WRC 2017: al Rally Italia Sardegna con Hyundai Motorsport
Un fine settimana in compagnia del team WRC Hyundai per seguire da vicino la settima tappa del mondiale di Rally 2017.
Rally, una delle discipline sportive dell’automobilismo sicuramente più spettacolare dove la macchina, il pilota e il navigatore si confrontano con la natura del territorio, le sue strade strette e tortuose, i terreni difficili e sconnessi da affrontare alla massima velocità. Percorsi ogni volta diversi, che possono nascondere numerose insidie alle quali i rallysti rispondo con una guida tecnica, precisa e attenta, ma al tempo stesso molto spericolata.
Assistere ad una gara di Rally non è come vedere una corsa in un circuito, comodamente seduti sulle gradinate di un autodromo, riparati dal sole o dalla pioggia, con i tabelloni elettronici che riportano posizioni, tempi e tutte quelle informazioni relative all’andamento della gara. Seguire il Rally è molto diverso, è passione allo stato puro, significa stare ore esposti alle intemperie per vedere i propri idoli domare auto e strada, se così possiamo chiamarla, significa inerpicarsi su colline e campi cercando il posto migliore dove avere la giusta visuale. Una passione a volte portata agli estremi da pochi dementi pronti a rischiare la vita eludendo controlli e regolamenti mettendo così alla dura prova la pazienza dei Marshall e degli organizzatori avvicinandosi troppo al tracciato percorso ad altissima velocità dalle auto o posizionandosi in punti molto pericolosi che, anche se segnalati, non impediscono a queste persone di formare un piccolo gruppo di insani che rischia di essere falciato ad ogni passaggio, come la cronaca, purtroppo ci insegna.
Se riesci a scambiare due chiacchiere con uno di questi piloti, la prima cosa che ti dice è che il Rally è un’altra cosa, non ha niente a che fare con le corse “altre”, gare di precisione, monotone, giocate tutte su un uso esasperato delle centraline elettroniche, sulle traiettorie studiate e sulle prestazioni delle gomme portate all’estremo. Competizioni dove curva dopo curva e giro dopo giro bisogna reimpostare il modo di affrontare il tracciato in asfalto a causa del decadimento dello pneumatico. Attenzione, anche nel Rally le gomme sono fondamentali, ma il loro uso e le loro performance sono completamente diverse.
E’ quello che ci ha raccontato Dani Sordo, uno dei piloti ufficiali del team Hyundai Motorsport in questi giorni durante lo spettacolare Rally Italia Sardegna, la tanto attesa settima tappa italiana del Mondiale WRC 2017. Ospitato da Hyundai Italia per seguire le gare ho avuto l’occasione di vedere per la prima volta nella mia vita dal vivo il Rally di Sardegna, un’esperienza che mi mancava, che non avevo mai fatto prima, culminata con una “prova speciale” che mi ha permesso di sedere nelle vesti di co-driver sulla potentissima Hyundai i20 coupé WRC accanto al pilota spagnolo per una simulazione di gara, uno special stage della SS 16/18 Cala Flumini.
Sotto un sole cocente che non lasciava scampo erano moltissime le persone di tutte l’età, famiglie intere disseminate in mezzo ai campi, sulle colline, in piedi sui caratteristici muretti a secco sardi o che spuntavano da cespugli di mirto e rovi vari, tutti pronti a superare a modo loro le asperità del terreno per avvicinarsi il più possibile e seguire i passaggi delle auto lanciate a forte velocità.
Passaggi velocissimi, prove cronometro scandite da partenze scaglionate e anticipati da nubi di polvere che si alzano all’orizzonte e che indicano l’imminente arrivo della vettura, poi il rumore dei motori, quel suono caratteristico, scoppiettante che accompagna il cambio delle marce, sei per l’esattezza, i giri spinti ai massimi e la coppia che entra sparando tutta la potenza di questi bolidi da 380 cavalli.
Salti e drift a manetta, curve che sembrano ribaltare le leggi della fisica e della gravità, questi geni delle derapate alzano nuvole e nuvole di terra e sassi che investono gli astanti esaltati e fomentati dalle prove al limite dei piloti e delle loro auto derivate di serie, urla, applausi e incitamenti che accolgono le vetture impegnate sugli stretti sentieri sterrati un misto di tensione, concentrazione e una sana dose di pazzia.
