Jiotto Caspita: chi era costei?
Seguendo il tema delle supercar perdute o dimenticate, vi proponiamo oggi la storia della Jiotto Caspita, tentativo di un piccolo costruttore giapponese di entrare nel mondo delle GT da sogno utilizzando motori da formula uno. La Dome, in attività dagli Anni ’60 con prototipi stradali e da pista, presenta nel 1989 la Caspita con il
Seguendo il tema delle supercar perdute o dimenticate, vi proponiamo oggi la storia della Jiotto Caspita, tentativo di un piccolo costruttore giapponese di entrare nel mondo delle GT da sogno utilizzando motori da formula uno. La Dome, in attività dagli Anni ’60 con prototipi stradali e da pista, presenta nel 1989 la Caspita con il nuovo marchio Jiotto, una filante coupé che monta in posizione centrale uno spaventoso propulsore a 12 cilindri contrapposti Motori Moderni da oltre 450 CV. Le prestazioni sono ai massimi livelli per il periodo, con 320 km/h e 4,7 s. da 0 a 100.
Queste le caratteristiche tecniche:
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lunghezza:4.534 mm
larghezza:1.996 mm
altezza:1.136 mm
passo:2.700 mm
carreggiata ant, post:1.630, 1.600 mm
peso:1.100 kg
Motore:Fuji Heavy lndustries/Motori Moderni, 12 cilindri contrapposti
Distribuzione:DOHC, 60-valvole
Cilindrata:3.497 cc
Potenza max:oltre 450 CV a 10.750 giri
Coppia max:37.0 kg a 6.000 giri
Pneumatici ant, post: 245/40ZR-17, 335/35ZR-17
La produzione non prende mai il via e il progetto si perde fino al 1993, quando rinasce sotto il nome di Caspita II; questa volta a spingere il bolide c’è un V10 Judd da 585 CV che la porta facilmente a 345 km/h, impiegando 3,4 secondi nello 0-100. Non è chiaro se si tratti della prima vettura modificata, ma certo è che la Caspita è rimasta alla fase di prototipo, costruita in uno o due esemplari al massimo.
Se la storia vi ha intrigato, la prossima volta potremmo parlare di un’altra bellissima e sfortunata Dome, questa volta degli anni Settanta!