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Dazi auto USA: le reazioni alle minacce di Trump

Dopo l’annuncio di Donald Trump arrivano commenti preoccupati da parte dell’associazione americana dei costruttori. Confindustria: “Colpire l’auto tedesca un danno anche per l’Italia”. Marchionne: “Capisco la posizione di Trump”

Aggiornamento 27 giugno. Si scalda sempre più il dibattito sui dazi USA alle auto minacciati dal presidente Donald Trump, possibilmente del 25%; ai quali seguirebbe senz’altro una contromisura analoga da parte dell’Unione europea. L’associazione americana dei costruttori di autoveicoli, di cui fanno parte quasi tutti i maggiori gruppi mondiali, sta cercando di far cambiare idea all’amministrazione di Washington, avendo inviato un documento in merito al dipartimento del Commercio. I rappresentanti delle case automobilistiche operanti negli USA puntualizzano che tale misura, se attuata, comporterebbe un aggravio fiscale di circa 45 miliardi di dollari, che annullerebbe gli effetti dei tagli introdotti dal presidente. Nel mirino di Trump ci sono soprattutto le automobili tedesche.

Dal lato italiano anche la Confindustria, per voce del suo presidente Vincenzo Boccia, ha espresso preoccupazione: “Colpire le auto tedesche significa far male anche alle nostre aziende; il 60% dei componenti di questi veicoli è italiano“. In parte diversa è invece l’opinione di Sergio Marchionne, AD del gruppo FCA. “Parlare di Europa in senso collettivo è sbagliato. Le situazioni sono differenti e bisogna stare molto attenti agli accordi stabiliti fra gli USA e le singole nazioni europee. Italia e Francia hanno un flusso molto diverso di vetture verso gli Stati Uniti rispetto alla Germania. Io capisco la posizione del presidente Trump. Credo che sia necessario correggere delle anomalie negli scambi commerciali. E lui ha un approccio molto diretto“.

L’annuncio di Donald Trump via Twitter

I grandi costruttori di automobili europei, soprattutto quelli tedeschi, non avranno preso bene l’ultimo annuncio fatto dal presidente USA Donald Trump: la sua Amministrazione è fortemente intenzionata a imporre dazi del 20% all’importazione di veicoli dall’area UE, in risposta alle barriere tariffarie imposte dall’Europa su diversi prodotti americani tra i quali i jeans Levi’s e le moto Harley-Davidson.

I dazi europei, a loro volta, sono entrati in vigore pochi giorni fa in risposta ad altri dazi ancora: quelli entrati imposti dagli USA a fine maggio su alluminio e acciaio prodotti in UE e non solo. Una vera e propria spirale, una rappresaglia commerciale dopo l’altra che è arrivata dove non poteva non arrivare: al gioiello dell’economia tedesca, il settore automotive.

Su Twitter Trump ha così annunciato i futuri dazi sulle auto made in UE: “In base alle barriere tariffarie a lungo imposte contro gli Stati Uniti, le sue grandi compagnie e i lavoratori dall’Unione Europea, se questi dazi non verranno presto eliminati e rimossi, imporremo una tariffa del 20% su tutte le loro auto che entrano negli Stati Uniti. Costruitele qui!“.

Avrete notato che Trump parla di “barriere tariffarie a lungo imposte contro gli USA” e, quindi, non fa riferimento solo all’ultima stretta europea. Tutto, infatti, parte da molto prima e dalle pressioni fatte dagli Stati Uniti affinché l’UE allenti la stretta sulle importazioni di carne e prodotti agricoli americani.

Barriere sanitarie, e non tariffarie: troppi ormoni nella carne, troppi pesticidi e OGM nei prodotti agricoli.

Una guerra commerciale che va avanti da decenni e che Trump vuole portare allo scontro finale. Tanto da confermare, poche ore dopo, le sue intenzioni con un altro tweet: “Gli USA insistono sul fatto che tutti i Paesi che hanno imposto barriere tariffarie artificiali su merci in entrata nei loro Paesi, devono allentare tali barriere o andranno incontro con misure più che reciproche da parte degli USA. Il commercio deve essere libero e non più una strada a senso unico!“.

Le ripercussioni di questa guerra commerciale potrebbero essere pesanti. In queste ore gli analisti si stanno impegnando a snocciolare cifre che arrivano anche a superare i 300 miliardi di danni economici per l’UE, considerando tutti i prodotti che potrebbero smettere di essere commerciati in America a causa dei rincari.

Per quanto riguarda il settore auto: secondo i dati dell’U.S. Commerce Department, riportati da Bloomberg, il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti dell’Europa (parlando sia di automobili complete che di componentistica) ammonta a circa 40 miliardi di dollari l’anno.

Nel 2017 sono state vendute sul territorio americano circa 56.900 BMW Serie 3, 40.300 Serie 5, 39.600 Serie 4, 42.000 Mercedes GLC, 40.700 Classe E e 34.400 Audi A4. Le sole Audi e Porsche rischiano 26 miliardi di dollari di mancate vendite in USA a causa dei dazi.

Il perché è semplice: una BMW 750 negli USA costa in media 100-110 mila dollari e una maggiorazione secca del 20% ne porterebbe il prezzo oltre i 130 mila dollari, rendendola molto meno competitiva rispetto alle concorrenti locali.

Fatto salvo qualche acquisto da parte di appassionati di un determinato marchio europeo, quindi, l’intera industria dell’auto europea rischia semplicemente di non vendere più sul mercato americano.

Non è solo (anche se lo è soprattutto) un problema per i tedeschi: anche la Fiat esporta in USA e uno dei modelli di maggior successo, la Jeep Renegade, ad esempio, essendo prodotta nello stabilimento italiano di Melfi in Basilicata sarebbe soggetta ai dazi del 20%.

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