Interessantissimo poi vedere da vicino tutte le operazioni dei tecnici e meccanici che ai box hanno solo 45 minuti di tempo al termine delle prove per settare di nuovo la vettura per la gara del giorno dopo, sostituire entrambi i differenziali in pochi minuti come se fosse un gioco da ragazzi, mentre gli altri sistemano il motore, puliscono e riverniciamo la vettura sostituendo i pezzi e i fascioni danneggiati. Un lavoro all’unisono dove ogni gesto è netto e preciso, dove il lavoro di uno non intralcia quello dell’altro grazie a movimenti precisi e calcolati sotto la stretta vigilanza degli ispettori di gara.
Per la cronaca la gara organizzata dall’Automobile Club Italia e dalla Regione Sardegna, una delle più dure e impegnative dell’intera stagione, è stata conquistata dal pilota estone Tanak a bordo della sua Ford Fiesta seguito da Latvala su Toyota e dal duo belga Neville e Gilsoul che sulla Hyundai i20 Coupé WRC, dopo la vittoria alla Ittiri Arena Show, la gara speciale d’apertura e la PS 11 per un problema ai freni non hanno potuto replicare lo strepitoso successo ottenuto sempre in Sardegna lo scorso anno.
Purtroppo in casa Hyundai problemi anche per la coppia Hayden Paddon e Seb Marshall che sembrava avessero tutte le carte in regola per bissare la vittoria ottenuta nel 2015 e per Dani Sordo e Marc Martì, veloci ma sfortunati con una serie di problemi tecnici che hanno impedito al pilota spagnolo di conquistare quei punti necessari per risalire in classifica, ora la quinto posto con 70 punti staccato di tre misure dal compagno di squadra Thierry Neuville in seconda posizione con 123 punti. Ma nonostante i risultati conquistati in terra sarda il marchio coreano si consolida al secondo posto nella classifica mondiale Rally Costruttori in una stagione ancora aperta e tutta da disputare.
Un’esperienza fantastica che mi ha regalato fortissime emozioni culminata, come anticipato, dalla sessione di co-driving con Dani Sordo che mi ha permesso di provare in prima persona cosa significa correre un rally, sebbene al 60/70% delle vere performance di gara, ma vi assicuro un giro che in pochissimi secondi ha accelerato le pulsazioni e i battiti del mio cuore regalandomi scariche di adrenalina pura mai provate in vita mia.
Impressionante passare a ben 160 Km orari su sentieri strettissimi circondati da cespugli e muretti a secco evitati all’ultimo secondo con manovre magistrali da togliere il fiato con una vettura che risponde al meglio alle sollecitazioni del terreno, praticamente incollata alla strada nonostante la guida non semplice sullo sterrato e poi i salti che ti staccano dal sedile per poi incollartici di nuovo quando le ruote toccando terra aggrappano sassi e terra con un’aderenza veramente mostruosa. Una prova che all’inizio mi ha messo un po’ di ansia e timore, ma che poi ho affrontato con coraggio, io che soffro di vertigini e non concepisco lo sballo delle montagne russe, una sessione veramente esaltante e divertente e non terrificante come anticipato da qualcuno.
Sinceramente avevo più paura ad andare in macchina con mia madre, una pazza spericolata che qualche anno fa, proprio alla guida di una Hyundai, una Getz 1500 turbo diesel, la macchina più potente mai guidata da lei perché “Semper Fidelis”, come un marines americano, alla più morigerata Fiat Panda, azzardava dei sorpassi paurosi da farti cadere i capelli in un sol colpo.
Sempre per la cronaca, il sottoscritto, una volta finito il giro e sceso dalla macchina, forse a causa delle scariche di adrenalina e dell’agitazione accumulata prima di iniziare la prova, ha dato di stomaco eliminando in un sol colpo quella pochissima acqua che avevo bevuto prima di partire, come se le forti sollecitazioni mi avessero rivoltato e cambiato di posizione tutti i miei organi interni. Lo so, sono un pivello nonostante la mia età, diciamo così, avanzata, ma se volete o preferite è la prova che tutto sommato io sono umano, ma non so cosa sono loro, i piloti, dei veri e propri mostri di bravura, tecnica e concentrazione ai massimi livelli.
Eh sì, il mondo dei Rally è veramente un mondo a parte, ci vuole molto coraggio e fegato per guidare queste potenti e veloci macchine su questi terreni accidentati, una cosa non per tutti e quando qualcuno dei miei colleghi durante un incontro con il team Hyundai chiede a Dani Sordo cosa ne pensa dei piloti che lasciano le piste per provare l’ebbrezza del mondo dei Rally, Dani liquida la domanda con poche e semplici parole:
“Non penso niente, sono i risultati che parlano da soli…”