Concept di ieri: Yamaha OX99-11
Andando a rimestare fra i ricordi di concept car del passato, abbiamo scelto oggi di raccontare la storia della Yamaha OX99-11, nome oltremodo ostico per una supercar che è rimasta solo un sogno. Agli inizi degli anni Novanta, all’apice della moda delle GT estreme, anche il noto produttore giapponese di moto tentò la carta della
Andando a rimestare fra i ricordi di concept car del passato, abbiamo scelto oggi di raccontare la storia della Yamaha OX99-11, nome oltremodo ostico per una supercar che è rimasta solo un sogno.
Agli inizi degli anni Novanta, all’apice della moda delle GT estreme, anche il noto produttore giapponese di moto tentò la carta della dream car stradale.
Cuore di tutto il progetto era il motore V12 di Formula 1, montato sulle Brabham e poi sulle Jordan da gran premio, debitamente depotenziato a 400 Cv a 10.000 giri/min. Tanti, forse troppi, sono stati i padri del progetto OX99-11, seguito dal dipartimento forniture sportive di Yamaha (quelli delle racchette), ingegnerizzato dall’inglese IAD e affidato alla Ypsilon Technologies di Milton Keynes. L’idea era quella di realizzare una formula uno per uso stradale, con ruote coperte, scocca in fibra di carbonio (della DPS Composites) e motore posteriore di 3,5 litri 60 valvole con funzione portante.
Il primo prototipo realizzato da una ditta tedesca aveva in realtà il telaio in pannelli d’alluminio e venne subito scartato in favore del progetto di Dave Sullivan dello IAD. Sospensioni da monoposto, cambio a 6 marce e dischi freno a 6 pistoncini completavano il quadro di una vettura assolutamente ardita e senza compromessi, vestita da una minimale carrozzeria arrotondata con vistoso airscope. Sotto l’unica portiera ad ala di gabbiano trovava posto un sedile centrale per la guida e uno strapuntino laterale/posteriore per l’ipotetico passeggero.
Per dare credibilità all’intera operazione vennero coinvolti anche Robin Herd (March) e l’ex pilota di Formula 1 John Watson. 350 km/h era la velocità prevista e 3,2 secondi lo scatto da 0 a 100. I pochi che l’hanno guidata giurano che i suoi 1.150 chili di peso fossero facili da gestire sotto i 6.000 giri e che si scatenasse poi l’inferno da lì fino ai 10.000 della linea rossa.
Costruita nel 1992 in 3 esemplari (più un telaio nudo dimostrativo), la OX99-11 ha patito la mancanza di sviluppo, il pessimismo Yamaha sulla presenza di acquirenti, oltre a un prezzo previsto troppo alto (circa 800.000 $) e alla concorrenza di altre supercar in un mercato già in declino.
I tre prototipi realizzati rispondono ai nomi di “K2 OXY” (colore rosso, telaio 001), “K3 OXY” (colore verde, muletto di prova, telaio 003) e “K1 OXY” (colore nero, presentazione alla stampa, telaio 007).
Puro esercizio di stile e capacità tecnica, follia degli ingegneri, sogno impossibile? Tutto questo è stato la Yamaha OX99-11!