In contromano sulla A26 uccise 4 ragazzi, per la Cassazione non è “omicidio stradale”
La Cassazione ha annullato la maxi-pena di 21 anni di reclusione per il responsabile dell’incidente e ha rinviato tutto in appello.
Ilir Beti, all’epoca 35enne, cittadino albanese residente ad Alessandria, nell’agosto 2011 ha imboccato in contromano l’autostrada A26 dei Trafori a bordo della sua Audi Q7. Dopo quasi 30 chilometri di pura follia, senza la benché minima intenzione di fermarsi, arriva il tragico impatto frontale con una Opel Astra che trasporta cinque ragazzi francesi: quattro di questi perdono la vita.
L’autista albanese invece ne esce praticamente illeso. Dalle prime indagini della Questura però viene fuori che non si è trattato di un comportamento colposo, ma che c’era una sicura propensione ad un comportamento che provocava dei seri rischi per l’incolumità sua e degli altri utenti della strada: il tutto solo per dimostrare le sue abilità alla guida. A seguito di ciò infatti l’accusa iniziale di omicidio colposo si era tramutata in omicidio volontario e i vari gradi del processo avevano portato alla condanna a 21 anni di reclusione, proprio in virtù dell’accertata consapevolezza dei rischi a cui andava in contro con quella manovra, nonostante fosse stato trovato leggermente ubriaco.
La Suprema Corte di Cassazione però riesamina il caso e decreta l’annullamento della pena e il rinvio in appello: si dovrà perciò celebrare un nuovo processo. Il ricorso è stato presentato da Franco Coppi, il legale di Beti che si è occupato anche della difesa di Silvio Berlusconi nei processi Mediaset e Ruby, sostenendo ciò:
Occorre fare molta attenzione quando si fanno le ricostruzioni dei passaggi mentali di un soggetto ubriaco, perché risulta difficile attribuire il dolo, e quindi la volontarietà, a chi si trova in simili condizioni.
In questo caso si è trattato di una condotta imperita e negligente che sottrae l’imputato all’area del dolo e lo consegna all’area della colpa.
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