Cina: perché alcuni automobilisti investono di proposito i pedoni?
Lo stesso problema è stato risolto a Taiwan, mentre la Cina non si è ancora mossa per cancellare questo abominio legislativo.
Un articolo pubblicato su Slate racconta l’incredibile contraddizione presente nella legge cinese sui cosiddetti incidenti hit-to-kill, nei quali un automobilista sceglie di uccidere un pedone anziché sopportare le conseguenze (economiche) di un semplice investimento. Il racconto sembra di fatto una leggenda metropolitana, ma viene reso credibile da testimonianze, sentenze e persino da alcuni raccapriccianti video. Gli automobilisti reagiscono in maniera così dissennata ben consapevoli di una legge che ancora non è stata modificata.
Nel paese della Muraglia vige il principio secondo cui un automobilista deve provvedere alle cure mediche della persona che ha ferito. Tale obbligo vale per tutta la vita della parte lesa, quindi alcuni automobilisti sono disposti a commettere un omicidio pur di evitare questo fardello: Slate cita l’esempio di una persona rimasta ferita e quantifica in 400.000 dollari l’importo versato in 23 anni per le sue cure, mentre Zhao Xiao Cheng – ripreso da una telecamera di sorveglianza mentre passa per 5 volte sopra il corpo di un’anziana – se l’è cavata sborsando appena 70.000 dollari. La legislazione risulta decisamente fumosa e poco cristallina: i colpevoli di un omicidio non solo pagano meno in oneri e compensazioni, ma riescono di frequente ad aggiustare le testimonianze dei testimoni ed a cavarsela in maniera sproporzionata rispetto alla gravità del reato commesso.
Lo stesso problema è stato risolto da Taiwan mediante la riscrittura dell’Articolo 6 del Codice Civile, che non dava la possibilità di avviare cause civili per conto di una persona terza (magari deceduta in seguito ad un incidente stradale). La legislazione cinese prevede che l’investimento multiplo sia da considerare alla stregua di un omicidio, ma è difficile provare l’intenzionalità del comportamento. Per questo motivo si verificano episodi come quello accaduto nello scorso aprile a Foshan: il procuratore ha chiesto da 2 a 4 anni di galera per una donna colpevole di aver ripetutamente investito una bambina di 2 anni.