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Kia R&D Idea Festival: potere alla fantasia

All’R&D Idea Festival 2016, i protagonisti sono i giovani inventori coreani.

Non è la prima volta che ho l’occasione di vedere Seul, eppure ogni volta è come se lo fosse. Così distante e così diversa dalla nostra realtà da lasciare interdetti. La Corea non è la Cina e non è il Giappone, non è caos totale ma neanche ordine maniacale. Già: cos’è la Corea?

Qualche indizio mi viene fornito presso la HMG University, l’università privata del gruppo cui fa capo Kia. Il campus di Mabuk è immerso nel verde di una collina, e la cura con la quale è tenuto è tale da far pensare che l’apertura sia avvenuta qualche settimana fa: sbagliato, perchè l’inaugurazione risale al 2012. Architettura moderna e gusto occidentale, con le macchinette automatiche che distribuiscono solo cibi e bevande che possano essere condivise con i colleghi di corso, una virtù importante qui in Corea. Veniamo accolti nella Vision Hall, una sala dominata dal cemento armato ma soprattutto da uno spettacolare video wall di 25 metri in lunghezza e di 4 metri di altezza, che si è meritato un Red Dot Award nel 2013. Animazioni e filmati che rappresentano la forza della crescita del gruppo, e delle persone che lavorano e contribuiscono all’innovazione.

L’Università è il primo luogo in cui “vivono” i ragazzi appena assunti dal gruppo; uno spazio dove “condividere i valori e favorire i futuri leaders“. I programmi di studio favoriscono questa “vision”, che è portata avanti seriamente tanto da proporre, tra gli altri, un “expatriate program“. Si: i coreani sono impegnati nella conquista del mondo, con metodo. C’è da imparare dalla determinazione con la quale si sono applicati, partendo da una situazione economica per nulla semplice. Qui a Mabuk ci spiegano le difficoltà del dopoguerra. Mentre in Italia si gettavano le basi per gli anni del boom, in Corea del Sud il conflitto con il Nord aveva portato il Paese sul lastrico. Per dare l’idea, negli anni ’60 il PIL Sud Coreano era pari a quello dei più poveri Paesi africani e più basso rispetto alla Nord Corea. Basta un rapido calcolo per capire che i top managers attuali sono nati durante quel periodo, e qui si spiega molto dell’orgoglio con il quale si affacciano sul resto del mondo.

C’è da dire che la guerra con il Nord non è mai terminata. Ufficialmente si tratta dell’armistizio più lungo della storia, durato dal 1953 al 2013, quando il Nord ha dichiarato nuovamente lo “stato di guerra” contro il Sud. E’ una delle guerre più strane, perchè al Sud sembrano viverla con tranquillità, mandando avanti i propri affari. Il confine è diventato una meta turistica, con tutti i crismi del caso, come un documento d’identità valido per entrare nella DMZ (Korean Demilitarized Zone). Le recinzioni con filo spinato, le torrette di osservazione, le telecamere ed i soldati sono veri così com’è reale il rumore degli elicotteri militari che volano sopra di noi. Ci sono scappati dei morti negli ultimi 50 anni, e non è il caso di scherzarci sopra. I nord coreani hanno costruito negli anni ’70 tunnel sotterranei per invadere il sud, di sicuro c’è che ne sono stati trovati quattro, e tre di questi offrono la possibilità di visite guidate. Ci intrufoliamo in uno di questi: le misure anguste, l’umidità ed il freddo rendono bene la follia di chi li ha fatti costruire. Non ci è stato permesso di entrare con smartphones o macchine fotografiche, qui sotto un video non girato da noi che mostra una parte del tunnel.

Più avanti un avamposto sicuro permette di vedere con i binocoli il Nord a qualche chilometro di distanza, un po’ come facevano i berlinesi ai tempi del muro e della guerra fredda. E nonostante la guerra, gli affari sono affari: in Nord Corea c’era un parco industriale dove le aziende del Sud potevano impiegare lavoratori del Nord a basso costo. Il Nord incassava bene, il Sud produceva con poco, ma la situazione win-win non è durata comunque più di una decina d’anni (2006-2016) così come il sogno della stazione di Dorasan, che doveva portare e far arrivare merci verso gli impianti industriali nel Nord, è durato un solo anno (2007-2008). Oggi la destinazione Pyongyang è solo un cartello per ingannare noi turisti che immaginiamo un viaggio con un treno che non partirà mai.

