Jeep Compass: primo contatto
La seconda generazione della Jeep Compass provata su strada e in offroad.
In medio stat virtus, per la nuova Jeep Compass é davvero il caso di dirlo. Il SUV medio che va a posizionarsi tra la Jeep Cherokee e la Jeep Renegade, della quale condivide la piattaforma, ha ereditato le migliori doti della famiglia di Sport Utility Jeep, andandole a condensare in un segmento estremamente importante nell’odierno mercato globale. 4 metri e 40 di lunghezza, tanta tecnologia e una buona dose di comfort sono il biglietto da visita di questo SUV “premium” come gli stessi uomini di Jeep amano chiamare la nuova Compass.
La seconda generazione del SUV non poteva che avere nel proprio DNA l’animo fuoristradistico che da sempre ha distinto Jeep da tutti i suoi rivali. Così la nuova Jeep Compass ha saputo unire presente e passato con richiami estetici più o meno velati come le tradizionali sette feritoie della calandra o i passaruota trapezoidali, e soluzioni tecniche tecnologiche che permettono di affrontare senza problema sterrati impensabili da percorrere con auto di altro tipo: un esempio su tutti la trazione integrale. Negli ultimi mesi ho seguito passo passo tutto lo sviluppo della nuova Jeep Compass, a partire dalle foto spia fino ad arrivare al debutto mondiale in Brasile, al lancio americano al Salone di Detroit e all’anteprima europea di Ginevra, così per avere un primo contatto con questo SUV sono andato nel Parco Naturale di Sintra, a nord di Lisbona, in Portogallo, dove ho guidato la Limited su strada, spremendo in offroad la più temeraria Trailhawk.
Uscendo dalle strette e trafficate vie del centro di Lisbona ho apprezzato l’agilità della nuova Compass. Le sue dimensioni esterne sono un buon compromesso per trovare facilmente un parcheggio pur avendo a disposizione cinque comodi posti e un bagagliaio da 438 litri (ampliabile a 1.251). Sul pavé della città portoghese l’assetto si è rivelato decisamente comodo, isolando anche le sconnessioni più nette in maniera impeccabile. Nelle manovre strette il SUV si destreggia bene grazie a uno sterzo estremamente morbido e leggero, doti che però rendono meno piacevole la guida nel misto.
Arrivati sulla costa ho potuto alzare un po’ l’andatura sfruttando i 140 cavalli del 2.0 diesel della Jeep Compass Limited che stavo guidando e apprezzandone la silenziosità: l’isolamento acustico è davvero degno di nota. Nel mio caso il due litri a gasolio era abbinato al cambio automatico a nove rapporti e alla trazione integrale: la stessa trasmissione che equipaggia anche la sorella minore Jeep Renegade. Proprio in questa occasione ha iniziato a emergere l’eccessiva leggerezza dello sterzo, un po’ lento nelle rapide sollecitazioni e non molto preciso. Non si tratta certo di un’auto d’impronta sportiva ma un comando un filo più diretto avrebbe solo giovato alla dinamica di guida.
[rating title=”Voto” value=”8″ value_title=”Primo Contatto”]Rispetto alla Renegade però la Jeep Compass si guida meglio, è più divertente e ha una stabilità maggiore, donata principalmente dal passo allungato di 7 centimetri. Anche la posizione di guida è un po’ più da “macchina” che da fuoristrada come sulla Renegade, il che si ripercuote positivamente sul piacere di guida e sulla comodità di marcia. La seduta è comunque rialzata, da vero SUV, e permette un’ottima visibilità anteriore, anche se c’è da dire che gli ingombri sono poco percepibili a causa del design del cofano. Non così buona, invece, la visibilità posteriore: nelle manovre mi sono principalmente affidato alle immagini della videocamera di retromarcia trasmesse sullo schermo da 8.4 pollici del sistema di infotainment Uconnect di quarta generazione.
