Rubrica Amarcord: Fiat 131
Recensione della Fiat 131
Anche oggi per la Rubrica Amarcord siamo pronti a fare un salto indietro nel tempo, alla riscoperta di modelli che non esistono più ma che sono entrati di diritto nella storia dell’automobilismo, oltre a rappresentare per molti di noi la prima vettura posseduta. Prima però vi ricordiamo che se avete un’automobile che vi è rimasta nel cuore potete raccontarci la vostra storia inviandoci una mail a suggerimenti@autoblog.it, allegando qualche immagine.
Il nostro viaggio spazio temporale odierno ci riporta ai primi anni settanta quando in casa Fiat s’incomincia a pensare e progettare l’erede della 124, in commercio dal 1966, che farà il suo debutto al Salone di Torino del ’74. Stiamo parlando della Fiat 131 Mirafiori. Durante il suo primo anno di commercializzazione la si può scegliere nella versione berlina a due o quattro porte e Familiare, che nelle seguenti serie verrà chiata Panorama. Due i motori ad aste e bilancieri disponibili: un 1297 cc da 65 CV oppure un 1585 cc da 75 CV. Ad entrambi è associata un’alimentazione a carburatore e un cambio manuale a quattro marce, o cinque su richiesta. L’impostazione meccanica generale segue un classico schema utilizzato su molte vetture dell’epoca: trazione posteriore, anteriore a ruote indipendenti Mc Pherson e posteriore ad assale rigido.
Gli allestimenti disponibili, base e special, oltre che per i dettagli maggiormente curati su quest’ultima si distinguono facilmente grazie alla calandra e ai fari anteriori (rettangolari sulla prima, circolari sulla seconda) differenti. Nel 1975 la 131 approda anche sul mercato americano con il nome di Brava. Per poter rispettare le severe norme antiinquinamento in vigore negli USA si cambiano i propulsori. I motori a carburatore utilizzati in Europa vengono sostituiti da un 1756 cc e un 1995 cc ad iniezione. Per aumentare la sicurezza si adottano inoltre paraurti maggiorati.
La seconda serie
La seconda serie nasce dopo un restyling, datato 1978. Le principali novità estetiche riguardano i paraurti, la parte frontale, la fanaleria posteriore e soprattutto gli interni, che grazie all’impiego di nuovi materiali e finiture maggiormente curate fanno un salto di qualità notevole. L’allestimento Mirafiori , proposto nelle varianti L e CL, si può equipaggiare con i classici 1.3 e 1.6 o con due inediti quattro cilindri diesel – prodotti dalla Sofim- di 1995 e 2445 cc che erogano rispettivamente 60 e 72 CV.
Le più lussuose Supermirafiori invece offrono due quattro cilindri (1301cc da 78 CV e 1585cc da 96 CV) e il 2.4 diesel. Sempre nello stesso anno debutta la Racing, una versione sportiva mossa da un 1995 da 115 CV, facilmente riconoscibile grazie ai molti particolari corsaioli. Due anni dopo sarà prodotta anche una versione sovralimentata con compressore volumetrico in grado di sviluppare ben 140 cavalli. In contemporanea, le potenze dei 1.3/1.6 saliranno a 82 e 98 CV.
La terza serie
Nel 1981 in seguito ad alcune modifiche che coinvolgono gli stessi particolari mutati nel precedente salto generazionale nasce la terza serie. Gli allestimeti disponibili si riducono a due: Mirafiori CL e Supermirafiori. La novità meccanica di maggior rilievo sta invece nell’adozione di un nuovo motore di 2.0 litri da 113CV. Quest’ultimo l’anno successivo verrà prodotto anche nella variante dotata di compressore volumentrico da 140 CV.
Inoltre, la cilindrata del 1.3 (1297) raggiunge una cubatura di 1367 e la potenza del 1.6 aumenta a 85 cavalli. Nel 1982 con la nascita della Regata esce di produzione la 131 berlina mentre la Panorama cambia nome in Maratea e resta in commercio altri tre anni, nelle versioni 2.0-113 CV e 2.5 Diesel 72 CV, per essere poi sostituita dalla Regata Weekend.
Motorsport
Nel 1976 alle “tranquille” versioni stradali si affianca la 131 Abarth Rally, prodotta in cinquecento esemplari per ottenere l’omologa del Campionato Mondiale Rally che vincerà già l’anno successivo, per poi ripetersi nel 1978 e nel 1980. Il motore utilizzato per quest’auto è un quattro cilindri 1995 16v d’origine Fiat, che nella versione originale ha 146 cavalli ed è abbinato a un carburatore a doppio corpo.
I tecnici Abarth dopo alcuni ritocchi, fra cui l’utilizzo dell’iniezione meccanica, riescono a incrementare la potenza di questo propulsore di ben 95 cavalli portandolo a quota 235. Un’altra importante modifica riguarda il posteriore: le sospensioni ad assale rigido diventano a ruote indipendenti. L’animo corsaiolo di questa vettura è accentuato inoltre dal particolare aspetto che assume grazie all’adozione di parafanghi allargati, spoiler e una grossa presa d’aria sul cofano motore.