Peugeot 208 vince l’Auto Europa 2013; critiche al governo durante la tavola rotonda “Green economy e automobile”
Peugeot 208 vince l’Auto Europa 2013; critiche al governo durante la avola rotonda “Green economy e automobile”
E’ la Peugeot 208 ad aggiudicarsi il titolo di Auto Europa 2013 organizzato da UIGA, Unione Italiana Giornalisti dell’Automotive con la formula della votazione in forma palese. 318 voti per la 208, con Citroen DS5 e Fiat 500L sul secondo e sul terzo gradino del podio con 145 e 113 voti. Tra le auto sportive la preferita è stata la Ferrari 458 Spider che ha preceduto Jaguar XKR-S a pari merito con Porsche 911.
Green Gold Award a Opel Ampera/Chevrolet Volt, mentre vincono nelle categorie singole Fiat Panda Twin Air Turbo Natural Power nella categoria Metano, Kia Venga nella categoria GPL, Toyota Yaris HSD categoria Ibride, Nissan Leaf nella categoria Elettriche mentre nella cateogia Tecnologia è stata premiata Bosh per l’Axle-Split su Citroen DS5 Hybrid e Peugeot 3008 Hybrid4.
Premiazione anticipata da un convegno in cui tutti i nodi dell’attuale situazione economica, industriale e fiscale sono stati passati al pettine. Su tutti l’auto utilizzata dai governi per far cassa, come ben sappiamo. Tasse che ricadono sull’utente finale o che sono comunque una complicazione in più per i concessionari. Romano Valente, Direttore Generale dell’Urnae esibisce il simbolo per eccellenza dei balzelli: un bollettino postale da 9 euro creato nel 1967, per la cassa previdenza del ministero trasporti e dei lavori pubblici. Fino al 1992 serviva per finanziare le spese funerarie e dentistiche, poi se ne sono perse le tracce nel calderone delle entrate statali.
Tornando a questioni più attuali, la filiera delle case estere conta 135.000 lavoratori italiani, di cui 91.000 nelle concessionarie; le stesse case straniere comprano 8,5 miliardi di euro di componentistica italiana. Dati che fanno meditare sul concetto di “nazionale” o “straniero” nell’Italia del 2012.
Gianmarco Giorda, direttore di Anfia (Associazione Nazionale Industrie Automobilistiche) illustra una situazione che non può che essere negativa. Segni meno in tutti i settori, con un -20,5% per le vetture fino ad un -34% su rimorchi e semirimorchi. La colpa? Un’efficienza del mercato del lavoro in cui l’Italia è al 123simo posto su 142, dove per efficienza si intende non solo il lato “lavoratori” ma anche burocrazia, infrastrutture e costi. Basti pensare al costo dell’energia che arriva a pesare fino al 4% del fatturato, un dato che pone il nostro Paese attrattivo per gli investimenti dall’estero. Proposte al governo per lavorare insieme per una politica industriale sull’automobile ce ne sono, il fatto grave è che stiamo perdendo pezzi di filiera perchè i volumi non sono sufficienti. Bisogna rendere più competitivo il Paese ed una proposta è proprio il business Case sul costo dell’energia, che si può abbassare del 5% subito.
Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor punta invece all’economia verde per rilanciare l’economia del Paese e non lesina critiche al governo per l’accanimento contro il settore auto. L’equazione Professori = Tecnici non è vera in senso assoluto: quelli che nel governo tecnico hanno lavorato meglio sono quelli che avevano già alle spalle un bagaglio tecnico. Bocciato in pieno il piano incentivi: decreto scritto male, numero modesto di modelli interessati ed un errore tecnico grossolano: sono praticamente esentati dalla rottamazione i privati, mentre le aziende dovrebbero rottamare modelli di 10 anni di vita, quando è noto che nessuna azienda ha nel proprio parco automobili così datate.
Fabio Bertolotti direttore di Assogomma ha parlato dei problemi del calo di produzione dovuto alla diminuzione vendite auto, quindi per il primo equipaggiamento. Più grave invece la crisi dei mezzi pesanti. Sono stati fatti ingenti investimenti da parte delle aziende dei pneumatici sul fronte dell’etichetta energetica ma sono fondamentali i controlli sul mercato. Ci sono alcuni marchi che vendono pneumatici realizzati con sostanze vietate dal Ministero della Salute, eppure con la spending review sono stati azzerati gli stanziamenti relativi ai controlli. Verranno quindi penalizzate le aziende che hanno investito miliardi di euro nella ricerca e saranno favoriti chi vende prodotti a basso costo senza rispetto delle normative. Nessuno vuole agevolazioni o contributi, ma che vengano fatte rispettare le regole.
Rita Caroselli, direttore Assgasliquidi/Federchimica, pone l’accento che il GPL ed i combustibili gassosi sono considerati dall’UE pilastro mobilità sostenibile. Fino al 2005 il mercato per gli impianti GPL per auto era principalmente di conversione, dal 2006 parte la vendita delle auto con impianti già installati; nel 2012 l’impianto di prima installazione sorpassa la conversione. Un mercato nel quale le aziende italiane sono leader del settore. Nel 2012 anche senza incentivi, il GPL cresce del doppio e c’è incremento anche su CNG. Per quanto riguarda la produzione, in italia il 40% del GPL arriva dalle raffinerie, il resto viene importato come prodotto da estrazione del metano. Da questo punto di vista, la maggior richiesta di GPL non modifica i prezzi relativamente al processo di raffinazione.
Come c’era da aspettarsi il momento non è roseo, ma in questa occasione nessuno ha parlato di contributi o incentivi. C’è invece una richiesta forte affinchè il governo interpelli le parti coinvolte e soprattutto che vengano corrette subito alcune decisioni sbagliate prese fin’ora.