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GP Bahrain F1 2018: il commento di Matteo “Babalus”

Il Gran Premio del Bahrain visto dal nostro Matteo Babalus: commenti e valutazioni della gara di Sakhir.

Di Matteo “Babalus” Santoponte.

Seconda gara del Campionato del Mondo Formula 1. Scenari opposti, stesso vincitore, differenti protagonisti. In un altro continente, ma quasi un altro mondo, riparte il Circus più veloce del Mondo. Dalla Australia al Bahrain, dai muretti alle distese sconfinate di sabbia, il campionato riparte e si ripete in salsa ancora più piccante, frizzante, imprevedibile.

Liberty Media gestisce la Formula 1 con un format, una visione ed una traiettoria nuova, tutti li criticano, tutti puntano il dito ma in due stagioni ha riportato lo spettacolo, le battaglie ed il divertimento in pista, soprattutto annullato drive trough e penalizzazioni incomprensibili e fastidiose per uno sport definito come “Dangerous” ma, grazie al progresso tecnologico e scelte tecniche ben mirate, sempre meno lo è. Fortuna, allineamenti astrali o capacità? E’ presto per capirlo ma le gare sono bellissime. Ed è questo ciò che conta.

Iniziamo dal venerdì, prove libere già frizzanti, molti testacoda, bloccaggi, errori. La pista è sporca, i riferimenti pochi laggiù nel deserto e tutti i piloti spingono. Ah, il livello dei piloti è veramente alto, si fatica a trovare qualcuno non all’altezza della situazione, forse non c’è nemmeno. Probabilmente non era mai successo nella storia della Formula 1.

Ferrari subito in palla, Mercedes e Red Bull vicine ma c’è il dubbio che qualcuno giochi a nascondino e che qualcuno aggredisca per non essere aggredito.

Nel frattempo Hamilton deve cambiare la trasmissione. Penalità di 5 posizioni in griglia grazie ad un regolamento machiavellico e, soprattutto, la conferma che a Melbourne ci fu un problema meccanico serio e non un decadimento degli pneumatici.

Sabato invece c’è la conferma che la Ferrari non era un bluff e che Kimi continua nel suo stato di grazia. Prima fila monopolizzata dalla Ferrari, Sebastian che dà la zampata finale da vero campione e Kimi che recrimina traffico nell’ultimo tentativo, quello che conta, quello che divide i fatti dalle chiacchiere. Probabilmente è questa la differenza tra un campione ed un talento assoluto. Non è la velocità o la capacità ma è il gestire il momento, il potenziale, il guizzo.

La Mercedes fatica più del solito, qualcosa stona nell’armata argentea, Bottas non ne ha abbastanza per fronteggiare le rosse ed Hamilton comincia a gestire una strategia per la gara aggressiva e che possa raddrizzare un weekend nato storto. Fa il tempo con le Soft, in modo da allungare il primo e, forse, unico pit stop. E va fortissimo. A fine turno monta un treno di SuperSoft  per mettere paura a tutti e capire fino a che punto lui può spingersi, visto che Bottas quest’anno è distante da lui, arranca ed, inoltre, sbaglia.

Ma va uguale, gli intertempi sono al centesimo, ed abortisce il giro per non rovinare la strategia già decisa, di una sosta. Il problema è che tra Soft e SuperSoft ci dovrebbero essere 6 decimi buoni. Questo è il primo indizio, importante, per una gara da giocare, azzardare, improvvisare. Per tutti.

Tutte le simulazioni, le proiezioni e le certezze sulle performances delle varie mescole portate dalla Pirelli saltano. Non vi è più un approccio scientifico ed un risultato già scritto ed infallibile. Team radio pieni di scuse e “sorry guys” per la gestione non perfetta delle gomme nell’out lap, proprio a testimoniare questa anomalia. Ne scaturisce quindi una griglia di partenza anomala, mischiata, con piacevoli sorprese.

