Incidenti stradali mortali: la strage dei pedoni
Gli episodi degli ultimi giorni sono solo i più recenti. Il problema è sempre grave e va affrontato con i provvedimenti adatti. Gli incidenti mortali del 2017, le cause più comuni
Che attraversare una strada o anche solo percorrerla camminando fosse pericoloso, lo sapevamo bene. Ma ora si stanno raggiungendo livelli che è colpevole continuare ad ignorare. Rileggiamo il seguente bollettino di guerra relativo agli ultimi incidenti stradali mortali. Roma, 7 ottobre, centro storico: nei pressi della Bocca della verità un anziano muore investito da un SUV mentre attraversa la strada; vicino ai Fori imperiali un viceprefetto viene investito e ucciso da un autobus turistico mentre attraversa sulle strisce. Bellusco (Monza e Brianza), 6 ottobre: una ragazza in stato di ebbrezza investe e uccide due pedoni lungo una strada provinciale in piena notte. Risaliamo di qualche giorno per andare a Gazzaniga (Bergamo), dove il 24 settembre davanti alla stazione ferroviaria due autobus si sono scontrati fra loro e l’impatto di uno di questi ha travolto, uccidendolo, un ragazzo di 14 anni e ne ha ferito gravemente un altro. Ancora più indietro: Roma, 19 luglio, nel centrale corso Vittorio Emanuele una ragazza viene investita mortalmente da un altro autobus turistico. Ma non finisce certo qui.
Incidenti stradali mortali: i pedoni ci rimettono sempre
I casi sopra elencati sono solo quelli più recenti. Guardiamo le statistiche elaborate dall’Istat. Nel 2017 in Italia, i 174.933 incidenti stradali totali hanno causato 600 morti e 21.125 feriti solo tra i pedoni. Una strage. In aumento, perché nel 2016 i morti sono stati 570 (leggero calo dei feriti, erano 21.155). Tutti dovremmo sentirci poco tranquilli leggendo questi numeri. Da automobilisti, perché in una situazione di caos perpetuo potrebbe capitare anche a noi di uccidere qualcuno. Da pedoni, cosa che diventiamo nel momento in cui parcheggiamo la nostra auto e ci apprestiamo ad attraversare la strada senza la protezione di una tonnellata e mezzo di robusto metallo intorno a noi. Diventando quindi noi stessi potenziali vittime. Ciò che ci preoccupa particolarmente è il tipo di risposta proveniente da chi ha il dovere istituzionale e legale di prevenire il più possibile tali episodi: la pubblica amministrazione. Siamo certi che venga fatto tutto il possibile? No, siamo sicuri esattamente del contrario. Approfondiamo insieme le circostanze degli incidenti accaduti negli ultimi giorni e vedremo perché. Arrivando alla conclusione che esiste un solo tipo d’intervento efficace. Seguiteci in questo ragionamento.
Pedoni investiti: autobus senza controllo
Cominciamo dalla circostanza che ha fatto più rumore, perché riguarda la capitale d’Italia e si è ripetuta nello stesso giorno, catturando l’attenzione mediatica: gli autobus. La dinamica specifica di quegli incidenti è ancora in fase di accertamento, però qualcosa possiamo dire ugualmente. Nelle ultime ore sono già cominciati da più parti i soliti ritornelli sulla velocità come unico mostro e responsabile di tutti i mali del pianeta. A noi sembra l’ennesimo pretesto da parte di qualcuno per piazzare qualche autovelox in più e aumentare il già lucroso business delle multe. A parte che i numeri stessi testimoniano che le multe a distanza non fanno diminuire gli incidenti mortali, ma qualcuno pensa seriamente che procedere a 30 Km/h invece che 50 o 60 faccia la minima differenza per una persona quando viene investita da un bestione che pesa 18 tonnellate, come un autobus medio da 12 metri quando viaggia a pieno carico?
Il problema degli autobus (non solo turistici) non è la velocità ma la professionalità e la competenza degli autisti e di chi li seleziona, le pratiche di certe società di trasporto che spremono il personale con turni esagerati, aumentando il rischio di distrazioni; per non parlare (invece si dovrebbe parlarne molto più spesso) della manutenzione dei mezzi, su cui fin troppe società risparmiano in modo spregiudicato, facendo circolare i veicoli in condizioni pietose. Forse avrete già capito dove stiamo andando a parare, ma abbiate ancora un attimo di pazienza e ve lo diremo.
Questo è un problema che affligge tutta la nazione. Nel caso specifico di Roma, ci sembra inadeguata come risposta il piano di vietare l’accesso al centro storico ai bus turistici. A parte il fatto che se un autobus turistico non può transitare nei centri storici, cioè le zone in cui si trovano tutte le attrazioni turistiche, non si capisce a cosa serva. Soprattutto quando si parla della più importante città turistica non d’Italia ma del mondo intero, tra l’altro afflitta da linee della metropolitana poche e malfunzionanti, nonché di difficile espansione per questioni archeologiche. E’ questo il modo d’incentivare l’uso del mezzo pubblico? E poi, spostare il problema non lo elimina. Forse investire e uccidere pedoni in periferia è meno grave che farlo nel centro storico?
