L’Alfa Romeo Giulia per le competizioni
Ciascuno di noi ha ipotizzato fin dal primo mento che la Giulia potesse rivelarsi indicata per un futuro nelle competizioni. Sarà come quella immaginata da Angelo Granata?
Gli ultimi dieci giorni hanno riservato non poche soddisfazioni agli appassionati del marchio Alfa Romeo. Ciò per merito di una vettura finalmente in possesso delle credenziali giuste per sfidare le antagoniste più valide e blasonate, dai notevoli contenuti tecnici e raffinatissima anche nell’abitacolo. E allora perché non lasciar correre la fantasia ed ipotizzare un eventuale ritorno alle competizioni?
L’interpretazione è firmata dal nostro amico e lettore Angelo Granata, autore della Evoluzione GT, che immagina l’aspetto di una Giulia erede delle 155 V6 TI e 156 S2000. Il disegno ci restituisce una vettura dall’estetica fiera ed aggressiva, modificata nel fascione anteriore e nel pacchetto aerodinamico, frenata però da una serie di vincoli regolamentari che al momento non le permetterebbero di iscriversi ai campionati WTCC e DTM: nel primo caso è obbligatorio l’utilizzo di un motore benzina 1.6, mentre il regolamento del turismo tedesco impone motori V8 da quattro litri. Le 155 e 156 da competizione hanno scritto pagine ricchissime dell’automobilismo sportivo italiano.
La prima fu introdotta nel 1993 e si aggiudicò 38 vittorie (su 89 partenze) nel campionato DTM, vincendo il titolo piloti con Nicola Larini nella stagione d’esordio. Montava un V6 da 2,5 litri, con monoblocco in alluminio, capace di 420 CV e potenziato nel corso degli anni fino a quota 490 CV. La 156 risale invece al 1998 e vinse quattro edizioni del campionato turismo europeo (2000, 2001, 2002, 2003), grazie ad un motore 2.0 sovralimentato da 260 CV prima e 275 CV poi. Il Biscione non ha piani in merito ad un eventuale impiego della Giulia per le competizioni