Fernando Alonso in Formula 1: un campione da rimpiangere

Il 25 novembre Fernando Alonso si è congedato, almeno momentaneamente, dalla Formula 1. Ripercorriamo le tappe di un campione che nel bene o nel male ha sempre lasciato il segno.

Di Roberto Speranza
Pubblicato il 26 nov 2018
Fernando Alonso in Formula 1: un campione da rimpiangere

Basterebbero i numeri per definire la carriera di Fernando Alonso in Formula 1: due titoli mondiali e 32 gran premi vinti in 18 stagioni.  Come numero assoluto di vittorie il pilota spagnolo si trova al sesto posto della classifica di tutti i tempi, graduatoria sempre guidata da Michael Schumacher con 91 successi e insidiata da Lewis Hamilton a quota 73 (seguiti da Sebastian Vettel a 52 e Alain Prost a 51). In rapporto ai gran premi disputati, che sono 312, la percentuale di corse vinte è del 10,26%. Ciò lo pone al 20° posto (filtrando la classifica a chi ne ha vinte almeno 10). Non pensiate che si tratti di una brutta posizione, perché sopra di lui ci sono tutti i mostri sacri. Il leader è sempre Juan Manuel Fangio col 47,06%, poi troviamo Alberto Ascari col 40,63%, Jim Clark col 34,72%, Lewis Hamilton col 31,88% e Michael Schumacher col 29,64%. Ma le statistiche non dicono tutto di questo campione che ha appena chiuso la sua avventura in Formula 1. Le partenze al fulmicotone, i sorpassi mozzafiato, le vittorie imperiose; poi, perché no, anche i team radio al vetriolo e le interviste senza peli sulla lingua. Un campione sanguigno che certamente rimpiangeremo. Tracciamo allora un profilo di uno dei migliori piloti degli ultimi vent’anni.

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Propulsore non all’altezza di Mercedes e Ferrari, però nemmeno tanto malvagio. La McLaren ha invece un sacco di magagne telaistiche e aerodinamiche. Alonso fa quello che può ma passa la stagione a combattere nelle retrovie come un esordiente qualsiasi. L’11° posto finale non ha valore. Unica soddisfazione la vittoria alla 24 ore di Le Mans con la Toyota. In F1 nessuna delle squadre migliori lo vuole, allora decide di salutare la compagnia. Per sempre? Mai dire mai, anche se 37 anni di età sono un po’ troppi. Ora resta il sogno di Indianapolis, per entrare definitivamente nella storia.

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