Ecotassa: intervista al Presidente di Mercedes-Benz Radek Jelinek
Il Presidente di Mercedes-Benz Italia ci ha espresso le sue preoccupazioni sui possibili effetti della cosiddetta ecotassa.
Mercedes-Benz prende posizione sull’ecotassa, affiancandosi alla linea di FCA che aveva espresso preoccupazioni sulle possibili conseguenze di una legge che metterebbe a repentaglio il futuro degli investimenti e delle stesse case costruttrici. Lo ha fatto per bocca del suo neo Presidente Jadek Jelinek, che abbiamo intervistato.
“La presa di posizione di Fiat sull’ecotassa rende ancora più urgente un dialogo fra istituzioni e industrie di settore; dobbiamo sederci attorno a un tavolo con i rappresentanti del governo italiano e farci ascoltare”.
Radek Jelinek nuovo Presidente e CEO di Marcedes-Benz Italia non ha trovato certo una situazione facile nel nostro Paese, dove è rientrato dopo cinque anni a capo di Mercedes-Benz Messico, che ha lanciato al primo posto nel mercato premium.
“Sono arrivato in Italia la prima volta nell’anno terribile del superbollo (dal 2011 al 2015 Jelinek ha guidato la filiale milanese della casa tedesca) e ci ritorno in condizioni simili” scherza il nuovo capo italiano della Stella a tre punte, nato a Brno, ma scappato nel 1982 in Germania negli anni della Guerra Fredda, con una carriera trascorsa all’interno del brand.
“Penalizzare le automobili non è la ricetta giusta, è sbagliato a priori: i malus non hanno mai aiutato nessuno, tantomeno il mercato del lavoro. Andando a colpire il prodotto non facciamo che mettere a rischio posti di lavoro senza risolvere nulla”.
Da anni l’Italia è accusata di avere un parco auto circolante troppo vecchio – secondo gli ultimi dati l’UNRAE ( l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) 7,5 milioni di auto sono pre Euro 3, ovvero più del 20% delle auto su strada- così rischiamo di fare un passo indietro anziché in avanti?
“Il modo per rinnovare il parco auto non è sicuramente l’introduzione di un “malus”. Così si aumenta solo il clima di incertezza tra i clienti che si traduce in un timore all’acquisto di auto nuove.”
Gli incentivi riuscirebbero a dirottare una parte del mercato verso l’elettrico?
“Non sicuramente una parte significativa del mercato. L’Italia è un paese di Panda, e non credo che al cliente di un’auto popolare bastino degli incentivi come quelli proposti dal governo per dirottare l’acquisto su una vettura da 30 o 40 mila euro”.
Incentivi alle auto elettriche si o no quindi?
Incentivare è giusto, ma non è la soluzione a tutti i mali, e soprattutto non basta. Bisognerebbe avere incentivi anche per le infrastrutture. Non siamo ancora preparati ad un cambiamento drastico”.
Secondo lei il mercato italiano non è pronto al salto tecnologico ?
“Non in queste condizioni, e a parte i ritardi infrastrutturali penso che i tanti italiani che si ritrovano una vettura di 10 o 15 anni da cambiare non siano nemmeno pronti dal punto di vista economico ai costi dell’elettrico.”
E’ un tipo di cliente più portato al diesel quello?
“Esattamente e su quello bisognerebbe spingere. Serve un piano a 360 gradi che includa tutto ciò che può essere utile ad una mobilità più sostenibile, ma questo non restringe la scelta alle vetture elettriche.”
In ogni caso dalla metà del 2019 Smart verrà prodotta solo in full electric.
“Si, e questo passaggio sarà fondamentale per capire come il mercato accoglierà questa decisione, in previsione dei futuri modelli elettrici della gamma Mercedes . Nel frattempo ci concentriamo su un 2019 che sarà una esplosione di nuovi modelli e facelift, dalla nuova GLE, alla monovolume Classe B alla Classe A Sedan, all’attesissimo SUV compatto da grandi numeri.”
Cosa pensa della guerra dichiarata al diesel. Demagogia?
“Una guerra senza senso. Noi abbiamo investito così tanto proprio sul diesel da avere ad oggi i motori più puliti ed efficienti sul mercato. La tecnologia è all’avanguardia e sarebbe sbagliato pensare ad una svolta drastica in direzione dell’elettrico che non consideri il resto”.
Vietare gli euro 4 in centro?
“Una strategia frammentata che non ha una logica. Non servono nuove regole tutte italiane, e soprattutto diverse da regione a regione, e da un comune all’altro. Ne abbiamo talmnte tante a livello europeo, con sfide e obiettivi importanti sulle emissioni, che studiare nuove normative a livello nazionale non è ammissibile.”
Paradossalmente l’auto rischierebbe di diventare un oggetto per pochi?
Sì, e non deve accadere, perchè l’auto deve essere un bene per tutti.
Cosa chiedete al governo quindi?
Il dialogo. L’industria non è un nemico, dobbiamo lavorare insieme.
A cura di Savina Confaloni.