Gruppo FCA: trimestrale in chiaroscuro
Nonostante un dividendo importante dovuto alla vendita della Magneti Marelli, i risultati del terzo trimestre 2018 non soddisfano gli investitori che rispondono male in Borsa. Utile netto in calo, vendite difficili in Europa e Cina e diminuzione degli obiettivi sulla liquidità. Male la Maserati. Mike Manley: miglioramenti già entro la fine dell’anno. Niente alleanze
La finanza è un mondo logico? Il Gruppo FCA pagherà ai suoi azionisti un dividendo straordinario per la vendita della Magneti Marelli, poi da aprile ogni anno uno ordinario, cosa che non accadeva da un bel po’. Dovrebbero essere contenti. Invece gli analisti esprimono giudizi e previsioni negative. Come conseguenza il titolo crolla in borsa, neanche stessimo parlando dello spread sui titoli di Stato. Forse gli analisti non possiedono azioni di FCA. Ma effettivamente i conti mostrano situazioni su cui si dovrà migliorare con decisione.
Trimestrale Gruppo FCA, Q3 2018: ecco i dividendi ma l’utile cala
L’amministratore delegato Mike Manley (nella foto in alto, sullo sfondo della fabbrica di Mirafiori) ha illustrato i risultati aziendali del terzo trimestre 2018, il primo completamente sotto la sua gestione, dopo la scomparsa di Sergio Marchionne. In sintesi: l’utile netto ammonta a 564 milioni di euro, un calo del 38% rispetto al terzo trimestre 2017. I ricavi netti, pari a 28.771 milioni di euro, sono in aumento del 9%. Le consegne consolidate di veicoli sono 1,125 milioni, pari ad una crescita del 7%. La liquidità netta industriale è tornata negativa, un debito di 189 milioni rispetto all’attivo in cassa di 456 milioni al 30 giugno 2018. Il debito complessivo è di 15.426 milioni, diminuito di 936 rispetto al trimestre precedente. Tutte queste voci includono la Magneti Marelli.
Il forte calo dell’utile risede prevalentemente nell’accantonamento di 713 milioni per fronteggiare la multa che quasi certamente arriverà negli USA per le irregolarità sui diesel V6 3.0 del 2014. Si tratta di una stima, come precisa l’azienda, non del risultato di un accordo né dell’ammissione di una colpa. Il calo nella liquidità invece dipende dai versamenti anticipati per i piani pensionistici e al rimborso di obbligazioni in scadenza.
A questo punto il titolo in borsa aveva cominciato a salire, soprattutto sull’onda del dividendo straordinario di 2 miliardi di dollari per l’operazione Magneti Marelli e quello ordinario dalla primavera 2019 del 20% sugli utili. Ma poi Manley ha abbassato il target, l’obiettivo, sulla liquidità netta industriale a fine anno ad un livello fra 1,5 e 2 miliardi (di attivo), mentre prima erano 3. Confermati invece gli obiettivi operativi: ricavi fra 115 e 118 miliardi; poi viene indicato l’utile netto “adjusted”, cioè un complesso calcolo sul valore che questo dato avrebbe se l’azienda dovesse essere venduta, parametro molto importante per gli analisti e gli investitori. L’obiettivo 2018 per FCA resta di 5 miliardi, mentre il risultato operativo “adjusted” prima di imposte e ammortamenti ha come target fra 7,5 e 8 miliardi.
Questi numeri, insieme alle analisi sul difficile andamento in Cina ed Europa del gruppo in generale e di Maserati in particolare, hanno determinato una caterva di vendite in Borsa. A Milano il titolo FCA ha perso il 3,8% in chiusura il 30 ottobre e un altro 2,2 al termine delle contrattazioni del 31 ottobre.
Risultati trimestrali FCA: bene USA, male Cina, Europa e Maserati
Al netto dell’isteria e delle speculazioni sul brevissimo periodo che caratterizzano un mondo finanziario sempre più distante da quello dell’economia reale, cosa non è andato bene nei risultati del Gruppo FCA? Perché un’azienda che in pochi anni è letteralmente uscita dalla tomba ed è stata risanata preoccupa gli investitori?
Vediamo l’andamento nelle singole regioni, intendendo i mercati a livello continentale. Il Nord America è quello che va meglio: 673.000 consegne di veicoli nel terzo trimestre 2018 (+14%), 19.073 milioni di ricavi netti (+18%). L’aumento delle vendite è dovuto soprattutto alle nuove serie di Ram 1500, Jeep Wrangler e Cherokee. Viene indicato un risultato operativo lordo (chiamato in termine tecnico EBIT, Earnings Before Interest and Taxes) adjusted di 1.937 milioni, un aumento del 51%, risultato da record. In Sudamerica aumentano le consegne ma diminuiscono i ricavi, però l’EBIT adjusted è aumentato del 41%. E’ soprattutto il Brasile a trainare la regione.
In Asia le cose invece si fanno difficili. I problemi arrivano dalla Cina, dove il mercato ha rallentato e la concorrenza è sempre più serrata. Le consegne sono state 46.000, un calo del 30%. I ricavi sono in calo del 26%, il margine operativo lordo adjusted figura una perdita di 96 milioni, mentre nel 2017 c’era stato un utile di 109 milioni. L’Europa (che comprende anche i mercati di Africa e Medio Oriente) è un’altra zona delicata. Il Gruppo FCA sta soffrendo per la transizione verso le nuove norme sulle emissioni. Le consegne sono calate del 4%, pari a 273.000 veicoli. I ricavi sono rimasti sostanzialmente stabili, 4.955 milioni. Ma il risultato lordo adjusted registra una perdita di 25 milioni (contro un utile di 127 milioni del terzo trimestre 2017). E’ la Jeep a “tirare la carretta”, per così dire. Le vendite eccellenti di Compass (e Renegade), a cui si aggiuge il lancio di delle nuove Wrangler e Cherokee, hanno più che compensato il forte calo del marchio Fiat.
Maserati viene calcolata a parte. E i numeri non sono buoni. Consegnati 8.800 veicoli, il 19% in meno. I ricavi sono calati del 23%, 631 milioni; crollato il margine operativo lordo adjusted, 15 milioni che rappresentano un -87%. Anche per il Tridente pesano i risultati negativi di Cina ed Europa, non abbastanza compensati da una leggera crescita in Nord America. Ecco perché il mondo della finanza ha reagito male.
Mike Manley sfoggia comunque ottimismo. Rispondendo agli analisti, ha dichiarato: “Mi aspetto un significativo aumento delle vendite in Europa, penso già nel quarto trimestre di quest’anno, grazie alla nomina di Pietro Gorlier alla guida dell’area EMEA. Su Maserati ci saranno importanti miglioramenti anche grazie ad una strategia mirata sul brand. La ripresa si vedrà nella seconda metà del 2019″. L’amministratore delegato del Gruppo FCA ha inoltre ribadito che non ci saranno alleanze strategiche: “Siamo più forti che in passato. Possiamo realizzare il nostro piano industriale restando indipendenti“.