Mercedes: una giornata con SL, SLK ed SLS AMG Roadster – Parte 2
Mercedes SLS AMG Roadster: da quanto non si vedeva una Benz così? Leggi le nostre impressioni di guida
Riprendiamo la nostra gita a bordo delle roadster Mercedes salendo su quella più rappresentativa per il marchio tedesco… Guardando la SLS AMG Roadster, la sensazione che ti pervade, è che tutti gli oltre 100 anni di storia del marchio tedesco siano racchiusi nelle sue forme; come se un fantascientifico ponte spazio-temporale avesse raccolto tutto il meglio della tradizione del costruttore della Stella e lo avesse concentrato nelle magnifiche e muscolose sinuosità della più sportiva ed esclusiva delle roadster Mercedes.
Un travaso di valori ed emozioni che pone in stretto contatto la super scoperta della Stella alla mitica 300SL Roadster degli anni ’50: sembra quasi che quest’ultima abbia viaggiato di quasi sessant’anni nel tempo per evolversi e reincarnarsi nelle proporzioni di quella che è attualmente la vettura più desiderata fra quelle di Stoccarda. Le similitudini si riscontrano nella sua ampia mascherina del radiatore con il marchio Mercedes e nelle feritoie laterali suddivise da alette.
Queste ultime si ritrovano anche su cofano motore e fiancate. I parallelismi tra i due modelli sono presenti anche a livello della carrozzeria, che in entrambi i casi smarrisce le identificative porte ad ali di gabbiano, per dotarsi di una capote in tela; sulla SLS, quest’ultima è capace di retrarsi in 11 secondi e fino ad una velocità di 50km/h.
Si ispira al mondo aeronautico
In Mercedes affermano che lo sviluppo della SLS Roadster è proseguito ispirandosi, per gli interni, al mondo aeronautico: effettivamente sembra di essere seduti dentro una cabina di pilotaggio, dove i principali elementi stilistici sono la plancia porta strumenti dal profilo alare e le quattro bocchette di ventilazione con crociera regolabile. Queste ultime, nelle intenzioni del centro stile Mercedes, servono a ricordare i propulsori di un jet. Nella lunga console centrale spicca la leva del cambio automatico E-SELECT, simile a una cloche, che presenta un piacevole rivestimento in pelle con su inciso lo stemma AMG. Quasi superfluo sottolineare la qualità dei materiali, della selleria, degli inserti… elementi che contribuiscono a creare un’atmosfera esclusiva e raffinata, come ci si aspetta da un’auto da oltre duecentomila euro.
Se tutto questo è vero per gli interni, bisogna invece riconoscere che la carrozzeria trova decisamente ispirazione da quello che è il meglio dello stile delle più eleganti supercar di tutti i tempi: un cofano motore lunghissimo e scolpito dal vento, precede una cellula abitacolo delimitata da un parabrezza molto verticale e quasi rastremata sull’assale posteriore. In coda trionfano le forme morbide e semplici sia per i lamierati, che per la fanaleria. Il risultato, specie quando si procede a capote abbassata, è un fascino fuori dall’ordinario e che già adesso si preannuncia come uno dei punti di riferimento dell’automotive design di sempre.
La SLS AMG Roadster è una di quelle auto che guarderesti per ore e che attira la curiosità dei passanti, quasi stupiti di trovare il marchio Mercedes su un’auto con queste proporzioni; lascia a bocca aperta i bambini ma ha un effetto calamitante anche sul gentil sesso. L’esemplare che avevamo in prova, rosso con cerchi bruniti, nella marcia cittadina ha attirato la stessa quantità di sguardi che viene riservata ad una fuoriserie italiana. Sarà il sound cupo e feroce del V8, il cofano motore imponente, l’abbinamento cromatico sgargiante. Sta di fatto che, a capote abbassata, ci si sente osservati come star hollywoodiane. Segno che il design sinuoso, elegante ma allo stesso tempo sportivo della SLS fa breccia nel cuore delle persone, a prescindere dalla loro passione per le quattro ruote. A tutto questo si aggiunge la lussuria di guidarla a cielo aperto e, perché no, quella di concedersi una passerella per Via della Conciliazione in Roma, con l’attenzione dei turisti che per qualche istante si sposta dalla Basilica di San Pietro, per celebrare un mezzo che trasmette passione, potenza e tanta, tantissima esclusività.
