F1: Honda fornirà la power unit a Red Bull
La collaborazione tra le due parti riguarderà le stagioni 2019 e 2020. Dopo la Toro Rosso, anche la scuderia con sede a Milton Keynes sarà equipaggiata con i motori del costruttore giapponese.
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Per le prossime due stagioni la Red Bull si affiderà alla power unit Honda, confermando le voci di corridoio che si erano fatte sempre più insistenti all’interno del paddock. La scuderia austriaca continuerà a utilizzare la denominazione “Aston Martin Red Bull Racing”. Il team principal, Christian Horner, ha annunciato che “questo accordo pluriennale segna l’inizio di una nuova fase per la squadra, non solo per competere per la vittoria dei Gran Premi, ma anche per tornare a lottare per il Mondiale”.
Il colosso giapponese, nonostante la deludente collaborazione di questi anni con McLaren, sembra aver ormai trovato la quadratura del cerchio: infatti, in quest’inizio di stagione le monoposto Toro Rosso, motorizzate Honda, non sono state afflitte da problemi di affidabilità o, almeno, non più delle altre. Inoltre, nell’ultima gara (GP di Montreal) sono state introdotte importanti novità che hanno permesso alla power unit di guadagnare ulteriore potenza e non “soffrire” eccessivamente su un tracciato veloce come quello canadese.
Takahiro Hachigo, presidente di Honda Motor, ha aggiunto: “Dopo aver stabilito un buon rapporto con la Scuderia Toro Rosso, abbiamo deciso di estendere il nostro coinvolgimento in Formula 1 anche con Red Bull, a partire dal 2019. Avere due team significa accedere al doppio dei dati rispetto a prima. Riteniamo che lavorare con Red Bull Racing e Toro Rosso ci consentirà di avvicinarci al nostro obiettivo, che è quello di vincere gare e campionati, costruendo due solide partnership”.
Termina così la storica collaborazione tra Red Bull e Renault, iniziata nel lontano 2007. Il periodo più proficuo è stato sicuramente quello dell’era V8, dove il binomio ha conquistato 47 vittorie, 4 titoli costruttori e 4 piloti. Quando la Formula 1 ha introdotto la tecnologia ibrida, invece, il motorista francese ha faticato a tenere il passo degli avversari, anche se, a dirla tutta, la stessa Ferrari non era stata in grado di costruire una power unit all’altezza di quella Mercedes.