuovi materiali isolanti come una particolare pellicola per il parabrezza, e una nuova metodologia costruttiva delle portiere che migliorava la silenziosità dell’abitacolo. Per migliorare la vita a bordo è introdotta una variante aggiornata del climatizzatore Climatronic e l’impianto d’infotainment RNS 310 con tecnologia touchscreen. La Golf VI propone, però anche tanta sicurezza con molteplici airbag, ora presenti anche lateralmente nella parte posteriore dell’abitacolo, con sensori di presenza dei passeggeri e relativi segnali di mancato allacciamento delle cinture.
Importantissime anche le novità tecniche per quanto riguarda la gamma dei propulsori che proponevano, grazie alle nuove tecnologie, una riduzione dei consumi fino al 28%. I motori a benzina diventarono particolarmente efficienti grazie alle nuove versioni dei quattro cilindri. La gamma proponeva diverse varianti con potenze da 80, 102, 122 o 160 CV, questi ultimi due rispettivamente dotati di turbocompressore o doppia sovralimentazione “twincharge”. Queste, e altre, tecnologie portarono a un progressivo abbattimento dei consumi, con il modello d’ingresso gamma, il 1.4 aspirato, che consumava mezzo litro di benzina in meno ogni 100 km rispetto al passato. Ancor più importante la riduzione dei consumi sui motori più prestanti della gamma con il 1.4 TSI da 160 CV che consentiva di risparmiare 1.6 litri di benzina ogni 100 km, che salivano fino a 2.3 nel caso si fosse scelto il cambio a doppia frizione DSG, rispetto al precedente 2.0 FSI da 150 CV. Immancabile, anche per questa versione, una variante bifuel, con la Golf GPL che utilizzava un 1.6 da 102 CV.
Per quanto riguarda i motori a gasolio le nuove tecnologie TDI common rail permisero una riduzione del rumore e delle vibrazioni migliorando al contempo anche l’efficienza. Inizialmente fu proposto un 2.0 litri TDI da 110 o 140 CV, con la gamma che presto accolse il 1.6 TDI da 105 cavalli e si ampliò con l’arrivo della GTD da 170 CV, tutti dotati di filtro antiparticolato di serie. Proprio le varianti sportive rivoluzionarono nuovamente la Golf che abbandonò le motorizzazioni a sei cilindri in favore delle più efficienti e performanti 4 cilindri 2.0 Turbo. Nacque così la Golf R a trazione integrale 4Motion con il suo 2.0 TSI da 270 CV che si andava a posizionare sopra la Golf GTI che proponeva un 2.0 TSI da 210 CV. Importante invece il cambiamento a livello di trasmissioni: tutti i motori benzina e diesel, fatta eccezione per i modelli d’ingresso, potevano essere equipaggiati con il cambio automatico doppia frizione DSG nelle versioni a sei o sette rapporti; ciò permise di abbattere ulteriormente i consumi.
Volkswagen Golf VII
Il 4 settembre del 2012 fu presentata la settima generazione della Golf che ha continuato, e continua, a tenere viva una tradizione rivoluzionaria nel mondo delle compatte e delle medie. La Golf VII è una vettura tutta nuova, dal telaio all’estetica passando per tecnologia e tecnica. Il telaio è, infatti, il nuovo modulare MQB, pensato per essere trasformato in maniera semplice per fare da base a diverse vetture del gruppo Volkswagen, proponendo grande leggerezza costruttiva e un’ottima resistenza alla torsione a fronte di grande sicurezza in caso d’incidenti. All’anteriore sono presenti sospensioni di tipo McPherson mentre al posteriore, secondo la potenza del propulsore, sono disponibili sospensioni con architettura ad asse modulare leggero oppure Multilink. Il peso è diminuito attestandosi tra i 1.200 e i 1.300 kg secondo la motorizzazione, con la Golf che è cresciuta ancora nelle dimensioni con una lunghezza di 4.255 mm e un passo di 2.620 mm che hanno permesso di sfruttare al meglio l’abitabilità interna. La nuova Golf è attualmente disponibile nelle varianti a tre o cinque porte, in variante Sportsvan e nell’immancabile versione familiare Variant che propone ancor più spazio per passeggeri e bagagli.
Il design fu curato da Walter de Silva e da Klaus Bischoff con una netta evoluzione delle linee che ora si presentano con un look più teso e dinamico proiettato verso il futuro. Questo pur facendo estrema attenzione all’aerodinamica visto che la nuova Golf presenta un Cx, nella sua variante BlueMotion, pari a 0.27 che, abbinandosi ai nuovi motori della gamma, permette grande efficienza. Al momento del lancio Volkswagen propose un 1.2 TSI nelle versioni da 105 CV e un 1.4 TSI da 122 o 140 CV. Ampia anche l’offerta di motori a gasolio con un 1.6 TDI 105 CV accompagnato da un 2.0 TDI da 150 CV. Sucessivamente sono stati introdotti il 1.2 TSI 85 CV, il 1.4 TSI ACT 150 CV (con sistema di disattivazione intelligente dei cilindri), il 1.6 TDI nelle nuove due varianti di potenza da 90 e 110 CV e, recentemente, il 1.4 TGI BlueMotion 110 CV (a doppia alimentazione benzina/metano). Secondo il motore sono disponibili cambi manuali a cinque o sei rapporti, oppure i due automatici doppia frizione DSG a 6 o 7 marce che inizialmente erano disponibili solo con trazione anteriore, ma ora sono ordinabili anche in accoppiata alla trazione integrale 4Motion. Proprio la trazione integrale 4Motion è proposta di serie sulla Golf R da 300 CV che è l’attuale regina incontrastata della gamma. Immancabili anche le versioni sportive Golf GTI da 230 CV e GTD da 184 CV. L’evoluzione tecnologica ha però portato all’arrivo di nuove varianti ad alimentazione alternativa come l’elettrica e-Golf da 115 CV e l’ibrida ad alte prestazioni GTE da 204 CV.
La nuova Golf è, infatti, la più sicura e tecnologica di sempre grazie a moltissimi equipaggiamenti di serie, come l’ABS, il controllo elettronico di stabilità ESC, ma anche molte altre tecnologie disponibili a richiesta, come il Cruise Control adattivo con sistema di frenata automatica di emergenza City, il Dynamic Light Assist che regola automaticamente gli abbaglianti, oppure il Park Assist che parcheggia da solo la vettura. Immancabili anche accessori pensati per il comfort come diversi tipi d’impianti d’infotainment con schermi touch fino a 8 pollici, navigatori satellitari e diverse funzioni connesse che facilitano e rendono più piacevole la vita a bordo della nuova Golf che nel 2013 si è aggiudicata ancora una volta il premio di Auto dell’Anno.