Unica fra le Stelle tedesche
Un plauso particolare va agli uomini Mercedes per aver avuto la fine capacità di differenziare in maniera coerente ed intelligente due prodotti apparentemente sovrapponibili come la SLS AMG Roadster e le versioni più spinte della SL: quest’ultima rimane fedele all’impostazione che si è guadagnata negli ultimi trent’anni, configurandosi come una GT per tutti i giorni, adatta alla guida sportiva ma non a quella estrema. La SLS AMG Roadster di contro, esprime con maggiore impeto il suo genoma sportivo, imponendosi come la punta di diamante di casa Mercedes per quanto riguarda feeling di guida e comportamento stradale, entrambi ai vertici nella propria categoria.
Una differenza che traspare anche a livello delle scelte tecniche e meccaniche intreprese per i due modelli e che finiscono inevitabilmente per conferire loro un’indole assai specifica: pur avvalendosi entrambe di una leggera costruzione in alluminio, la SLS vanta un’architettura con schema transaxle (motore anteriore con cambio in blocco al differenziale posteriore), contrariamente alla SL che presenta il gruppo cambio immediatamente adeso al propulsore. Su strada questo si traduce in un’esperienza di guida molto diversa sui due modelli, con una SL tendenzialmente più sottosterzante e meno volenterosa di mettere in gioco il retrotreno, e con una SLS AMG Roadster più pronta e precisa nei cambi di direzione, meno inerte all’anteriore e dotata di una coda capace di animarsi in maniera repentina.
L’esperienza di guida sulla SLS è quindi più avvincente, divertente anche per i guidatori più esperti; ma soprattutto costituisce una vera e propria rivoluzione in casa Mercedes: mai si era vista una vettura della Stella così improntata al piacere di guida e così precisa ai comandi di sterzo, gas e freni. Ciò è dovuto anche al peso relativamente contenuto: basti pensare che la differenza di peso fra le due roadster di punta della casa tedesca è pari, se si considera la SL 63 AMG come diretta alternativa per frazionamento ed ordine di potenza, a circa 185 kg.
Con un peso a vuoto di 1660 kg, ripartiti al 47% all’anteriore ed al 53% al posteriore, la SLS Roadster pesa solo 40 kg in più rispetto alla versione gullwing e il suo rapporto peso/potenza è pari a 2.9 kg/CV. Mentre il peso della SL 63 AMG è pari appunto a 1845 kg. E questo la dice lunga sulle differenze dinamiche dei due mezzi. La scocca della SLS AMG Roadster è stata rinforzata con sottoporta specifici che presentano un maggiore spessore di parete e un numero superiore di vani interni. Il supporto della plancia porta strumenti appoggia per mezzo di due puntoni supplementari sul telaio del parabrezza e sul tunnel motore, mentre una barra duomi installata tra la capote e il serbatoio carburante provvede ad irrigidire l’asse posteriore.
Per compensare la stabilità in conseguenza dell’eliminazione del tetto coupè e delle porte ad ali di gabbiano, la SLS AMG scoperta dispone di una traversa di rinforzo dietro ai sedili cui è fissato il sistema di protezione anti ribaltamento. Questi accorgimenti eliminano le potenziali vibrazioni indesiderate spesso presenti sulle sportive scoperte. Grazie alle misure adottate per ottimizzare il peso, il telaio spaceframe in alluminio pesa 243 kg, vale a dire appena 2 kg in più di quella della ali di gabbiano, e solo il 6% è fabbricato in acciaio. Anche le sospensioni, si caratterizzano per gli assi a doppi bracci trasversali triangolari in alluminio.
La SLS è poi dotata di meno “fronzoli” rispetto alla più borghese SL: lo si evince anche osservando la scelta di una “semplice” capote in tela in luogo di un sofisticato tettino scomponibile e retrattile in lamiera, come siamo stati abituati a vedere su SL ed SLK. Una scelta che, pur non sacrificando troppo il comfort acustico, garantisce un peso più contenuto ed un baricentro più basso con tutto ciò che ne deriva in termini di guidabilità. Il soft-top in tela è realizzato in tessuto a triplo strato con una sofisticata struttura in magnesio, acciaio e alluminio che contribuisce a contenere la massa complessiva.
