I freni Brembo protagonisti a Le Mans: differenze tra LMP1 e GT

La casa italiana vincente in tutte le categorie della 24 ore di Le Mans, la corsa endurance più celebre e prestigiosa al mondo.

Di Alessandro Pinto
Pubblicato il 24 giu 2016
I freni Brembo protagonisti a Le Mans: differenze tra LMP1 e GT

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Si è appena conclusa l’84° edizione della 24ore di Le Mans, la più famosa e prestigiosa corsa endurance al mondo, che ha visto trionfare la Porsche 919 del Team Porsche per la categoria LMP1, la Nissan-Alpine A460 nella LMP2, oltre alla Ford n.68 del Ford Chip Ganassi e la Ferrari 458 n.62 del team Scuderia Corsa, rispettivamente nelle categorie GTE Pro e GTE AM.

Cosa possono avere in comune auto vincenti che corrono però in categorie diverse? Sono tutte equipaggiate con l’impianto frenante fornito dalla Brembo, in carbonio per i prototipi della LMP1 e LMP2, in ghisa per le derivate di serie delle categorie GTE. Vediamo nel dettaglio le differenze degli impianti forniti da Brembo.

Altra rilevante differenza tra le 2 classi, forse la più importante,  è nel materiale di costruzione delle pinze a 6 pistoni: in lega di alluminio-litio per  la classe superiore, vietate in ottica di riduzione dei costi nella LMP2 che invece utilizza alluminio standard.

Le vetture Gran Turismo invece, dato il regolamento che vieta espressamente l’uso di dischi freno in carbonio, montano i più tradizionali ed economici dischi in ghisa, che superano di circa 10 volte il peso dei primi e non sono ‘customizzabili’ su misura, come invece avviene per gli impianti frenanti destinati ai prototipi ed alle Formula 1. Il diametro per i dischi anteriori varia dai 380 ai 390mm mentre per il posteriore si va dai 332mm ai 355mm ed in entrambe le classi (GTE Pro – GTE Am) sono accoppiati con pastiglie a base ceramica. Al contrario dei dischi in carbonio, quelli in ghisa non richiedono una temperatura minima di esercizio, motivo per il quale risultano immediatamente efficaci. Il problema maggiore per questo tipo di impianto è rappresentato dagli shock termici ai quali la ghisa è particolarmente sensibile. L’alternanza fra lunghi rettilinei e brusche staccate, con le conseguenti oscillazioni termiche, possono infatti favorire la formazione di cricche, compromettendo di molto l’efficacia della frenata.

 

 

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