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Sidewalk Labs: parcheggi e passaggi “cloud” a Columbus, Ohio

Sidewalk Labs, la start-up acquisita da Google, svela le sue carte per cambiare la mobilità cittadina grazie al cloud.

Sidewalk Labs è una delle tante startup entrata da pochi mesi a far parte della galassia di Google attraverso la controllata Alphabet. La promessa fatta al momento dell’acquisizione era stata quella di stupire il pubblico rendendo la città più smart e ora l’azienda vuole tener fede a quanto aveva dichiarato.

Stando a quanto riporta il Guardian in questi giorni, Sidewalk Labs ha messo a punto Flow, un software per la gestione del traffico cittadino e dei altri servizi urbani, basato sul Web e in grado di funzionare tramite il cloud e il machine learning (la capacità di un sistema d’imparare durante il suo funzionamento).

La città di Columbus, capitale dell’Ohio è nei progetti dell’azienda, la candidata ideale per testare questo sistema e tra le due parti è in corso una trattativa.

Il primo in cui il sistema di Sidewalk Labs è destinato ad operare è quello dei parcheggi. Lo scopo è un controllo costante da parte della tecnologia di tutti i parcheggi cittadini in tempo reale, per poi offrire all’automobilista quello più vicino a lui al momento del bisogno attraverso il loro smartphone e ovviamente Google Maps.

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Al programma possono partecipare anche i privati con la propria piazzola davanti a casa, mettendola a disposizione in cambio di un canone che varia in base al traffico cittadino e la necessità del momento. Le forze dell’ordine invece possono sfruttare questa tecnologia Flow per rilevare prima e meglio eventuali scorrettezze.

Su un altro fronte, Sidewalk Labs vuole migliorare i trasporti pubblici tramite il ride sharing. I cittadini potranno utilizzare i servizi di passaggi come Uber e Lyft con biglietti e servizi tipo quelli del trasporto pubblico per una maggiore versatilità e comodità d’accesso ai nuovi sistemi.

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L’introito ipotizzato per la città di Columbus, collegato all’adozione dei servizi della controllata di Google è stimato nell’ordine dei 2,25 milioni di dollari l’anno, a trattenere i responsabili cittadini dal dare il proprio assenso al momento è la privacy che verrebbe in buona parte sacrificata sull’altare dei Big Data di Google.

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