Museo Lamborghini e Polo storico: visita al mito
Le auto più importanti col Toro sul cofano, una visita al Museo Lamborghini di Sant’Agata Bolognese, la riscoperta del design avveniristico di Gandini e l’evoluzione dei motori partiti dal V12 di Bizzarrini. Le intuizioni tecniche di Dallara e Stanzani. L’avventura in Formula 1 con Forghieri. Il Polo storico per il restauro e la conservazione delle Lamborghini classiche
A Sant’Agata Bolognese, ad una trentina di chilometri da Maranello, si trova un’altra fabbrica nota in tutto il mondo. Accanto ad essa c’è anche un’esposizione che ne racchiude la storia. Tutti possono visitare il Museo Lamborghini, dove vengono ospitati i bolidi più rappresentativi che da oltre mezzo secolo vengono sfornati da questo stabilimento. Ad esso si affianca il Polo storico Lamborghini, un centro dedicato alla valorizzazione del patrimonio storico aziendale e al restauro delle Lamborghini classiche.
E pensare che tutto cominciò perché un giorno Enzo Ferrari suggerì ad uno dei suoi migliori clienti, Ferruccio Lamborghini, il quale aveva osato criticare la trasmissione della sua Ferrari 250 GT, di pensare ai trattori. Almeno questa è la leggenda che si narra. Era l’ormai lontano 1962 quando l’energico Ferruccio, affermato industriale nel campo dei trattori agricoli, decise che da quel momento avrebbe cominciato a costruire automobili sportive per fare concorrenza alla Ferrari. Nel 1963 veniva costituita la nuova società, appunto Automobili Lamborghini. Nel 1964 in fretta e furia venne fatto uscire il primo modello, la 350 GT. Il resto è storia. Una storia fantastica che ripercorriamo brevemente, illustrando alcuni dei modelli più prestigiosi esposti al Museo Lamborghini.
Museo Lamborghini: orari, come arrivare, biglietti
Il Museo Lamborghini si trova in via Modena, 12 a Sant’Agata Bolognese. Ci si arriva in auto molto facilmente. Arrivando dalle città settentrionali, dall’autostrada A1 si esce a Modena nord, mentre dalla A22 l’uscita è Campogalliano. Quindi si entra nella statale 9 in direzione Modena, Sant’Agata è ad una decina di Km.
Da sud dalla A1 superato Casalecchio di Reno si esce a Valsamoggia, quindi si prende la SP 2 in direzione della SP 255, Sant’Agata è ad una ventina di Km. Chi invece proviene dalla A14 deve uscire a Bologna-Borgo Panigale; quindi si inforca la provinciale 568 in direzione Modena; arrivo dopo una ventina di Km. Ci sono diversi parcheggi gratuiti di fronte alla fabbrica. Per chi usa i mezzi pubblici, dalla stazione ferroviaria di Bologna parte l’autobus 576 in direzione Crevalcore; dopo 55 minuti arriva alla fermata S. Agata – Chiesa Frati.
Il museo si trova dopo un percorso di 5 minuti a piedi. E’ aperto tutti i giorni tranne il 1° maggio, 15 agosto e 25 dicembre. Gli orari: dal 1° novembre al 31 marzo dalle 9.30 alle 18, dal 1° aprile al 31 ottobre dalle 9.30 alle 19. Sono ovviamente esposti i principali modelli prodotti, oltre alle auto da corsa; interessanti anche le sezioni dedicate ai motori come gioielli; alle tappe dell’evoluzione tecnologica; naturalmente non manca lo spazio dedicato ai modelli di oggi, Huracàn, Aventador e Urus. E’ anche possibile visitare la fabbrica, nei giorni e orari in cui essa è in funzione. Il biglietto intero per la sola visita al museo costa 25 euro. La visita guidata alla fabbrica, in cui è inclusa anche la visita del museo, costa 75 euro. Sono previste varie riduzioni.
Museo Lamborghini: 350 GT
La Lamborghini 350 GT fu il primo modello della casa fondata da Ferruccio. Uscita nel 1964, la vettura venne progettata da Giampaolo Dallara e Paolo Stanzani. Il design venne affidato alla Carrozzeria Touring; tuttavia al salone di Torino del 1963 venne mostrato un prototipo, dal nome 350 GTV, disegnato da Franco Scaglione. La 350 GT poi approvata per la produzione alla fine del 1964 aveva un motore V12 opera di Giotto Bizzarrini, ingegnere proveniente dalla Ferrari; montato anteriormente, aveva una cilindrata di 3.500 cc e la potenza arrivava a 270 cavalli. La vettura fu prodotta in 135 esemplari. Bizzarrini lasciò la Lamborghini già nel 1964; da allora i motori vennero affidati a Stanzani.