Motore: costruito a mano e dotato di anima propria
Veniamo al pezzo forte, il propulsore! Probabilmente non ce ne poteva essere uno più idoneo a spingere la SLS AMG Roadster: un V8 aspirato, assemblato a mano, capace di 571 poderosi cavalli a 6.800 rpm e, soprattutto, di 650 Nm di coppia massima a 4.750. Un “motorone” da 6.2 litri che fa capire la sua indole già all’avvio, che avviene con un tuono soffocato, ma già decisamente “sopra le righe”. Il suono che emette è magnifico e merita di essere descritto in maniera precisa: ai bassi regimi è un borbottio vibrante, per nulla dimesso e che fa di tutto per far capire il potenziale del plurifrazionato. Ai medi la timbrica cambia e si fa più acuta, potente e sonora.
Un ringhio che diventa un latrato feroce e graffiante sino alla zona rossa. La domanda è… ma come hanno fatto ad omologarlo un portento di questo genere? Per ammissione stessa dei tecnici AMG, la SLS presenta uno scarico “leggermente più aperto del previsto”. E’ una sonorità elegante, raffinata e… strettamente dipendente dai desideri del guidatore, direttore d’orchestra onorario. L’unità è dotata di lubrificazione a carter secco, una caratteristica che ha consentito il montaggio del V8 in posizione più bassa, contribuendo a mantenere il baricentro rasente il terreno. Il consumo medio si attesta a 13.2 litri per 100 km, ma “far suonare la filarmonica” costa molto caro… La potenza è trasmessa all’assale posteriore mediante un albero motore in fibra di carbonio, simile a quello della Classe C prototipo che corre nel campionato DTM.
Cercando di descrivere approfonditamente la sua erogazione, le immagini che vengono in mente sono quelle dei fenomeni naturali più suggestivi e devastanti di cui l’uomo e a conoscenza: un mix fra esplosioni vulcaniche e potenti tsunami. Dai 1000 rpm e salendo verso i 3000 la spinta è già entusiasmante e si ha l’impressione che la centrale endotermica lì davanti stia gonfiando i suoi enormi polmoni in attesa di dare il meglio. Ed in effetti dai 3000 ai 5000 rpm l’onda di potenza che si stava accumulando ai bassi regimi si infrange sull’asfalto schiacciando contro il sedili il guidatore ed il suo frastornato passeggero, mentre la lancetta del tachimetro schizza immediatamente a velocità indicibili.
Dai 5000 ai 7000 rpm l’esperienza di guida diventa surreale: da un lato la spinta si fa ancora più forte e quello tsunami di potenza, crescente dai regimi intermedi, raggiunge la massima altezza e fa compiere all’auto un ulteriore salto in avanti, prima di schiantarsi sul limitatore. In quei pochi attimi la voce del propulsore diventa vulcanica, tirando fuori acuti che non ti aspetteresti mai da una Mercedes. Un “tsunami vulcanico” appunto. In tutto l’arco di giri non ci sono buchi di coppia, non ci sono momenti morti e soprattutto non c’è tregua nel modo in cui si accumula velocità. La risposta ai comandi del gas è istantanea, come ci si aspetta da un vero aspirato. Le differenze nella maniera in cui viene sfruttato questo capolavoro della tecnica, stanno tutte nella sua trasmissione doppia frizione e nei suoi programmi di funzionamento…
Alla guida: da quanto non si vedeva una Mercedes così?