E’ invece in piena corsa il viaggio dei giovani coreani alla conquista della felicità. Il protocollo rigido delle relazioni, che ci è stato spiegato alla HMG University lascia comunque ai migliori la possibilità di esprimersi. Al settimo R&D Idea Festival è in sfida la fantasia. Un concorso nato internamente, in sordina, che oggi viene usato per lanciare i migliori talenti. I ragazzi possono unirsi in gruppi per sviluppare un’idea sulla quale lavoreranno fuori dall’orario di lavoro. Sono valutati durante l’anno e chi merita passa alla fase successiva, dove si passa al prototipo. I progetti hanno il fascino di chi riesce a superare il bizzarro per arrivare al reale, con un prodotto dai molteplici utilizzi.

Kiss on the Road è un sistema per verniciare istantaneamente la strada con frasi o loghi, per una dedica romantica o più pragmaticamente una pubblicità. Alpha Goo è un simpatico robottino a forma sferica che rappresenta un nuovo concetto di mobilità, può fungere da maggiordomo così come poltrona mobile. I. Gudardian è uno scuolabus pensato per la sicurezza degli alunni, con dossi mobili che si stendono istantaneamente, un display posteriore per mostrare agli altri automobilisti ciò che accade di fronte allo scuolabus, più un sistema wireless per avvertire gli altri veicoli. Moving Forest è un sistema per pulire l’aria, tramite un sistema di cartucce. Se venisse installato su 10.000 bus e, utilizzato 24 ore su 24, avrebbe lo stesso effetto positivo sulla CO2 di circa 30 volte il Parco Forlanini di Milano. Da qui il nome di foresta in movimento. Lego Car propone automobili composte di parti che possono essere montate, smontate o assemblate insieme, come si fa appunto con i Lego. Schetch Book è un finestrino che può essere utilizzato come lavagna per disegnare, fare calcoli o prendere appunti, come si fa con i vetri appannati: non a caso si attiva soffiando sul finestrino. Il contenuto può essere inviato allo smartphone e tablet. Twinkle è un sistema di pannelli led montati sulla vettura. Possono visualizzare immagini, frasi o video clip legati a messaggi di sicurezza o, perchè no, pubblicità.

La giuria, nella quale era presente anche Peter Schreyer (Chief Design Officer) ha decretato la vittoria per Schetch Book, seguito da I. Gudardian e Kiss on the Road. Per i vincitori un assegno, ma soprattutto la possibilità di passare un periodo di tempo presso i centri R&D all’estero. Di età compresa tra i 20 ed i 25 anni, vincitori e non alla domanda “come ti vedi tra 20 anni?” mi guardano perplessi: la risposta per loro è scontata “fare carriera in Kia“. Qui in Corea non si usa passare da un’azienda all’altra ed è allora bello che gli sia data la possibilità di emergere, senza che un “senior” possa tappargli le ali, condizione che troppo spesso viviamo in Italia.

Il Festival delle Idee non è fine a stesso. Perchè è necessario che qualcuno sappia come trasformare i sogni in prodotti tangibili. Al Central Advanced Research and Engineering Institute vediamo in opera una Kia Soul in versione Drive Wise, ovvero che monta a bordo sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance Systems). Per gradi, il primo modello a guida assistita dovrebbe arrivare sul mercato per il 2020, mentre è per il 2030 la previsione per la prima auto a guida completamente autonoma. All’interno del CAREI possiamo allora “provare” come funziona un aspetto della guida autonoma.

La Soul Drive Wise è capace di muoversi autonomamente per le strade fino a scendere nel parcheggio sotterraneo e parcheggiare da sola. Ed ovviamente viceversa. Stupefacente da vedere e da provare, almeno la prima volta. Forse è più facile abituarsi a vedere un’automobile senza conducente, piuttosto che piegarsi alle abitudini coreane. Eppure c’è un legame nascosto tra coreani ed italiani, che ci porta ad avere subito simpatia gli uni per gli altri. Non si sa bene come funzioni, ma è così. Lo conferma anche l’addetta dell’aeroporto Incheon di Seoul che mi mostra il percorso per andare al gate, mi sorride e mi dice in perfetto italiano “arrivederci“. “Kam sa hae yo“, rispondo io, un grazie in un coreano stentato. Arrivederci Corea, la prossima volta che scarabocchierò qualcosa su un vetro appannato, penserò ai ragazzi di “Kiss on the Road“…