Museo Lamborghini: Miura
La Lamborghini Miura è una vera e propria icona. Decretò il successo internazionale della nuova casa di Sant’Agata. Era altamente innovativa e prendeva molte soluzioni dalle corse, mondo che Ferruccio non amava. Dallara e Stanzani optarono per un motore montato trasversalmente sull’asse posteriore; una soluzione molto originale, visto che i concorrenti usavano una classica collocazione longitudinale. Il propulsore era ancora basato sul progetto di Bizzarrini, volume 3.9 litri e potenza di 350 cavalli.
Poiché nel frattempo la Carrozzeria Touring era arrivata sull’orlo del fallimento (formalizzato il 31 dicembre 1966), Lamborghini si rivolse per il design a Bertone, il quale affidò lo stile della Miura al giovane Marcello Gandini. Del modello venne inizialmente esposto a Torino nel 1965 il solo telaio. In quella occasione Nuccio Bertone disse a Ferruccio quella frase diventata famosa: “Io sono quello che può fare la scarpa per il tuo piede”.
La Miura avviò anche l’abitudine di assegnare alle vetture nomi di tori da corrida, dal segno zodiacale di Ferruccio. Quell’auto straordinaria venne presentata al salone di Ginevra nel 1966 e riscosse un enorme successo. Venne prodotta in diverse varianti fino al 1973 in 763 esemplari, un numero enorme per una supercar dell’epoca.
Museo Lamborghini: Countach
Nel 1971 il salone di Ginevra ospitò un’altra creatura straordinaria uscita dalla matita di Marcello Gandini: la Lamborghini Countach. Il nome è un’eccezione alla regola dei tori da corrida. Si tratta infatti di un’esclamazione in dialetto piemontese, traducibile con “caspita!” o “accidenti!”. Anche in questo caso non è certa l’origine dell’aneddoto; si racconta che a pronunciare tale espressione sia stato un addetto della Bertone che vide il prototipo in lavorazione mentre accompagnava Stanzani ad ispezionarlo. Con la Countach Gandini portò lo stile nel futuro, praticamente agli anni ’80. La celebre linea a cuneo sottolineava forme nervose e aggressive.
La reazione del pubblico fu ancora una volta sbalordita. Un altro dettaglio originale era quello delle portiere ad apertura verticale (ruotavano su un perno). Il motore scelto per la produzione fu lo stesso V12 3.9 della Miura montato in posizione posteriore centrale, ma questa volta orientato longitudinalmente. La potenza di 375 cavalli, unitamente all’aerodinamica estrema e alla notevole leggerezza (circa 1.500 Kg grazie al largo uso di alluminio), la vettura raggiungeva 315 Km/h di velocità massima. La produzione venne avviata alla fine del 1973 e proseguì a lungo, fino al 1990. In totale la Lamborghini Countach venne costruita in 2.049 esemplari.
Museo Lamborghini: LM002
Subito dopo il lancio della Lamborghini Countach, Ferruccio decise che ne aveva abbastanza e vendette all’improvviso l’azienda all’imprenditore svizzero Georges-Henri Rossetti. Seguirono anni difficili tra gravi problemi finanziari in un mercato drasticamente ridimensionato dalla crisi petrolifera. Nel 1980 l’azienda fu messa in liquidazione e il tribunale la cedette agli imprenditori francesi Mimran (settore zucchero). In tutti questi anni la Countach resse praticamente da sola le vicende produttive della Lamborghini. Con l’arrivo dei francesi, nel 1981 il nuovo responsabile tecnico fu Giulio Alfieri (Stanzani se n’era andato poco dopo l’abbandono di Ferruccio, Dallara ancora prima, entrando in Formula 1 e successivamente creando un marchio d’eccellenza nelle competizioni).
Nel 1982 si decise di esplorare una strada nuova: la produzione di un fuoristrada, sfruttando l’esperienza del prototipo Cheetah, preparato nel 1977 nel tentativo di assicurarsi una commessa dell’esercito americano. Ecco dunque il Lamborghini LM002, uscito nel 1986. Sotto il cofano batteva il classico motore V12 di Bizzarrini nelle specifiche dell’ultima Countach, quindi cilindrata 5.2 e 450 cavalli di potenza. Lungo 4,9 metri, pesava 2,6 tonnellate. Venne costruito in circa 300 esemplari, quasi tutti venduti negli USA. Una versione da corsa venne allestita con l’obiettivo di partecipare alla Parigi-Dakar, ma gareggiò solo in due rally in Grecia ed Egitto, affidata a Sandro Munari.