Una su tutte, la Toro Rosso col ridicolizzato e bistrattato Honda. Un Gasly stellare, bravo è poco, incredibile. Ed un Hartley un pochino più lento ma comunque P11.

Tra la sorpresa Toro Rosso e la solita banale lotta per la pole position tra Ferrari e Mercedes c’è, come sempre, Ricciardo, sempre più separato in casa Red Bull ma che il suo lavoro lo fa sempre e bene, molto vicino alle Mercedes come riferimento cronometrico. Manca invece il cocco di casa Verstappen che sbatte forte in qualifica. Personalmente lo ho trovato un errore strano, qualcuno nel team Red Bull ha parlato di un’improvvisa scarica di 150 cavalli in più, mi sembra più un sogno che la realtà.

Credo sinceramente che Max sia arrivato leggermente fuori linea alla curva 2, abbia tenuto comunque il gas totalmente aperto generando sottosterzo in percorrenza e divenendo poi un sovrasterzo violento ed ingovernabile una volta arrivato sul cordolo in uscita. Ingloriosamente terminato a ruote bloccate, anzi una staccata ed il pannello pubblicitario appoggiato sul muso del sua Red Bull. Un’immagine tristissima. La griglia random continua con distacchi inusuali per equipaggi ben equilibrati quali Force India, Haas e Renault.

Parte finalmente la gara, una sola certezza: Hamilton farà una sola sosta per tentare una rimonta impossibile. Giro di allineamento pacato per tutti, il Bahrain è inesorabile coi consumi. Lato destro della griglia sporco, siamo nel deserto, partono piano quindi sia Raikkonen sia Ricciardo, giusto per citare le posizioni che contano. Parte a fionda Gasly, frena tardissimo ed arriva anche lungo ma riesce comunque a sfilare quarto. Ho già detto quanto è bravo? Hamilton parte guardingo, non vuole compromettere la lotta al mondiale in partenza. Magnussen fa a ruotate con Hulkenberg ed Hartley butta fuori Perez, siamo ancora alla terza curva. Bene così!

GP Bahrain F1 2018

Continuano poi i convenevoli con Alonso che accompagna all’esterno Hamilton che sta già rimontando forte, così come Verstappen. I primi due giri sono uno spettacolo incredibile, staccate, ruotate, triple scie, scintille. Questa è Formula1!

Arrivano i cattivi ragazzi alla staccata del rettilineo di partenza. Parliamo di Lewis e Max. Max prende la scia ma, comunque, il motore Renault, ops!, Tag Heuer poco può contro il Mercedes e quindi non riesce ad affiancare Lewis. Tira quindi una staccata incredibile. Lewis fa lo stesso. In quel momento c’è tutto. La rivalità, la carica agonistica, la voglia di sconfiggere, la voglia di dimostrare chi è più forte, più duro, più cattivo tra il presente ed il probabilissimo futuro della Formula1. Max frena comunque più tardi, la sfida la vince lui.

Ma Hamilton, altro “canaccio” prova comunque a resistergli. Arrivano alla prima curva affiancati, fortissimo. Alonso, che era davanti al loro con un buon margine, è raggiunto in un attimo. Sembra quasi piantato a centro curva tanto è lo scarto di velocità. Max, per non centrarlo, allarga leggermente la traiettoria. Hamilton cerca di resistere ma Max lo accompagna verso l’esterno. I due si toccano. Le macchine sobbalzano. Max è davanti. Ha vinto lui.

Purtroppo nel contatto si piega il cerchio posteriore sinistro di Verstappen, che deve rientrare ai box mestamente su tre ruote, purtroppo la scena non è romantica come quella di Gilles Villeneuve. La sua gara finisce così. Nel frattempo si ferma anche Ricciardo. Dal camera car si nota che tutto si spegne nel suo abitacolo. Buio totale. Nessun led e nessun display è acceso sul suo volante computer. Nessun suono dalla sua power unit. La Red Bull Racing comincia a smontare i box al secondo giro. Sul muretto vi è solo disperazione.