Innestata la leva del cambio in “D”, inizia il divertimento: su un percorso misto con curve ad ampio raggio, la SLS è nel suo “terreno di caccia” ideale. La vettura reagisce agli input dello sterzo in maniera quasi istantanea. Il comando rimane comunicativo e sensibile in ogni condizione e riesce ad indirizzare con precisione e prontezza l’infinito cofano motore. L’auto resiste con decisione al sottosterzo generando un’enorme quantità di grip sui quattro pneumatici, con gli anteriori da 265/35 ed i posteriori da 295/30, montati rispettivamente su cerchi in lega da 19 e 20″. A quel punto è tutto nelle mani del guidatore: quest’ultimo può gestire il comportamento dinamico dell’auto a seconda di come decide di trattare l’acceleratore, chiudendo la curva in maniera pulita o vincendo il grip del retrotreno con la potenza infinita dell’8 cilindri. Il 6.2 è sempre desideroso di scomporre la coda e far provare al suo driver il brivido di gestire un sovrasterzo di potenza su una roadster da oltre 200.000 euro. Questo sempre se si disattiva completamente il sistema di controllo di stabilità, tarabile anche in una modalità intermedia che interviene quando si esaurisce il talento.
Il tutto è possibile grazie alla vivacità della coda, che tende a muoversi agilmente per via della perfetta distribuzione dei pesi, garantita dall’architettura transaxle. Il passo lungo tuttavia assicura pure un’enorme stabilità sulle curve più ampie. Ma ciò che più colpisce della SLS è la capacità di passare da un’imperturbabile quiete nell’andatura cittadina, col motore che ronza a meno di 1000 rpm, ad un ritmo forsennato quando si guida in maniera ispirata, sprigionando al tocco dell’acceleratore una potenza che “da alla testa” e demolisce i rettilinei in pochissimi istanti: del resto lo 0-100 km/h è archiviato in 3.8 secondi, i 200 km/h sono raggiunti in 11.3 e la velocità massima è di ben 317 km/h.
Il cambio doppia frizione a 7 rapporti AMG Speedshift asseconda l’indole del V8, garantendo passaggi di marcia vellutatissimi a bassa andatura e cambiate estremamente rapide (100 millisecondi) quando si procede col “coltello tra i denti” nello modalità “Sport” e “Sport+”. Rilassatezza più completa in “Comfort mode”, col motore che, a filo di gas, esegue la cambiate poco sopra il minimo, innestando la settima già a velocità urbane. In Sport il propulsore ha più tempo per rischiarirsi la voce primo che la trasmissione passi al rapporto successivo. In Sport+ le cambiate sono ritardate il più possibile ed il 6.2, finalmente libero di cantare a squarcia gola, è più pronto anche a scalare i rapporti al minimo accenno di pressione sul gas.
In modalità manuale, il cambio assicura passaggi di marcia rapidi, ma non istantanei nella risposta al movimento dei paddles collocati dietro alla corona del volante: è bene abituarsi ad effettuare le scalate un attimo prima di dove realmente si vorrebbe se la volontà è quella di attaccare una strada, sfruttandola fino all’ultimo metro. In compenso il sound del motore diventa ancora più feroce, con un volume più alto ed una gamma di “subsuoni” che sembrano provenire dal mondo delle competizioni. L’indicatore di cambiata, posto sopra la strumentazione analogica, si illumina gradualmente all’avvicinarsi del limitatore, aumentando gli effetti speciali di una vettura che ci ha davvero stregato. E non manca una coreografica funzione di launch-control. Vi abbiamo già detto che tutto questo avviene con il tettino aperto? Non abbiamo avuto modo di mettere in difficoltà l’impianto frenante su strada: i grossi dischi del sistema carboceramico a nostra disposizione ci hanno comunque dato l’impressione di poter contenere senza problemi l’esuberanza della vettura anche in condizioni limite.
Una nota particolare la merita anche il nuovo assetto sportivo RIDE CONTROL AMG che, disponibile in alternativa al consueto assetto sportivo AMG, vanta sospensioni a regolazione elettronica variabile. Tre le modalità disponibili: Comfort, Sport e Sport Plus. Nella prima di esse, il livello di assorbimento è decisamente sufficiente ad affrontare buche e irregolarità del manto stradale; in quella più sportiva vengono invece annullati il rollio e il beccheggio, mentre la terza e più sportiva configurazione è indicata esclusivamente nella guida su tracciato, dove garantisce un’eccellente controllo della vettura, irrigidendo ancor di più l’intero complesso. Presto il RIDE CONTROL AMG sarà disponibile anche per la SLS AMG Coupè. Il prezzo del biglietto di questa auto eccezionale rimane fissato a partire da 202.371 euro.