GP Cina F1 2018: il commento della gara.
A Shanghai si è disputato il GP della Cina, terza prova del mondiale di Formula 1 2018. Il commento della gara di Matteo Babalus.
Di Matteo “Babalus” Santoponte.
GP della Cina, la rivolta degli schiavi. Terza gara. Terzo epilogo. Terza bella gara. Ma diversa. Prima fila rossa, per rimanere in tema con la Cina. Ma senza dubbi. Ferrari nettamente più veloce di tutti. Poi Mercedes, con Bottas più veloce di Hamilton.
Poi Red Bull. Poi Renault, Force India con Perez autore di un gran giro ma con lo zampino di una mescola più morbida di Ocon, Haas, McLaren. Tutti, tranne Lewis che proprio non ha digerito il weekend cinese come succede a chiunque abusi degli all you can eat asiatici. Opaco, scostante, nervoso, incapace di trovare il bandolo della matassa sin dal venerdì e spento in qualifica. PRIMO INDIZIO.
Tutte le squadre nell’ordine precedentemente elencato e tutte le prime guide davanti alle seconde. Come dovrebbe essere. Come è stato deciso alle firme dei contratti. Ovviamente gioisce il Cavallino tutto tranne Kimi che si è fatto scippare la pole all’ultimo giro, un’altra volta. Dalla seconda fila in poi, chi ha lavorato per la gara, chi ha un gran passo, chi non ha cavalli, chi non riesce a far lavorare le gomme nella finestra termica necessaria, chi non ama l’anatra alle mandorle e chi odia i biscotti della fortuna. Insomma, scuse, parole sterili, fuffa, noia.
Realmente invece, il tracciato è roba da pelle d’oca, curvoni velocissimi e rampini con ripartenze praticamente da fermo. Una pista completa, rara per gli standard moderni. Delinea quindi il livello di competitività delle monoposto attuali. Il resto lo fanno i piloti. Fa strano vedere entrare in pieno la prima curva, lunghissima, che si trasforma in un tornante.
Fa strano perché le macchine vanno fortissimo, sia di velocità sia di tenuta laterale. Cerco di spiegarmi meglio. Sul rettilineo di partenza, quest’anno, arrivavano a 327 km/h. Ed il rettilineo, è un momento di relax per tutti, si parla col muretto box via radio, si controllano i display sul cruscotto, si fanno regolazioni se necessario, si pensa alla bionda che ha letto il messaggio su Whatsapp ma non ha ancora risposto… Ecco, siamo noi in tangenziale. Diciamo che siamo noi in tangenziale, a 327 all’ora.
Il fatto è arriva per loro la prima curva, a destra, lunghissima, che va a stringere sempre più, fino a trasformarsi in un tornante e controtornante da labirintite. Diciamo che la loro prima curva è la nostra uscita dalla tangenziale, bella larga, scorrevole, invitante, che poi comincerà a chiudere. Ecco, pensate di imboccare quella rampa di uscita in pieno, a 327 allora…Ecco, hanno fatto questo. Chapeau. E siamo, anzi sono, ancora alla prima curva.
Fa strano inoltre trovare ancora i caschi dei piloti al loro posto, ossia attaccati al collo. Ah, per chi avesse idee complottiste o denigratorie, l’Hans trattiene il casco dei piloti solo in senso longitudinale e solo in caso di impatto, in condizioni normali la testa è libera. Sia chiaro una volta per tutte, ne abbiamo sentite troppe.
Quindi posizioni e ranghi delineati in griglia di partenza, Ferrari e Mercedes su Soft, che oramai si braccano su ogni aspetto, su ogni sfumatura, si studiano anche al check in dell’hotel. Red Bull su UltraSoft. Gli altri a distanza siderali, non recherebbero disturbo nemmeno se montassero le Big Babol alla fragola.
Finalmente gara. Parata, inno, bambini al posto delle grid girls, tribuna gremita di bandiere finlandesi. Per Kimi, insomma. Parte bene Vettel ma parte meglio Kimi. Anzi partono bene entrambi ma dopo qualche metro, probabilmente quando Seb infila la seconda marcia, pattina, mentre Kimi continua ad aumentare la velocità. Seb gli dà una bella chiusa e Kimi alza il piede per non centrarlo. Il problema è che lo alza troppo e lo sverniciano.
Al T1 del primo giro le posizioni sono già delineate: Vettel, Bottas, Verstappen (US), Raikkonen, Hamilton, Ricciardo (US). Andrà avanti così per 18 giri, un trenino soporifero con Vettel che martella ed allunga su tutti fino a superare i 3 secondi di vantaggio su Bottas ma senza la superiorità mostrata in qualifica, a terra ci sono 20 gradi in più rispetto a ieri, gli equilibri sono cambiati.
Iniziano i cambi gomme con la Red Bull che partì su UltraSoft e che lo effettuano in tandem praticamente, riparte Max ed arriva Daniel, i meccanici non si muovono dalla postazione, sembra un balletto ben coreografato. E neanche mischiano le gomme. Chapeau! Attenzione! Nel frattempo la Force India, che aveva già cambiato le gomme sia con Perez sia con Ocon, segna parziali record.
