TVR Speed12: che fine ha fatto?
Gli inglesi non costruirebbero mai una Ferrari F430 o una Porsche 911 Turbo. Per loro equiavarrebbe ad andare contro natura; la loro way of living è chiara, limpida: poco peso, tanta potenza, nessuna elettronica di bordo. Si giustificano così le tante piccole factory che, senza investimenti rilevanti, producono auto straordinarie senza bisogno di un esercito
Gli inglesi non costruirebbero mai una Ferrari F430 o una Porsche 911 Turbo. Per loro equiavarrebbe ad andare contro natura; la loro way of living è chiara, limpida: poco peso, tanta potenza, nessuna elettronica di bordo. Si giustificano così le tante piccole factory che, senza investimenti rilevanti, producono auto straordinarie senza bisogno di un esercito di cilindri, di una batteria di turbocompressori e di tanta di quell’elettronica che se ti si brucia un cavo elettrico è il caso che vai in pellegrinaggio a Lourdes e chiedi la grazia per il portafogli.
Prendete le TVR: sono tra le più rappresentative della maniera tutta inglese di costruire una macchina sportiva. La Sagaris, ad esempio, in arrivo in Italia in questo periodo, è quanto di più straordinario si possa immaginare: rumorosa al punto da consigliarti i tappi almeno in autostrada, con una posizione di guida che ti pare davvero che il “portapiume” stia piallando l’asfalto tanto è bassa e distesa, con un tunnel centrale che ti sembra che il motore (6 cilindri in linea, 4 litri, 405 Cv) da un momento all’altro ti salti in grembo e con un peso di appena 1000 kg, roba da costringerti a portarti il paracadute per non prendere il volo! (consigliamo ai “milanesi” di prendere contatto con UK-Garage per rendersi conto, soprattutto a quanti insistono con le Porsche 911 colore Argento, di cosa intendiamo per “macchina sportiva senza compromessi”).
Per chi ha avuto (o avrà) il piacere di guidare una TVR la certezza è che difficilmente si potrebbero provare emozioni ancora più forti. Eppure c’è il modo per andare oltre il comune senso del pudore, ma probabilmente non la produrranno mai in un numero adeguato di unità da poter aumentare le possibilità statistiche di vederne una dalle nostre parti: la Speed12.
L’idea nacque nel 1997: si trattava di pensare a un’auto per la 24 Ore di Le Mans e il Campionato GT inglese. Un’idea tanto pragmatica quanto folle nei suoi risultati: dall’unione di due sei cilindri Speedsix (100 Cv/litro ognuno) si ottenne un 12 cilindri da 7.300 cc che al banco erogava una potenza di circa 950 Cv e oltre 1000 kgm di coppia, valori insostenibili, come dimostrarono i primi test, anche per il banco prova stesso. Fu approntato un telaio in grossi tubi d’acciaio e abbozzata una carrozzeria in fibra di carbonio somigliante alla Cerbera (anche se con quest’ultima non aveva in comune un solo bullone). Una volta su strada, dai primi collaudi erano emerse prestazioni a dir poco grottesche: da 0 a 100 km/h in 3 secondi e una velocità massima “superiore” ai 400 km/h. Peter Wheeler, all’epoca proprietario della TVR e gli stessi collaudatori, parlarono di lei come di un’auto tutto sommato inutile in quanto davvero difficile da tenere in strada. Le cose andavano un po’ meglio per la versione da corsa: con le flangie all’aspirazione totalizzava 650 Cv ma, nel complesso, si rivelava particolarmente complessa da condurre con profitto. Non si è mai saputo esattamente quante Speed 12 stradali siano state costruite: si parla di 6 esemplari, vendute a un cifra superiore al mezzo miliardo di Lire.
Recentemente si è parlato di un suo ritorno in auge per incrementare l’immagine del marchio. Ma poi non se ne è saputo più nulla.