Museo Lamborghini: Lambo Formula 1
Nel 1987 accadono tante cose. Mentre si avvia la progettazione dell’erede della Countach, la Lamborghini viene ceduta alla Chrysler. Parallelamente la scuderia di Formula 1 Larrousse propone a Mauro Forghieri di progettare un motore per la stagione 1989. L’ingegnere che creò tante Ferrari vincenti chiese alla Lamborghini di lavorare insieme a questo obiettivo. Detroit approva, così dal 1989 un motore Lamborghini fa il suo ingresso in Formula 1. E’ un V12 3.5 aspirato. Larrousse non è in grado di sfruttarlo pienamente, ma le potenzialità sono buone, tanto che anche la Lotus ne chiede la fornitura. Per la stagione 1991 Forghieri disegna anche una monoposto completa da far correre sotto le insegne del Modena Team, colloquialmente conosciuto come Lambo. Ma nessun risultato premia gli sforzi sostenuti, neanche nella scuderia Ligier che montava lo stesso motore. L’esperienza della Lamborghini come motorista in F1 si chiude al termine di quella stagione; miglior piazzamento il terzo posto in Giappone con Aguri Suzuki sulla Larrousse.
Museo Lamborghini: Diablo
Per l’erede della Countach, Marcello Gandini osa ancora di più; troppo per i gusti conservatori dei manager Chrysler; allora il geniale designer viene chiamato a rivedere il progetto sotto la stretta supervisione del centro stile di Detroit. Telaio e meccanica sono invece affidati a Luigi Marmiroli. Il motore V12, che già nelle ultime versioni della Countach disponeva delle quattro valvole per cilindro, ora guadagna l’iniezione elettronica e sale a 5.7 litri e 492 cavalli. Siamo nel 1990, ecco la stupefacente Lamborghini Diablo: 325 Km/h, è l’auto di serie più veloce del mondo. Nel 1993 viene affiancata dalla Diablo VT a trazione integrale, da allora un caposaldo della produzione. VT sta per Viscous Traction, un giunto viscoso unisce i due assi e trasmette la coppia fino al 25% all’anteriore, solo in caso di perdita di aderenza delle ruote posteriori. Nelle sue varie evoluzioni la Diablo verrà prodotta fino al 2001 in 2.903 esemplari. Un altro toro entra nel mito.
Nel frattempo la Chrysler decide all’improvviso di disfarsi della Lamborghini e nel 1994 la cede ad alcuni oscuri finanzieri indonesiani. I quali presto si rendono conto che l’economia reale è molto più complessa di quella di carta, allora cercano di affiancarsi a solidi partner industriali. Contattata l’Audi per il progetto di un modello d’ingresso con un motore ad otto cilindri della casa tedesca, presto si arriva ad un accordo completo: nel 1998 la Lamborghini viene ceduta ad Audi, entrando quindi nel Gruppo Volkswagen.
Polo storico Lamborghini
Nel complesso di Sant’Agata, accanto alla fabbrica e al museo, dal 2016 opera anche il Polo storico Lamborghini. E’ un centro di conservazione, catalogazione e restauro dedicato alle Lamborghini classiche, intese come i modelli fino al 2001, quindi dalla 350 GT alla Diablo. Il Polo storico si occupa di restaurare e certificare le Lambo storiche, oltre a fornire ricambi originali, provenienti da un magazzino che attualmente copre oltre il 65% dei componenti appartenenti ai modelli storici della casa. Chi meglio di Stefano Domenicali, amministratore delegato della Lamborghini, può illustrare lo scopo del Polo storico? “L’investimento nel Polo Storico rispecchia l’importanza che attribuiamo all’heritage e a tutti i clienti di Lamborghini classiche i quali, quando intraprendono il restauro, la certificazione o la manutenzione delle loro auto, desiderano affidarsi a noi per ottenere quella autenticità e professionalità che solo Lamborghini può garantire”.
Inoltre il Polo storico si occupa di gestire l’archivio con le informazioni relative a tutte le Lamborghini prodotte: schede di produzione, disegni tecnici originali, brochure, comunicati stampa, libri e articoli. Per quanto riguarda il centro restauro, ogni fase dei lavori viene discussa e sviluppata coinvolgendo sia i tecnici della casa che i clienti. I ricambi originali storici possono essere sia pezzi d’epoca che parti nuove prodotte secondo le specifiche dei disegni originali. Tutti i ricambi, prima di essere deliberati, devono superare i rigorosi controlli di qualità stabiliti per l’attuale processo produttivo di Automobili Lamborghini. L’attività del Polo storico è sotto la supervisione del Comitato dei saggi, dedicato alla memoria di Paolo Stanzani, composto da tre membri, due esterni e uno interno all’azienda: sono Giampaolo Dallara, Mauro Forghieri e l’attuale direttore tecnico della Lamborghini, Maurizio Reggiani.