Rientra Hamilton che ancora deve capire perché si trova in Cina ed un giro dopo, Bottas fa un undercut su Vettel. Al ventesimo giro rientra anche Seb. Il cambio gomme non è velocissimo, perde circa un secondo su Valtteri. Precisamente, il Pit Stop di Bottas dura 22,097 secondi compresa la percorrenza della pitlane mentre Sebastian ne impiega 23,009. Vettel esce dai box ma Valtteri passa prima di lui. Semplicemente le gomme erano finite per entrambi (ricordiamo i parziali record di Force India) ma Valtteri cambiando un giro prima ha recuperato circa 4 secondi a Sebastian.
Tutto da rifare per Sebastian che viaggiava indisturbato al comando. Raikkonen abbandonato in pista dalla Ferrari al comando con gomme vecchie poi Bottas, Vettel, Verstappen, Hamilton e Ricciardo tutti su Medie. Ricomincia il trenino soporifero. Il tracciato è così tecnico e veloce che è impossibile avvicinarsi quando si viaggia con un ritmo simile. Vettel leggermente più veloce di Bottas. Arrivano entrambi a prendere Raikkonen che sembrava dimenticato in pista su gomme praticamente a tela e che viaggia con un ritmo di poco superiore ad una Formula E. Ora è chiaro che Kimi è l’agnello sacrificale per recuperare l’errore strategico. Difatti resiste come può, facendo avvicinare Vettel a Bottas.
Ovviamente lo passano entrambi e finalmente può rientrare a cambiare le gomme, rientrando alle spalle di Ricciardo. Unica sfumatura positiva è che avrà le Medie più fresche di tutti per gli ultimi giri. Al 31° giro si centrano le due Toro Rosso. Gasly arriva forte su Hartley in fondo al rettilineo. Hartley allarga leggermente la traiettoria per ritardare il punto di corda ed uscire forte dal tornante, sentendosi protetto dal suo compagno di squadra. Gasly, invece, interpreta un punto di corda ritardato come un “prego, si accomodi” e, giustamente, lo centra.
Safety Car in pista per permettere ai commissari di pulire la pista dai coriandoli in carbonio della Toro Rosso. La gara soporifera si trasforma. Tutti dormivano sul muretto, tranne la Red Bull, grazie alla taurina. Difatti sono gli unici a richiamare le auto ai box per un cambio gomme extra. Di nuovo cambio gomme in tandem e rientrano su Soft. Si preannunciano gli ultimi 20 giri al fulmicotone.
La Safety Car si prepara a rientrare, si zigzaga per scaldare le gomme, i cronisti Sky confidano in una ripartenza vantaggiosa per Vettel poiché Valtteri ha sempre sofferto la Safety Car. Difatti Bottas parte a fionda e prende un bel margine su Sebastian.
Le Red Bull su Soft volano. Ricciardo attacca Raikkonen e Verstappen riprende il discorso aperto in Bahrain con Hamilton. Si infastidiscono per un paio di curve ed escono dalla 6, che è un tornante praticamente appaiati. Verstappen ha più slancio ma si trova all’esterno della 7 che è un curvone velocissimo. Non trova buoni motivi per desistere e decide di passarlo all’esterno. Sembra incredibile ma quasi ci riesce. Hamilton si sveglia dal torpore orientale e realizza che si trova in Cina solo per restituire l’umiliazione subita durante la gara precedente e lo accompagna con garbo verso una risaia. Verstappen rientra in coda a Ricciardo che nel frattempo si era sbarazzato di Kimi.
Ricciardo indemoniato. Va a prendere Hamilton in un attimo e lo passa in staccata. Chirurgico, spietato. Parte la caccia a Vettel, mentre Verstappen recupera e sorpassa Hamilton. Le Red Bull volano, hanno messo le ali con le Soft, come il claim pubblicitario. Il divario di velocità con Ferrari e Mercedes è imbarazzante. Ricciardo passa agilmente Vettel e mette nel mirino Bottas, è solo questione di tempo.
Verstappen arriva su Vettel e lì si ferma. Nel senso che ci si ferma addosso fisicamente. Entrambi in testacoda al tornante in fondo al rettilineo. Grande errore di Max. Ripartono entrambi, Vettel con la macchina danneggiata al limite del guidabile. Ricciardo arriva su Bottas, Valtteri cerca una linea difensiva in staccata, Ricciardo si infila in uno spazio grande quanto una Red Bull + 1 capello e lo passa. Solido, efficace, astuto.
Ricciardo allunga su tutti, Kimi recupera su Bottas, Verstappen incollato ad entrambi ma dovrà scontare 10 secondi di penalità. Alonso continua ad essere Alonso e spinge inutilmente Vettel sull’erba per passarlo. Una mossa inutile, sporca, rancorosa. Vince Ricciardo, di astuzia, di classe, di capacità, di capacità di pianificazione. Secondo Bottas, colpevole, solo in questa gara, di essere diretto da un muretto ancora una volta non all’altezza. Terzo Raikkonen, velocissimo nel finale. Poi Verstappen, catechizzato da Vettel sotto il podio.
Hulkenberg, sempre efficace. Alonso, rosichino quanto bravo. Vettel, veloce, concentrato, deciso e cinico come mai. Abbandona lamenti e comunicazioni radio isteriche per affrontare tutto e tutti a viso aperto. Verstappen così come lo stupido giornalista che attaccò Lewis a fine gara in Bahrain. Un podio di tre piloti probabilmente licenziati a fine anno. La rivolta degli schiavi.