Alcool alla guida: si fa troppo poco
Spostiamoci all’incidente in Brianza: il conducente responsabile dell’incidente era ubriaco, come risultato dall’alcoltest. Purtroppo non ci sono statistiche sistematiche sulla guida in stato di ebbrezza come causa d’incidente. Qui c’è ancora un buco clamoroso di trasparenza e non è colpa dell’Istat: i dati proprio non vengono forniti. Toccherebbe ai ministeri organizzare seriamente un servizio che farebbe certamente scoprire cose molto interessanti. Chissà, forse è proprio per questo che non lo fanno. Comunque vediamo che la legge sull’omicidio stradale del 2016 ha finora clamorosamente fallito nel suo obiettivo, nonostante le tronfie dichiarazioni parlamentari di quel momento. Chi ha il vizio di bere o drogarsi e poi guidare non smette perché c’è questa legge, peraltro scritta molto male. Anzi, sono anche aumentati gli episodi di pirateria (non è il caso degli incidenti di questi giorni). Una legge non accompagnata dallo stanziamento di risorse sufficienti a farla rispettare, è solo demagogia. Il rimedio è uno solo. Ancora un po’ di pazienza, stiamo per dirlo.
Incidenti mortali: anche i pedoni devono fare attenzione
Un altro dettaglio importante da evidenziare. Dei 600 pedoni morti nel 2017, ben 145 (il 24%) sono deceduti per “cause riferibili ai pedoni“, come scrive l’Istat; i feriti sono stati 4.750 su 21.125 (22%). Cioè perché i pedoni stessi avevano fatto qualcosa di contrario alle norme del Codice della strada o comunque un’azione talmente imprudente da causare l’incidente. Anche qui ci stacchiamo dai casi specifici di questi giorni per fare invece un discorso generale. Ci si deve mettere in testa una volta per tutte, automobilisti, autisti di mezzi pesanti, motociclisti, ciclisti e pedoni, che non si può circolare per strada con la testa tra le nuvole. Le responsabilità di chi guida un veicolo sono ovviamente più gravi, e qui sì che la velocità ha un peso considerevole; ma non è l’unico. Dei 600 pedoni morti, 67 lo sono per l’eccesso di velocità del veicolo; ma ben 168 perché investiti sulle strisce, e questo significa guidare distratti (spesso distratti e anche velocemente).
Ma poi 85 pedoni sono morti (e 2.660 sono rimasti feriti) perché attraversavano la strada irregolarmente, 20 perché camminavano in mezzo alla strada, 15 perché sbucavano improvvisamente da dietro un veicolo fermo, 11 perché attraversavano col semafono rosso. Chi cammina è l’utente più debole della strada. E’ quello che ci rimette di più, spesso in modo irrimediabile. Perché oltre ai pedoni morti ci sono anche coloro che sopravvivono ma restano paralizzati o invalidi in altra misura ma pur sempre gravemente compromessi. Un’automobile non si può fermare per magia. Anche il guidatore più esperto, competente e attento non può fare nulla se il pedone si butta in strada all’improvviso senza guardare. Ci vuole buon senso e testa sulle spalle da parte di tutti.
Non solo multe con autovelox ma anche pattuglie in strada
Ora lo diciamo chiaramente: l’unica azione efficace per ridurre queste e altre sciagure della circolazione è l’aumento consistente e sistematico delle pattuglie in strada. Autovelox e compagnia bella non impediscono all’ubriaco di guidare dopo aver bevuto, al distratto di usare il telefonino al volante, all’autista “cotto” di fermare l’autobus per cambiare turno, allo scellerato di scambiare la strada per una pista.
Servono invece agenti ben equipaggiati e addestrati e in numero adeguato, assistiti da centrali operative altrettanto ben fornite in personale e mezzi, dove si sfruttino tutte le possibilità offerte dalla tecnologia attuale in fatto di videosorveglianza e calcolo informatico. Per fare tutto ciò serve denaro, un fiume di denaro. Ma con tutte le tasse che gravano sull’automobile siamo stufi di sentire questa scusa. Vogliamo che i nostri soldi vengano usati per proteggere e facilitare la nostra vita, non per riempire le tasche di chi vive alle nostre spalle. Ad esempio cominciamo ad usare in modo pertinente almeno il 50% delle colossali somme incassate dalle multe (1,67 miliardi di euro nel solo 2017 per i comuni), come prescrive il Codice della strada all’articolo 142. E’ chiedere troppo? No, non vogliamo conoscere la risposta.