Hyundai Tucson: primo contatto
La nuova SUV coreana non solo può essere definita “bella” nel suo genere, ma può permettersi una pagella di tutto rispetto in tutti i campi.
[rating title=”VOTO” value=”8″ value_title=”prima impressione” layout=”left”] Suv e ancora Suv. I mercati europei indeboliti dal crollo degli ultimi sei, sette anni, danno ora qualche segnale di recupero sostenuto in molti casi proprio da Sport Utility e Crossover. La lista della spesa per gli amanti della categoria sempre più numerosi, si allunga così ogni giorno di più ai danni di Station Wagon e monovolume, costringendo i costruttori a un forte lavoro di “personalizzazione” delle proprie vetture. Non è un caso quindi che la competizione fra marche e modelli, spesso molto simili fra loro e di taglia abbondante, stia spostando l’attenzione dei progettisti sul fronte del design e delle dimensioni, insieme alla massima funzionalità che i clienti cercano in questo genere di auto. La formula è chiara ormai: devono essere compatti, ben al di sotto dei 5 metri per intendersi, eleganti o fantasiosi come una vettura classica, 2 e 4 ruote motrici, ma senza uscire da una forbice di prezzi compresa fra i 20 e i 30.000 euro. Equazioni non sempre facili da risolvere.
L’ultimo esempio di “compito ben fatto” è di questi giorni con il debutto stradale della Hyundai Tucson, ultima proposta della Casa coreana esposta al salone di Ginevra fra le novità mondiali, erede della fortunata ix35 ribattezzata ora con il suo vero nome, a dare man forte alla più grande Santa Fe. Le misure anzitutto: la vettura è più lunga, 4,47 metri, più larga, 1,85 e più bassa, 1,64 di altezza, rispetto alla passata edizione; numeri che hanno consentito al giovane designer italiano Nicola Danza di ottenere una linea abbastanza filante per un Suv-Crossover. “Volevamo ottenere una sensazione di movimento anche da ferma – spiega – perfino nel disegno dei cerchi a “elica” e mi pare che ci siamo riusciti”. Amore di designer, forse, ma al primo colpo d’occhio la nuova Tucson ha in effetti un aspetto aggressivo quanto basta, anche agile, equilibrato e perfino di una certa eleganza. La griglia esagonale che identifica i modelli Hyundai, ulteriormente aggiornata, spicca sul frontale forse un po’ troppo corposo ma proprio per questo destinato ad attrarre gli estimatori.
“La nuova Tucson è la più bella macchina che Hyundai abbia realizzato fino ad oggi e per noi sarà un aggiornamento determinante della nostra gamma”. Questa volta Andrea Crespi, amministratore delegato di Hyundai Italia non riesce a nascondere il suo entusiasmo quando ci accoglie a Francoforte, quartier generale europeo della Casa scelto per il debutto internazionale del nuovo modello. Pensa alle prospettive che la nuova Tucson promette sulla via di una decisa escalation dell’immagine di marca, nota fin qui più per i modelli che per il brand stesso. A cominciare proprio da quella ix35 che ha riscosso tanto successo nei suoi cinque anni di vita con un solo restyling (2013) e che ora la Tucson viene a sostituire.
L’auto elogio, non è fuori posto e neppure esagerato perché, onestamente, la macchina non solo può essere definita “bella” nel suo genere, ma può permettersi una pagella di tutto rispetto in tutti i campi, costruzione, qualità complessiva percepita e reale, abitabilità e “handling”, prestazioni e tecnologia, raggiungendo senza sforzo una media da 8 o anche qualcosa di più. Possiamo dirlo anche in mancanza dei prezzi, che saranno svelati solo a fine luglio quando la rete dei concessionari riceverà una abbondante disponibilità di vetture per iniziare la prevendita con consegne nella seconda metà di settembre. L’unico parametro di riferimento in questo caso è il listino della ix35 che da 20.570 euro arrivava fino ai 33.070 della 4WD, ed è facile prevedere che la nuova scala prezzi sarà ancora piuttosto invitante.
Una cosa è certa: con questa Tucson la Hyundai allunga il passo con decisione nell’area dei Suv dopo il primo milione di esemplari venduti fin qui in Europa (di cui 130.000 in Italia), e appare determinata a prendersi tutto lo spazio possibile anche modificando la mix di clientela vecchia e di conquista, portandola verso l’alto di gamma. Gli obbiettivi di mercato, seppure non dichiarati, sono di certo ambiziosi ma credibili sulla scia della crescita costante di volumi e quota della marca, ora a una spanna dal 3% in Italia. Non va dimenticato che il gruppo coreano è riuscito “silenziosamente” a conquistare da tempo la quarta posizione mondiale forte di una presenza molto estesa in tutte le aree e di una sapiente distribuzione dei siti produttivi, in Corea, negli Stati Uniti e in Europa (Repubblica Ceca) cui è affidato il delicato compito di fare da caposcuola di stile e di tecnica.
Inedita, come la piattaforma, anche la scocca per la quale è stato incrementato di molto l’uso di acciai ad alta resistenza a favore di una maggior capacità torsionale e della sicurezza cui è stata dedicata estrema attenzione. Il cofano, ad esempio, in caso di urto si solleva quasi istantaneamente di 6 cm, mentre il particolare impiego della frenata autonoma consente il suo intervento in vista di un pedone fino a 70 km/h. Si può poi contare anche sulla correzione automatica della traiettoria in corsia come sul radar che controlla quanto avviene posteriormente alla vettura e negli angoli morti: la lista delle dotazioni è lunga e anticipa molti dettagli della guida autonoma cui si aggiungono strumentazione e infoteinment in posizione ottimale per evitare distrazioni e dotata di display da 8 pollici. In pratica si tratta di equipaggiamenti da alto di gamma in linea con le nuove ambizioni di Hyundai identificabili anche nella sapiente distribuzione degli spazi e del comfort interno. E se è vero che nulla è perfetto, i “difetti” questa volta sono davvero difficili da individuare e appaiono comunque di dettaglio, almeno al primo esame generale.
Il contatto stradale al volante della T-GDI 175 cv, un po’ troppo limitato come spesso accade nella concitazione dei test drive di lancio, sembra confermare le premesse generali nella guida e nel comportamento on the road e invita a un deciso approfondimento anche in funzione della gamma di motori. Sono tutti euro 6: due a benzina 1.6 GDI a iniezione diretta da 132 cv affiancato dalla nuova versione turbo T-GDI da 175 cv con 265 Nm di coppia massima. In più si potrà scegliere oltre al cambio manuale a 6 marce anche la nuova trasmissione sequenziale a 7 rapporti con doppia frizione. Una buona tentazione prima di passare alle tre alternative diesel, dal più classico 1,7 CRDi da 115 cv ai 2 litri da 136 e 186 cv (402 Nm la coppia massima). Nel caso delle versioni 4×4, però, la scelta si restringe al 1,6 turbo benzina e ai 2 litri diesel. E se anche i prezzi confermeranno le aspettative non resterà che l’imbarazzo della scelta.