Nuova Audi R8 : primo contatto a Portimao

Nuova Audi R8: rabbiosa ed emozionante in pista come una vera purosangue, su strada diventa docile e maneggevole come una berlina da tutti i giorni.

Di Flavio Atzori
Pubblicato il 28 ago 2015
Nuova Audi R8 : primo contatto a Portimao

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Quindici anni. Tanto è passato da quel primo storico trionfo alla 24 Ore di Le Mans. Protagonisti di allora Frank Biela, Tom Kristensen, ed il nostro Emanuele Pirro. Storico si, perchè Audi all’esordio dominò la classica della Sarthe. Una vittoria che non vide rivali, anche negli anni seguenti. Quella vettura si chiamava R8.

Un pedigree di razza il suo, che la vide conquistare l’alloro per cinque edizioni. Dalla sua, un telaio monoscocca in fibra di carbonio e alluminio a nido d’ape. Propulsore V8 con monoblocco e teste in alluminio. 3.600cc con due alberi a camme per testata. E poi, quell’evoluzione sotto il cofano del 2001, il sistema di iniezione diretta TFSI che portavano vantaggi nella possibilità di far lavorare il motore con un rapporto aria/benzina superiore a quello stechiometrico.

Per una maratona come Le Mans, un asso nella manica. Soluzioni vincenti, che negli anni sono state riversate nella vita di tutti i giorni. E non ci troviamo di fronte al solito discorso con sapore demagogico. Non ci si è fermati agli spot. La trasposizione è stata netta e reale. Nomen omen come si suol dire, l’Audi R8 divenne realtà nel 2007 come vettura di serie. Fu presentata al Salone di Francoforte nel 2003 con il nome prototipale di Le Mans Quattro. Una coupè a trazione integrale. Tre anni dopo a Parigi, ecco la versione definitiva. Nel 2009 la versione V10. Da allora un successo ad edizione limitata: 27.000 esemplari fino a quest’ultima versione. Più corta di 14 mm, con un passo di 2650 mm, è più larga di 11 e più bassa di 12. Si ok, ma i dati importanti sono altri. Ad esempio? da 0 a 100 in 3,5 secondi ed una velocità massima di oltre 300 km/h.

Audi R8 – Com’è

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La osservi e non puoi fare a meno di notare la familiarità con la prima generazione. D’altro canto, quando le linee sono rivoluzionarie fin dalla nascita, perché cambiare? Affinamenti quindi dal punto di vista del design, ancorché marcati e importanti. Già perché se nulla è lasciato al caso, non si può fare a meno di notare come alla massima velocità i tecnici di casa Audi hanno registrato un incremento deportante di 140 kg.

Lo stile ora è più fluido, filante, snello. A cosa si deve? Sicuramente ad una diversa conformazione dei sideblades, in questa nuova versione ‘tagliati’ da una linea di spalla continua. Certo è che anche la zona frontale ha subito delle modifiche. Nuova la calandra, ora single frame, ma anche i nuovi gruppi ottici full-led, su cui è possibile abbinare lo spot laser LMX.

Un extra che sulla prima generazione poteva ritrovarsi solo nella final edition. Ora no, ed assicurano 600 metri di visibilità. Aggiornamenti di fino anche per la zona posteriore, con i gruppi ottici più lunghi e con sfoghi d’aria calda preminenti. Certo è che lo stile ed il design è un qualcosa di veramente azzeccato. Abbina cura, eleganza e cattiveria con linee taglienti e nette. E poi le finiture, la ricerca del dettaglio sempre curato, fino in fondo.

Un esempio? La maniglia della portiera. Ma come? Su una R8 una maniglia. Si, anche quella, con un meccanismo netto, smorzato. La capacità di carico? 226 litri totali. Certo, non potrete fare una vacanza carichi di valige, ma ovviamente non è per questo che è nata questa Supercar. E se fuori il ‘family feeling’ è simile con i suoi affinamenti, dentro le modifiche sono più importanti e significative. Innanzitutto l’abitabilità, decisamente migliore e maggiore rispetto alla sua progenitrice.

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