Proprio la tecnologia è tra i punti forti della seconda generazione della Jeep Compass che, dati alla mano, ha ben poco da invidiare alle concorrenti dei segmenti superiori. Frenata autonoma in caso di emergenza, mantenimento della corsia di marcia e cruise control adattivo sono solo alcune delle dotazioni disponibili in gamma, senza dimenticare i tre diversi impianti di infotainment da 5, 7 e 8.4 pollici, quest’ultimo al debutto sulla gamma Jeep e dotato, come il modello intermedio, di compatibilità Apple CarPlay e Android Auto. Per i più tecnologici ci sono anche le applicazioni dello Uconnect Live, tra cui la Jeep Skills che permette di visualizzare in tempo reale svariate informazioni sull’auto.
Proprio questa applicazione ha accompagnato il mio tratto di guida in fuoristrada a bordo della Jeep Compass Trailhawk sulla quale ho potuto osservare i vari angoli di inclinazione dell’auto sulle ripide salite, sfruttando anche il controllo elettronico della trazione integrale. Tramite il Jeep Selec-Terrain ho infatti selezionato le marce ridotte per il cambio, impostando poi la modalità di guida Rock, pensata per i fondi rocciosi, e sfruttando l’hill descent control nelle ripide discese del parco naturale di Sintra.
Essendo una Trail Rated, ovvero una vettura testata e garantita per avere i massimi standard per quanto riguarda la guida offroad, la Compass Trailhawk non ha avuto il minimo problema nell’affrontare anche i passaggi più impervi. L’altezza da terra di 21.5 centimetri, maggiore di 25 mm rispetto ai modelli tradizionali, consente di superare quasi ogni ostacolo e, se proprio il fondo dell’auto dovesse strisciare a terra le piastre in acciaio montate nel sottoscocca sono pensate per proteggere i punti più sensibili come i serbatoi del carburante e la coppa dell’olio.
A rendere così spigliata nell’offroad la nuova Jeep Compass concorre anche la geometria delle sospensioni, appositamente studiata per permettere un’articolazione elevata delle ruote (fino a 20 centimetri), soprattutto al posteriore dove Jeep propone un’architettura sospensiva di tipo Chapman contrariamente all’anteriore dove troviamo un tradizionale MacPherson. Se ciò non bastasse sulla Trailhawk sono stati modificati anche i paraurti, così da consentire migliori angoli di attacco (30°) e uscita (33.6°).
Tornati su strada anche la Trailhawk ha dimostrato di avere un buon assetto, non eccessivamente morbido e senza troppo rollio: il giusto compromesso per un’auto che dai clienti verrà principalmente usata su strada. Proprio nella guida su asfalto la Compass si è rivelata piuttosto silenziosa e confortevole anche per merito di sedili morbidi e ben imbottiti. Di buon livello anche i materiali con cui sono realizzati gli interni, a parte qualche eccezione, anche se c’è da dire che l’assemblaggio poteva essere molto più curato (c’è però da ricordare che si tratta ancora di esemplari di pre produzione).
L’abitacolo è molto ampio e, davanti, anche i più alti non hanno problemi a trovare spazio, discorso che cambia dietro dove chi misura più di un metro e 80 non sta comodissimo. Su tutta la vettura sono disseminate varie prese Usb e 12 volt, c’è addirittura anche una presa della corrente tradizionale dietro al bracciolo centrale, peccato però che manchi un vano dove riporre il proprio smartphone: il tunnel ha un piccolo pozzetto per le chiavi e due portabottiglie, niente di più. Bisogna dunque riporre telefono e portafogli nel bracciolo, una soluzione non molto pratica.
Dettagli a parte, la Jeep Compass è riuscita a migliorare le già buone doti della Jeep Renegade, trascinando il marchio americano in un nuovo, fondamentale, segmento. I motori sono praticamente gli stessi della sorella minore con i 1.4 MultiAir da 140 cavalli, 1.6 Multijet da 120 cavalli e 2.0 MultiJet da 140 o 170 cavalli. Anche i prezzi non sono niente male, con il modello d’attacco che parte dai 25 mila euro e una gamma che si articola fino ad arrivare ai 39.750 euro della Jeep Compass 2.0 Multijet 170 cavalli Limited, l’allestimento di punta.