Continua comunque in pista una gara combattutissima, Hamilton risale forte e culmina la rimonta dalle retrovie con un triplo sorpasso. Arriva come un missile grazie alla scia, la velocità raggiunta è vertiginosa, scintille ovunque causa spanciamento delle vetture, punta l’interno, sfiora l’erba alla sinistra e frena tardissimo. Manovra riuscita grazie al suo talento straordinario. Molto scenografico.

GP Bahrain F1 2018 Sorpasso Hamilton

Si cominciano a placare gli animi, le posizioni si delineano e si comincia a gestire il carburante. Davanti, posizioni congelate. Vettel, Bottas, Raikkonen che sembrava rallentato dalla Mercedes, perde terreno lentamente. La Mercedes simula un pit stop anticipato con Bottas ma è una trappola. Vettel rientra due giri prima di lui. Sembra che il trucco abbia funzionato. Vettel riparte su gomme Soft, Bottas su Medium, Hamilton, momentaneamente primo, si fermerà sei giri dopo e ripartirà anche lui su Medium. Ovviamente i primi tre fanno gara a parte, e saranno gli unici a fare solo due soste. Gasly, quarto, si trova a distanze siderali. Ho già sottolineato la bravura di Gasly?

In realtà, proprio per questa gestione difficile degli pneumatici, la Sauber sarà premiata a fine gara con un nono posto tirato fuori dal cilindro magico grazie ad Ericsson, grazie ad una strategia a due soste. Per tutti gli altri, tre soste. Finisce la giostra dei pit stop e si ricomincia con Vettel, Bottas e Hamilton.

Bottas si avvicina con calma a Vettel. Intorno al quarantesimo giro alza però il ritmo. Deve preservare le gomme e forse il carburante, Sebastian è su Soft, si dovrà fermare per un altro pit stop. In realtà la trappola, quella vera, definitiva, l’ha inventata la Ferrari.

Vettel tira dritto, ostinato, determinato, fino alla fine. Con le Soft. 39 giri. Una follia. La Mercedes comincia a capire di aver peccato ancora una volta di presunzione, proprio come in Australia. Ma è tardi. Arriva l’ordine via radio a Bottas di tirare, di andare a prendere Sebastian. Bottas si avvicina. Sempre di più. Vettel rallenta. Sempre di più. Le gomme sono finite, cotte, stanche. Le sue linee non sono più precise, millimetriche.

Bottas arriva inesorabile. Gli ultimi due giri durano un’eternità, Seb sembra spacciato. Invece tiene duro, ostinato, determinato, senza paura, come già aveva dimostrato in Australia con un taglio di capelli non propriamente copiato a J. F. Kennedy. Bottas scende sotto il secondo di distacco. Ma l’efficienza aerodinamica ne risente. Come in Australia. Tecnicamente, il regolamento impone di utilizzare solo due profili per l’ala posteriore, mentre l’ala anteriore è praticamente libera, su alcune auto si contano fino a nove flaps. Insomma diviene impossibile avvicinarsi. Quindi il suo ritmo cala, fa qualche errore, qualche bloccaggio, non riesce ad agguantare Vettel.

Vettel vince ancora. Stravince. Ma vince anche la Ferrari che si dimostra una vettura sempre più efficiente (e lo si nota anche dalle velocità massime) ed una squadra sempre più affilata e spietata nelle strategie. Hamilton terzo, aiutato anche dalla fortuna, grazie al doppio k.o. Red Bull.

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Gasly incredibilmente quarto, la Toro Rosso balla e gioisce ai box mentre lui deride via radio Alonso. Magnussen batte Hulkenberg ed anche il suo compagno Grosjean, sottotono e confuso a tal punto da ostacolarlo incredibilmente nel suo giro di rientro ai box. Poi le papaya McLaren ed un incredibile ed inaspettata Sauber con Ericsson.

Affondano sempre più le Williams, con la famiglia Stroll, azionista della stessa, che comincia ad alzare la voce viste le performances. Auguri di pronta guarigione all’incolpevole Francesco Cigarini.

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