Il prezzo del petrolio è tornato a salire
L’articolo conclude sostenendo che nessuno può immaginare quanto costerà il petrolio del 2020. Certo è che i minori costi dell’energia solare produrranno effetti sensibili.
L’Economist è tornato ad affrontare un tema caro a noi automobilisti, che determina in maniera significativa una fra le principali voci di spesa legate alla gestione di una vettura: il prezzo del petrolio. Il quotidiano inglese ne scrive perché il greggio è aumentato di circa il 40 per cento rispetto ai minimi raggiunti nel mese di marzo: un barile di Brent costa oggi 62,58 dollari.
Si tratta comunque di ragioni a breve termine, legate a particolari fasi del sistema macro-economico comunque meritevoli di essere spiegate. L’Economist rintraccia due motivi principali: le tensioni in Medio Oriente ed un aumento della domanda in Cina. Il primo fattore ha determinato una contrazione dell’offerta, mentre la situazione nella Repubblica Popolare dà origine a fenomeni avvertibili in tutto il mondo: questo perché la Cina è il secondo paese consumatore al mondo ed il maggiore importatore.
L’aumento dei prezzi è legato anche a due fattori avvertibili negli Stati Uniti: un aumento nelle richieste ed un calo nella produzione. L’Economist ritiene in ogni caso che i prezzi non aumenteranno in maniera costante, perché l’offerta di greggio rimane superiore alle capacità di assorbimento (qui spieghiamo perché). D’ogni modo – leggiamo su Il Post – nessuno può prevedere il prezzo del petrolio nel 2020, ma c’è una certezza: il fatto che l’energia solare sarà più conveniente. E che di questo va tenuto conto, soprattutto negli investimenti delle grandi compagnie petrolifere.