Emissioni auto: i nuovi limiti sono credibili?
L’Unione Europea ha annunciato l’accordo sui nuovi limiti alle emissioni di CO2 delle auto nuove, ma forse né l’industria né i consumatori sono pronti.
I nuovi limiti alle emissioni di CO2 imposti dall’Unione Europea ai costruttori auto per il periodo 2025-2030 prevedono una riduzione dell’anidride carbonica media delle auto immatricolate pari al 37,5% rispetto ai limiti già imposti dai precedenti regolamenti per il 2021, che sono pari a 95 grammi di CO2 per chilometro sulla media della gamma. Al 2030, quindi, le emissioni medie consentite saranno pari a circa 59 grammi per chilometro. Entro il 2025 si dovrà raggiungere un primo step, pari a una riduzione del 15%.
A questo compromesso si è arrivati dopo mesi di confronto tra Parlamento Europeo, Commissione e case automobilistiche terminati in una riunione fiume durata 13 ore, al termine della quale il Commissario europeo per il Clima Miguel Arias Cañete ha potuto annunciare i nuovi limiti. Il regolamento deve passare adesso dalla Commissione Europea e dalla seduta plenaria del Parlamento Europeo per entrare in vigore.
Ma esistono, oggi, case automobilistiche in grado di rispettare questi limiti? L’industria europea dell’auto ha la possibilità, ancor prima della volontà, di creare automobili in grado di rientrare in questi limiti? E, soprattutto, i consumatori europei sono pronti a fare la loro parte?
Quest’ultima domanda è forse la più importante: i limiti imposti dall’Europa sono sempre “medi“: ogni casa automobilistica è autorizzata a produrre anche veicoli che superano i limiti, purché abbia in gamma (e riesca a venderli) altri veicoli che emettono molta meno CO2 e che, di fatto, facciano scendere le emissioni medie della gamma.
La risposta più semplice è in due parole: auto elettriche. Essendo gli EV ad emissioni zero abbassano drasticamente la media delle emissioni della gamma dei produttori. Più auto elettriche vende un produttore, più bassa è la media delle sue emissioni e più facile è rispettare i limiti imposti dalla UE.
Ma quante auto elettriche dovrebbe vendere un costruttore auto per rientrare nei limiti appena imposti dall’Europa? Tante, tantissime, probabilmente molte più di quante gli europei ne vogliano comprare: non meno di un terzo del totale.
Significativo è il caso Volkswagen: locomotiva dell’industria europea dell’auto, non produce veicoli con enormi motori dai consumi e dalle emissioni spropositate, ha già intrapreso una riconversione delle fabbriche all’elettrico che costerà 30 miliardi di euro. Eppure, assai probabilmente, tutto ciò non basterà a Volkswagen per rispettare i limiti nel 2030.
Non lo diciamo noi, lo dice Volkswagen per bocca del suo CEO Herbert Diess che a Bloomberg ha dichiarato che quei 30 miliardi non saranno sufficienti:
“Ciò significa che il nostro attuale programma di riconversione non è ancora abbastanza“, ha detto Diess, aggiungendo che i piani di spesa saranno rivisti il prossimo autunno. Accelerare il passaggio verso le auto elettriche potrebbe innescare un più rapido ritiro dei modelli convenzionali, richiedere un rinnovamento dei piani di produzione e richiedere una fornitura aggiuntiva di batterie, ha affermato Diess.
Volkswagen, quindi, dovrà spendere ancora di più. Ancora a Bloomberg Diess ha dichiarato che Volkswagen, per rientrare nei parametri imposti dalla UE, nel 2030 dovrebbe riuscire a vendere almeno 40% di auto elettriche rispetto al totale venduto. Il che vuol dire, a sua volta, che 4 acquirenti su 10 vorranno comprare un’auto elettrica Volkswagen.
La domanda, a questo punto, nasce spontanea: se persino Volkswagen, che è probabilmente la casa automobilistica più avanti nella transizione all’elettrico, afferma che dovrà rifare i piani o non potrà rispettare i parametri, cosa potranno e dovranno fare allora tutti gli altri brand? Come cambierà faccia l’industria europea dell’auto con i nuovi limiti alle emissioni di CO2?
Secondo una recentissima analisi di PA Consulting Volkswagen, Ford, Fiat, PSA, BMW, Daimler, Mazda e Hyundai-Kia non riusciranno a rispettare il limite di 95 grammi di CO2 imposto per il 2021. Ciò si potrebbe tradurre in pesanti multe da parte dell’UE: 600 milioni per PSA (Opel inclusa), 300 milioni per Hyundai-Kia, 75 milioni per Mazda, 700 milioni per FCA, 430 milioni per Ford, 1,4 miliardi per Volkswagen, 200 milioni per BMW e 190 milioni per Daimler-Mercedes. Se questo è il punto di partenza, come sarà la situazione al 2030?
PA Consulting parla chiaro: “I produttori di automobili devono concentrarsi sulle vendite, sul marketing e sul prezzo. Solo aumentando le vendite di veicoli a basse emissioni si possono raggiungere gli obiettivi e ridurre le multe. Ciò significa interpretare i volumi di vendita in base alle emissioni di CO₂, commercializzare pesantemente ibridi e veicoli completamente elettrificati e rispondere alla domanda sul prezzo. Parlando di veicoli elettrici, bisognerà aspettare fino al 2028 prima che il costo dei veicoli a batteria sia inferiore di quello dei veicoli convenzionali a benzina“.
A questo punto i problemi principali sono due: aumentare la produzione di auto elettriche a discapito di diesel e benzina e venderle tutte, fino all’ultima macchina a batteria prodotta. Ma, ancora una volta, troveranno acquirenti?
La nuova normativa europea, va precisato, non prevede incentivi economici all’acquisto di auto elettriche ma, semplicemente, un meccanismo piuttosto complesso che avvantaggia i Paesi membri in cui le auto elettriche rappresentano meno del 5% delle immatricolazioni. Appena si supera questa soglia, finisce l'”incentivo“.