Rubrica Amarcord: Triumph Spitfire
Recensione della Triumph Spitfire.
La protagonista Amarcord di questa settimana è la Triumph Spitfire, nata dalla penna del grande Giovanni Michelotti. Prima di procedere con il racconto vi ricordiamo, come sempre, che potete inviarci il vostro pezzo Amarcord allegando anche qualche immagine dell’epoca (se possibile) al seguente indirizzo: suggerimenti@autoblog.it. I migliori saranno pubblicati. Dopo il nostro classico promemoria, ecco la storia della Spitfire…
Verso la fine degli anni cinquanta la Casa inglese affida all’italiano il compito di disegnare una nuova berlina, la Herald. Michelotti non si limita a disegnare quest’ultima bensì realizza anche una variante a due posti, inizialmente snobbata dalla Triumph. Le cose cambiano quando nel 1960 la società riprende in mano il progetto e decide di dare vita alla spider. Le linee iniziali subiscono solamente alcuni lievi modifiche in quanto la base di partenza già piaceva e convinceva: fiancata bassa percorsa da una nervatura, cofano motore lungo, sedili arretrati e un buon bagagliaio. Rispetto alla berlina il passo risulta accorciato mentre il motore di 1.147 cc incrementa la propria potenza fino alla soglia dei 63 CV.
Le sospensioni posteriori indipendenti sono costituite da una balestra trasversale superiore e da bracci longitudinali inferiori mentre quelle anteriori sono del tipo a trapezio. Il nome scelto per questa vettura è un omaggio al famoso aereo della RAF della seconda guerra mondiale, vittorioso protagonista della Battle of Britain contro la Luftwaffe. L’auto fin da subito ottiene numerosi consensi e nei suoi primi tre anni viene prodotta in 45mila esemplari.
Nel 1965 avvengono i primi ritocchi che danno vita alla Mk2. Le principali modifiche riguardano l’incremento della potenza del propulsore (+4 CV) sedili più comodi, nuovi tappetini, griglia con barrette orizzontali e scritta Spitfire Mk2 sulla coda. Nel 1967, invece, i cambiamenti introdotti hanno maggior rilevanza. Per prima cosa si decide di adottare un nuovo motore di 1296 cc in grado di sviluppare 75 CV. A livello estetico, poi, la Mk3 si distingue dalla precedente generazione per il paraurti anteriore più alto, un’inedita capote, maniglie a pulsante e il quadro strumenti rivestito in legno.
Due anni più tardi la Mk3 monterà inoltre un nuovo carburatore per ridurre le emissioni inquinanti. Arriva il 1970 e la Triumph decide di chiamare ancora Michelotti per dare una rinfrescata alla Spit e far nascere l’ Mk4. Il Designer italiano elimina le “crestine” sui parafanghi anteriori e allunga la coda per creare un family feeling con le berline Triumph che in quel periodo fanno parte della gamma. Nel ’73 la versione destinata agli USA adotta un propulsore di 1493 cm 3.
L’anno seguente sarà montato anche sul modello europeo, che nel 1976 aumenterà ulteriormente la propria potenza. Al nuovo motore si abbina un cambio con la retromarcia posizionata accanto alla prima. Inoltre, nel ‘75, viene introdotto un vistoso spoiler anteriore. Queste variazioni rappresentano le ultime modifiche apportate all’elegante e sportiva vettura inglese che termina la propria carriera nel 1980.
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Per chi si fosse perso le scorse puntate, abbiamo parlato di:
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